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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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Proust si propone di portare ad effetto parrebbe compiersi non soltanto, come<br />

sostenuto da Poulet, perché il romanzo, rappreso nella crisalide di una persistente<br />

immobilità, è compiuto in una plenitudine che unisce inizio e fine, senza<br />

concedere alternativa alla retrospezione, ma anche perché esso articola, in una<br />

diegesi che pur ripropone l’andamento invalso del romanzo di formazione, una<br />

«cronologia dislocata» 361 .<br />

La prima frase della Recherche, anche solo soffermandosi ad esaminarne<br />

la lettera, offre un immediato compendio della natura metacronologica che<br />

caratterizza l’intero dettato del romanzo:<br />

«Longtemps je me suis couché de bonne heure. Parfois, à peine ma bougie éteinte, mes yeux se<br />

fermaient si vite que n’avais pas le temps de me dire: Je m’endors. Et, une demi-heure après, la<br />

pensée qu’il était temps de chercher le sommeil m’éveillait (…)» 362<br />

L’immagine iterativa, suggerita dall’avverbio “longtemps” 363 , è appena corretta<br />

dal “parfois” che ne limita, sebbene debolmente, l’effetto, così come<br />

l’accelerazione temporale promossa dal “si vite” è sin troppo vaga per avere una<br />

distinta identità cronologica; mentre il tempo oggettivo – sancito dal riferimento<br />

alla “demi-heure” – è sottoposto ad una voluta indefinitezza che ne sovverte il<br />

significato 364 . Tale sovrapporsi e confondersi di diversi piani temporali mostra<br />

De Man in Blindness & Insight. Essays in Rhetoric of Contemporary Criticism, Oxford<br />

University Press, New York 1971; trad. it. di E. Saccone, Cecità e visione. Linguaggio letterario<br />

e critica contemporanea, Liguori, Napoli 1975, pp. 99-126, dove si sottolinea che l’intento<br />

dell’interprete francese sia quello di far osservare come in Proust il ricordo non sia affatto un atto<br />

in forza del quale si rievochi un evento di natura temporale, bensì un’occasione per riacquistare<br />

coscienza dell’intemporale, trascendendo il tempo e del pari instaurando una dialettica fra la<br />

dimensione del passato e quella del futuro che dia luogo «a un nuovo episodio nel racconto senza<br />

fine dell’invenzione letteraria» (Ivi, p. 117).<br />

361 J. Kristeva, Le temps sensible, cit., p. 208. Per una definizione del rapporto che lega l’opera di<br />

Proust al genere dei romanzi di formazione, si veda, per tutti, M. Bongiovanni Bertini, Proust e<br />

la teoria del romanzo, Bollati Boringhieri, Torino 1996, in part. il II cap., pp. 65-149.<br />

362 M. Proust, Du côté de chez Swann, cit., p. 3; trad. it. p. 5.<br />

363 G. Raboni, illustrando il metodo seguito nella sua traduzione della Recherche, si è soffermato<br />

particolarmente sull’avverbio “longtemps”, riconoscendogli il valore di parola-guida per<br />

inoltrarsi nel testo del romanzo. In tal senso, se si limitasse la traduzione ad un mero calco, e si<br />

rendesse l’avverbio con l’espressione “per molto tempo” o “per lungo tempo”, sostiene Raboni,<br />

si perderebbe la qualità sonora del termine, la sua “durata”. Ne discende la preferenza accordata<br />

all’espressione “a lungo”, «vedendola come una parola sola che suon[i] (così suona<br />

nell’originale) come una battuta musicale, come la prima battuta di una sinfonia di Beethoven o<br />

di un preludio di Wagner». Più propriamente, questa scelta è protesa verso un’accentuazione del<br />

«valore musicale dell’incipit, inteso come cellula sonora da cui nasce la partitura del romanzo, a<br />

sfavore del circuito di collegamenti creati dalla parola tempo» (Id., Tradurre Proust: dalla lettura<br />

alla scrittura, in Proust oggi, a c. di L. De Maria, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori,<br />

Milano 1990, pp. 111-119, qui p. 116).<br />

364 Cfr. A. Pecchioli Temperani, Il romanzo e il tempo. Da Balzac a Proust, Bulzoni, Roma 1989,<br />

pp. 92-93; R. Shattuck, Proust’s Binoculars. A study of memory, time and recognition in À la<br />

recherche du temps perdu, Random House, New York 1963, pp. 80-81.<br />

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