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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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iconoscere l’inesperibilità da parte della riflessione fenomenologica del darsi<br />

dell’originario in quanto tale, a favore unicamente di un processo ritentivo. Nel<br />

testo n. 54 delle Zeitvorlesungen, si legge significativamente:<br />

«Che la coscienza di sensazione originaria fluisca significa: data una sensazione originaria del<br />

flusso, rispetto all’intera serie delle sensazioni le une saranno, in una serie continua, “non<br />

ancora”, le altre “non più” e la sensazione originaria, che è reale, sarà un punto limite di due<br />

continui, del “non ancora” e “del non più”» 601 .<br />

La difficoltà di dare una definizione temporale alla «genesi spontanea» 602 , dalla<br />

quale nasce l’impressione originaria, potrebbe, come è stato proposto da Derrida,<br />

essere risolta se si pensasse ad una unità indivisa del presente, quale dimensione<br />

necessaria al formarsi di un’intuizione conforme al radicalizzarsi di un principio<br />

di evidenza del pensiero cosciente 603 . Altri, come Martin Steinhoff 604 , ha invece<br />

ritenuto che la impressione originaria dovesse constare di un “adesso”, il quale<br />

ha, come si legge nella Krisis, «un orizzonte duplice (…) che può andare sotto il<br />

titolo intenzionale di continuo delle ritenzioni e delle protenzioni» 605 , poiché solo<br />

in tal modo gli oggetti potrebbero, in forma temporale, venire a datità, cosa che<br />

non accadrebbe ove il loro «coglimento [Auffassung]» fosse puntuale. Ciò,<br />

d’altronde, si trae esplicitamente dal dettato stesso delle Zeitvorlesungen<br />

husserliane, che afferma che le percezioni date non sono necessariamente una<br />

estensione temporale, né una pura puntualità, dal momento che «nella<br />

fenomenologia non abbiamo a che fare col tempo obbiettivo, ma con datità della<br />

percezione adeguata», sicché occorre riguardare le percezioni date insieme «col<br />

loro “ora”, “passato” e “avvenire” che appare» 606 . Quest’ultima interpretazione<br />

questo infinito processo di limitazione che va all’infinito è pensato come “trascorso”» (Id.,<br />

Fenomenologia del “tempo autentico” in Husserl e Heidegger, trad. it. di A. Penna, in «La<br />

Cultura», 1, 2004, pp. 101-113, qui p. 107). In parte correggendo ed in parte ampliando la lettura<br />

di Held, A. Penna ha diversamente sostenuto che «l’Urimpression, nel suo sorgere, nel suo essere<br />

indicata da Husserl come fonte originaria, creazione originaria, da un lato si contrappone alla<br />

coscienza costituente tempo, e dall’altro, più che essere considerata come inizio del nuovo,<br />

dovrebbe essere assunta come il segno di un pre-originario che proprio tramite essa si rivela», a<br />

patto, però, che il sintagma “pre-originario” venga ad indicare quella dimensione materiale che,<br />

al pari dell’atto intenzionale, rende possibile ciò che la coscienza costituisce, in guisa che la sfera<br />

della sensibilità possa venire sovraordinata rispetto a quella della coscienza (Ea., Coscienza e<br />

materia in Husserl. Un dualismo irrisolto, in L’altro e il tempo. Studi di fenomenologia, a c. di E.<br />

Ferrario, Guerini, Milano 2004, pp. 15-31, qui p. 22; ma della medesima studiosa si vedrà pure il<br />

saggio, Lo statuto della Urimpression tra Zeitvorlesungen e Bernauer Manuskripte, in «La<br />

Cultura», 1, 2004, pp. 121-134).<br />

601 E. Husserl, Zur Phänomenologie des Inneren Zeitbewußtseins, cit., p. 372; trad. it. p. 358.<br />

602 Ivi, p. 100; trad. it. p. 124.<br />

603 Cfr. J. Derrida, La voce e il fenomeno, cit., pp. 98-100.<br />

604 M. Steinhoff, Zeitbewußtsein und Selbsterfahrung, Königshausen-Neumann, Würzburg 1983,<br />

pp. 618-619.<br />

605 E. Husserl, Die Krisis der europäischen Wissenschaften und die transzendentale<br />

Phänomenologie, cit., p. 172; trad. it. p. 195.<br />

606 E. Husserl, Zur Phänomenologie des Inneren Zeitbewußtseins, cit., p. 169; trad. it. p. 191.<br />

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