PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA
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di uno sguardo che è mero atto di guardare, nella forma di una datità assoluta 547 .<br />
Ma a ben vedere tale distinzione assume i connotati di una palese aporia, se si<br />
osserva che la cogitatio reale, nella quale riposerebbe ogni criterio necessario<br />
all’esplicarsi d’un processo gnoseologico, è sottoposta ad uno sguardo puro, che<br />
è rispetto ad essa estraneo ed autonomo. Più esattamente, il modificarsi della<br />
nozione di cogitatio reale, per l’intervento subordinante del “puro guardare”,<br />
sembra implicare che il carattere della cogitatio sia essenzialmente ancipite,<br />
dacché essa una prima volta attua una donazione che non è insieme autodonazione,<br />
mentre, in un secondo tempo, essa diviene datità assoluta e fondante.<br />
Nel momento in cui il vissuto si attua, afferma esplicitamente Husserl, esso<br />
diviene oggetto di un “puro guardare”, sicché parrebbe che la cogitatio possa<br />
effettuarsi solo qualora lo sguardo del puro guardare vi si rivolga 548 . Ne<br />
discende, come ha osservato Michel Henry, che la cogitatio si realizzerebbe<br />
prima che il puro guardare la possa afferrare; essa, anzi, lo anticiperebbe sotto un<br />
profilo ontologico e ne sarebbe del tutto indipendente: «essa c’è già. Il “ci” in<br />
questo già, il guardare puro lo interpreta come un ci per e attraverso esso, quando<br />
invece può rivendicare tutt’al più l’esser-vista della cogitatio, e niente affatto la<br />
sua esistenza, che esso presuppone come già attuata o attuantesi senza di<br />
esso» 549 . La radicalità dell’interpretazione – persuasa, leggendo le pagine del<br />
1907, di trovarsi dinanzi alla contraddizione che minaccerebbe dall’interno il<br />
metodo fenomenologico, impedendogli ogni soluzione euristica – potrebbe,<br />
invero, attenuarsi, anche solo per la consapevolezza con la quale Husserl indica,<br />
pure negli ultimi suoi testi, il plesso fondamentale di questioni che sono<br />
racchiuse nella «correlazione del mondo (del mondo di cui sempre parliamo) e<br />
dei suoi modi di datità» 550 ; una correlazione che proprio nelle lezioni di<br />
547 Con notevole efficacia M. Henry sostiene al riguardo che la nozione di “datità assoluta” deve<br />
intendersi in due sensi: «da una parte ciò che è dato, dall’altra il carattere d’esser dato, il fatto di<br />
essere considerato come tale, cioè, più precisamente, la donazione: ciò che si dà. Ciò che è dato<br />
dipende evidentemente da ciò che dà». Ne discende una sorta di spostamento da una cogitatio<br />
reale che è il dato, ad un guardare puro che equivale a « dare il dato», e la cui assolutezza<br />
promana dalla sua capacità di non porre «nient’altro che ciò che vede veramente, che ciò che dà<br />
veramente. Ed è così che il dato è veramente tale, è veramente guardato, esiste» (Id.,<br />
Phénomenologie matérielle, Puf, Paris 1990; trad. it. di E. De Liguori e M. L. Iacarelli,<br />
Fenomenologia materiale, Guerini, Milano 2001, p. 109). Ma si vedano pure le consimili<br />
considerazioni che Henry ha consegnato a L’essence de la manifestation, Puf, Paris 1990, in part.<br />
alle pp. 59-72.<br />
548 E. Husserl, Die Idee der Phänomenologie, cit., p. 44; trad. it. p. 78: «(…) posso, mentre<br />
percepisco, volgere lo sguardo, un puro sguardo, alla percezione, proprio ad essa, nel suo esser<br />
lì». Ed ancora cfr. ivi, p. 56; trad. it. p. 87: «(…) la cogitatio (…) non vale per noi come assoluta<br />
datità diretta per il fatto che è un’individualità, ma perché nel puro guardare, (…), si rivela<br />
proprio come assoluta datità diretta».<br />
549 M. Henry, Fenomenologia materiale, cit., p. 111.<br />
550 E. Husserl, Die Krisis der europäischen Wissenschaften und die transzendentale<br />
Phänomenologie, cit., p. 168; trad. it. p. 192. In nota, con riferimento a questo paragrafo, si legge<br />
altresì: «La prima scoperta di questo apriori universale della correlazione tra l’oggetto<br />
dell’esperienza e i modi di datità [dieses universalen Korrelationsapriori von<br />
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