PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA
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come «la coscienza dei pre-enti, delle unità nel dominio iletico non-egoico, che,<br />
in ragione delle regolarità di somiglianza, continuità e contrasto, stanno di contro<br />
allo sfondo, e vi stanno come unità pre-temporali sulla base della pretemporalizzazione<br />
associativa, la quale prende dimora proprio nella pre-unità di<br />
coscienza » 941 . Più esattamente, la pre-unità di coscienza dovrebbe rappresentare<br />
un pre-essere, inesperibile e indicibile, che, tuttavia, potrebbe essere<br />
ontificato 942 . I modi in cui l’ontificazione possa avvenire, i modi per i quali tale<br />
«”flusso di coscienza” nella sua protoriginaria temporalità» viene a costituirsi<br />
come ente temporale 943 , esigono che si risponda alla domanda che fin dalle<br />
Zeitvorlesungen del 1905 chiede cosa ne sia della fase iniziale di un vissuto che<br />
si costituisce, ovvero chiede come la «coscienza originaria» debba essere<br />
compresa in una “immediatezza” 944 ; una domanda che i Bernauer Manuskripte<br />
temporale e con un passato. Se mi rivolgo verso il mio stesso io [Ichliche], allora trovo la<br />
affezione dell’unità nel passato e poi il punto di origine dell’atto nella direzione verso l’unità,<br />
quindi un percorso di affezione inattiva, e poi partendo da questo punto d’origine trovo un atto<br />
successivo della direzione-verso. Solo per ciò io “so” qualcosa di tutto questo; e altresì, solo per<br />
la passata riflessione di ciò, io so che l’io tematico ha dietro di sé un io fungente. Nella<br />
riflessione iterata e nella disposizione verso la generalità della forma io vedo il generale insieme<br />
delle essenze. Inoltre vedo che la presenza protomodale ha una tematica infima, cioè il tematico,<br />
verso il quale propriamente l’io è diretto, io che, tuttavia, non contiene nulla dell’io tematizzato e<br />
della mia stessa persona. Secondo la sua natura questo io, quando è colto, è derivato. Esso è nato<br />
dalla riflessione, e cioè in modo che in ultimo deve essere preceduta senza riflettere una tematica<br />
che non contiene ancora nulla del mio stesso io tematico. In questa prima tematica, in sé<br />
considerata, l’io tematizzante insieme con i suoi atti è anonimo. Ebbene la tematica è a sua volta<br />
derivata senza l’ausilio della riflessione, ossia derivata da una affezione senza riflessione, e<br />
questa a sua volta da un modo preaffettivo della pre-“coscienza” di ciò che esercita l’affezione».<br />
941 T. Kortooms, Phenomenology of Time, cit., p. 285.<br />
942 E. Husserl, Späte Texte über Zeitkonstitution (1929-1934). Die C-Manuskripte, cit., p. 269: «Il<br />
fluire originario è un permanente costituire originario; in tale fluire si costituisce il “flusso di<br />
coscienza” nella sua originaria temporalità. Orbene questo è da comprendersi così: esso è un pretempo,<br />
che ancora non è una forma degli oggetti per l’io vivente in questo flusso di coscienza,<br />
data “anticipatamente” dall’io non come un flusso di tempo, vale a dire una successione continua<br />
di tipo oggettivo, come ciò che non è esperito né esperibile, tuttavia è rinvenibile da un io<br />
fenomenologizzante nella domanda originaria [Rückfrage] in una astrazione particolare e solo da<br />
una identificazione da lui posta, una identificazione che crea successivamente una oggettività.<br />
Esso è in quanto pre-essere inesperibile, indicibile; nella maniera in cui l’indicibile ovvero<br />
l’inesperibile è rinvenuto, e quindi esperito e diventa tema di una affermazione, esso è per<br />
l’appunto ontificato. Il flusso di coscienza (in questo modo inteso successivamente come un<br />
flusso di tempo) è un flusso che costituisce in se stesso un tempo temporale e oggettivo. L’io,<br />
desto nel “flusso di coscienza”, è con ciò generante un ente oggettivo; esso acquisisce il tempo,<br />
acquisisce a causa della associazione nella “trasposizione” nuovi oggetti, come se esso li avesse<br />
acquisiti originariamente, consegue oggetti nei campi oggettivi come tali da simili oggetti, in<br />
aperti orizzonti oggettivi, li acquisisce nella coscienza d’essere in virtù della esperienza di<br />
oggetti, ripetibile e modificabile, ma modalizzabile e corregibile, ecc.».<br />
943 Ivi, p. 269.<br />
944 Cfr. E. Husserl, Zur Phänomenologie des Inneren Zeitbewußtseins, cit., p. 119; trad. it. p. 144.<br />
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