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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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onirica che, inizialmente, il reale è offerto allo sguardo, sicché, come lo stesso<br />

Proust fa osservare nelle pagine de Le Temps retrouvé, è sui sogni che occorre<br />

fare assegnamento se si vogliono avvicinare quelle verità, quelle impressioni,<br />

che, nel risvegliare desideri e rimpianti che si credevano definitivamente sopiti,<br />

determinano «la condizione per lavorare, per astrarsi dall'abitudine» 29 .<br />

La logica del sogno gode di una compiuta autonomia, che, sebbene di<br />

natura differente, non è affatto meno perspicua di quella alla quale si ubbidisce<br />

una volta desti 30 . Questa logica si dimostra, secondo quanto può trarsi dal dettato<br />

stesso della Recherche, capace di supplire «alla durata con la potenza», in modo<br />

tale da operare una suggestione creatrice, che rappresenta a livello del reale ciò<br />

che è, nell'ambito dell'immaginazione, mero desiderio; tuttavia è pur vero che<br />

tale «tableau ravissant» è destinato assai presto a svanire, «come un dipinto<br />

troppo sbiadito che non si può restaurare» 31 . Il sogno, d'altra parte, lancia<br />

continuamente la propria sfida al Tempo, facendoci rivivere epoche lontane<br />

come fossero presenti, così da suscitare emozioni e sorprese tanto vive ed intense<br />

quanto fuggevoli, perché, al momento del risveglio, la distanza fra le diverse<br />

stagioni della vita torna a frapporsi incommensurabile 32 . «Dunque il sogno<br />

realizza una sintesi fra il reale e l'immaginario, che è una sintesi di conoscenza;<br />

una sintesi fra il tempo passato e quello presente, che è una sintesi mnemonica;<br />

ed infine esso realizza una sintesi creatrice, rappresentata simbolicamente dalla<br />

Musa ispiratrice» 33 che si vorrebbe compagna durante la stesura della propria<br />

opera 34 . Nell'esplicare tali sue facoltà sintetiche, il sogno si pone in contrasto con<br />

29 M. Proust, Le Temps retrouvé, in Id., À la recherche du temps perdu, éd. par J.-Y. Tadié,<br />

Gallimard, Bibliothèque de la Pléiade, Paris 1989, vol. IV, p. 493; trad. it. di G. Raboni, Il tempo<br />

ritrovato, in Alla ricerca del tempo perduto, a c. di L. De Maria, Mondadori, Milano 1993, vol.<br />

IV, p. 600.<br />

30 Cfr. G. Genette, Figure III, cit., p. 228: «Nello spazio del sogno tutto è chiaro e naturale: è un<br />

fatto che si traduce in discorsi di perfetta coerenza linguistica. È nel momento del risveglio, nel<br />

momento cioè in cui questo universo coerente cede il posto ad un altro (dalla logica diversa), che<br />

perde la sua trasparenza quanto era "limpido" e "logico"». Sotto questo riguardo, Proust sembra<br />

precorrere quanto sosterrà R. Caillos ne L'incertitude qui vient des rêves. Per Caillois, infatti, non<br />

andrebbe contrapposto il sogno alla veglia, ma piuttosto il sonno, poiché, se è vero che è<br />

sufficiente che l'attenzione cali per farci precipitare nella fantasticheria, è altrettanto corretto dire<br />

che il controllo della coscienza permane pur sempre vigile, anche se in modo più vago: è «nel<br />

preciso momento in cui quest'ultima vigilanza scompare che iniziano il regno del sonno e tutte le<br />

possibilità del sogno. In linea di massima il sogno si allontana dalla veglia solo nella misura in<br />

cui è connesso con il sonno, e lo richiede come atmosfera che gli permette di nascere e<br />

prosperare» (Id., L'incertitude qui vient des rêves, Gallimard, Paris 1976; trad. it. di V. De Fazio,<br />

L'incertezza dei sogni, Feltrinelli, Milano 1983, p. 50).<br />

31 M. Proust, Le Temps retrouvé, cit., p. 490; trad. it. p. 597.<br />

32 Ivi, pp. 490-491; trad. it. pp. 597-598.<br />

33 D. De Agostini, L'Écriture du rêve dans À la recherche du temps perdu, in Études proustiennes<br />

V, cit., pp. 183-211, qui p. 190.<br />

34 Cfr. M. Proust, Le Temps retrouvé, cit., p. 493; trad. it. p. 600: «Non avrei disdegnato questa<br />

seconda musa [dei sogni], questa musa notturna che avrebbe fatto, di tanto in tanto, le veci<br />

dell'altra [diurna]».<br />

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