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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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processo conoscitivo che interviene nell’esame di un qualsiasi accadimento non<br />

può che svilupparsi secondo un ordine, il cui processo è via via,<br />

progressivamente, rievocato nei modi di un ricordo che si contraddistingue per<br />

essere «in sé continuamente unitario» e per la capacità di costituire «in sé una<br />

consapevole unità oggettiva che (…) è quella intuitiva delle parti fluenti» 991 . Al<br />

termine di una catena d’eventi, il ricordo dà luogo ad un apparire di ciò che<br />

essendo al passato e non essendo attualmente esistente non può manifestarsi<br />

nelle forme d’una visione immediata, bensì in quelle di una verità eidetica 992 ,<br />

impegnata a mostrare come «anche nel presente il paesaggio è<br />

configurazione» 993 . Nel suo essere l’immagine riflettente non già della singola<br />

percezione, ma della serie percettiva che costituisce «una coscienza percettiva<br />

unitaria della successione delle durate e dei cambiamenti» 994 , il ricordo tende a<br />

mostrare come un oggetto possa temporalmente conservarsi nella serie delle sue<br />

diverse manifestazioni, osservate nel vissuto percettivo 995 . Parrebbe in queste<br />

considerazioni husserliane potersi notare il tentativo di un superamento dei<br />

indifferenziata, che però nel progredire assume un sempre nuovo contenuto intenzionale, che è<br />

pari ad un implicito allargamento. Dopo la fine dell’evento si decostruisce il tratto ritenzionale<br />

dei nuovi e sempre nuovi Ux dall’alto; esso perde le fasi evidenti dall’alto; esso perde la capacità<br />

di differenziarsi, e infine resta l’infinito, ed in tal senso ci si può chiedere in che modo lo stesso<br />

può conoscere una modificazione. Ancora c’è da dire che se l’evento non è troppo piccolo,<br />

dobbiamo avere compiuti tratti ritenzionali negli intervalli. D’altra parte c’è da aggiungere che<br />

l’ambito della implicazione indifferenziata non può avere il carattere di aperture infinite, bensì<br />

racchiude in sé intervalli implicitamente determinati di possibili rammemorazioni, e per<br />

l’appunto quelli che concernono gli intervalli esauriti».<br />

991<br />

E. Husserl, Erfahrung und Urteil, cit., p. 185; trad. it. p. 145.<br />

992<br />

W. Earle, Memory, in «The Review of Metaphysics», 37, 1956, pp. 3-27, in part. pp. 16-18.<br />

Ma cfr. E. Husserl, Die Bernauer Manuskripte über das Zeitbewusstsein, cit., p. 361: «1)<br />

Percepisco a, colgo a originariamente nella sua “presenza”, nel suo originario sostituirsi come<br />

adesso, nel suo risprofondare nell’originario appena-stato e ulteriore essere stato, nel suo<br />

continuamente originario durare, ecc. E anche senza coglimenti si costituisce questo originario<br />

durare nel flusso originario della continuità dei vissuti che si costituiscono nel contingente,<br />

continuità che in modo paradossale si costituisce temporalmente ed è cosciente in modo<br />

percettivo. 2) Mi ricordo di a: E1(a); io ho adesso un vissuto (il quale esso stesso si costituisce in<br />

modo percettivo), nel quale codesto a è cosciente in un modo nuovo, nel carattere del<br />

“rimembrato” o del passato precedente (rispetto al “presente” nel concreto senso dell’originario<br />

durare nel corso della percezione). Questo vissuto del ricordo è a sua volta una modificazione del<br />

vissuto della percezione di a, e cioè in se stesso e non solo attraverso un paragone. E in esso la<br />

percezione di a è cosciente nel carattere del rammemorato».<br />

993<br />

M. Merleau-Ponty, Il visibile e l’invisibile, cit., p. 252.<br />

994<br />

E. Husserl, Phantasie, Bildbewußtsein, Erinnerung. Zur Phänomenologie der anschaulichen<br />

Vergegenwärtigungen, cit., p. 216.<br />

995<br />

E. Husserl, Die Bernauer Manuskripte über das Zeitbewusstsein, cit., pp. 366-367: «Ricordare<br />

ripetutamente una cosa, allo stesso modo trovare non modificata o modificata una cosa<br />

ripetutamente nella durata, per esempio come lo stesso oggetto di spazio visto dallo stesso lato e<br />

poi da lati diversi, significa vivere appunto l’originaria coscienza dell’identità, coscienza nella<br />

quale una molteplicità di vissuti di una certa essenza in qualche modo perviene all’unità. Una<br />

unità individuale non è nient’altro che un correlato di una percezione ed insieme un sistema<br />

ideale di possibilità di catene aperte correlate di presentificazioni identificanti».<br />

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