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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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di apparire che ineriscono ciascuna percezione corre parallela ad un graduale<br />

dichiararsi delle evidenze co-fungenti che non si risolvono nell’adesso attuale,<br />

ma concorrono all’esplicarsi delle rivelazioni passate e future 580 , secondo una<br />

dinamica di costante modificazione. Tale ultimo termine è vincolato, nella<br />

meditazione husserliana, ad un duplice significato: il primo, d’ordine generale, si<br />

innesta direttamente sull’accezione che la fenomenologia conferisce al termine<br />

“fenomeno”, che esige, per essere compreso, dell’assunzione di «un<br />

atteggiamento nuovo e completamente diverso, in contrasto con l’atteggiamento<br />

naturale caratteristico del nostro pensiero e della nostra esperienza» 581 ; il<br />

secondo, più saliente da un punto di vista concettuale, si definisce in correlazione<br />

con gli atti di coscienza in senso lato, i quali sono per l’appunto soggetti ad una<br />

modificazione, in forza della quale la catena delle nostre cogitationes è<br />

«costantemente circondata da un medium di inattualità sempre pronte a<br />

convertirsi nel modo dell’attualità, come viceversa le prime in quello<br />

dell’inattualità» 582 . Ma, sottolinea ulteriormente Husserl, nell’«alone di<br />

intuizioni di sfondo [Hof von Hintergrundsanschauungen]», nel quale si dispiega<br />

la relazione chiasmatica fra percezioni attuali ed inattuali 583 , opera un criterio di<br />

modificazione temporale, entro cui la prima accezione della nozione di<br />

“modificazione” si iscrive 584 . Si legge, in particolare, nella Beilage X del I Libro<br />

delle Ideen:<br />

580<br />

Cfr. E. Husserl, Die Krisis der europäischen Wissenschaften und die transzendentale<br />

Phänomenologie, cit., p. 162; trad. it. p. 186 § 46: «In ogni percezione di una cosa è implicito un<br />

“orizzonte” di modi di apparizione e di sintesi di validità che non sono attuali e che tuttavia sono<br />

co-fungenti».<br />

581<br />

E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />

Erstes Buch, cit., p. 3; trad. it. p. 5. Sotto questo riguardo, l’epochè fenomenologica, afferma<br />

Husserl, deve essere riguardata come una una «messa fuori circuito» della tesi universale del<br />

mondo, come una «messa in parentesi» dell’esperienza naturale, ovvero come una sorta di<br />

modificazione dell’atteggiamento naturale (Ivi, p. 57; trad. it. pp. 72-73). Scrive al riguardo G.<br />

van Kerckhoven: «Se l’epoché costituisce una decisione volontaria stabile, che si estende<br />

abitualmente alla totalità come atteggiamento vitale delle esperienze vissute, essa implica una<br />

modificazione fondamentale di questa vita. Questa vita continua a svolgersi, ma in una<br />

particolare forma di rottura» (Id., Mondanizzazione e individuazione, trad. it. di M.<br />

Mezzanzanica, il melangolo, Genova 1998, p. 163).<br />

582<br />

E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />

Erstes Buch, cit., p. 64; trad. it. p. 84.<br />

583<br />

Ivi, p. 62; trad. it. p. 81.<br />

584<br />

Ivi, p. 397; trad. it. p. 397: «Per essenza inerisce a un vissuto in generale, a un vissuto che<br />

afferri intuitivamente come mio mediante una riflessione immanente, un “orizzonte vuoto”,<br />

bilateralmente esplicabile come un orizzonte di futuro e di passato non intuibile (“oscuro”). Nella<br />

dimensione dell’intuibilità più originaria, mediante la percezione interna [innerlich<br />

wahrnemungsmäßig], afferro dapprima un singolo presente immanente, il presente vivente<br />

fluente. Un ridestamento associativo, eventualmente diretto dalla volontà, rende chiaro questo<br />

orizzonte nei suoi particolari, e così diventa evidente ciò che in generale conferisce un senso a<br />

questo discorso a proprosito di orizzonti: il fatto cioè che i particolari che volta per volta<br />

emergono, i singoli ricordi o le singole attese, propongono ora alla intuizione diretta ciò che<br />

prima ineriva già al presente vivente, nella forma di coimplicazioni intenzionali oscure, benché<br />

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