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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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esterebbe comunque impregiudicata la maniera stessa in cui la donazione si dà,<br />

ossia il modo in cui la cogitatio si offre allo sguardo. A determinare l’aporia<br />

della meditazione husserliana sarebbe pertanto non la dinamica peculiare alla<br />

donazione, ma il suo attuarsi sotto lo sguardo puro del pensiero, poiché, in luogo<br />

di una proposizione della cogitatio in quanto tale, si assisterebbe ad una sua derealizzazione<br />

555 . La cogitatio, nel suo essere evidente in sé e per sé 556 , non<br />

abbisognerebbe di essere presa di mira dal puro guardare, a meno di non<br />

compromettere la sua afferenza alla sfera delle «datità assolute immanenti» 557 .<br />

Se si sostiene cosa diversa, come Husserl sembra fare, si incorre nella<br />

contraddizione di dover pensare l’indubitabilità della cogitatio solo a posteriori,<br />

lasciando adito perché ogni criterio di certezza possa essere messo in parentesi<br />

nel lasso di tempo in cui la cogitatio perviene, in virtù del puro guardare,<br />

all’attuazione. Propriamente, Husserl sostiene che l’interrogare<br />

fenomenologicamente l’oggetto della propria riflessione, la cogitatio 558 , è<br />

possibile purché il darsi di quest’ultima venga ad essere riflesso nell’atto del<br />

puro guardare 559 , ingenerando il manifesto equivoco che confonde l’essenza<br />

della cogitatio con la sua messa in evidenza da parte dello sguardo puro del<br />

pensiero e che traspone l’assolutezza della datità della cogitatio in un guardare<br />

che «non si lascia dimostrare o dedurre» 560 . Compreso in tale prospettiva, il<br />

metodo fenomenologico si concentrerebbe, quindi, in un recare «allo sguardo il<br />

guardare stesso [das Schauen selbst zum Schauen]» 561 , secondo una dinamica<br />

che conduce invariabilmente ad un raddoppiamento dell’atto di vedere 562 . Tale<br />

legittimità di tutte le affermazioni razionali» (E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie<br />

und phänomenologischen Philosophie. Erstes Buch, p. 36; trad. it. pp. 44-45). A questo proposito<br />

già M. Heidegger aveva sostenuto che l’intuizione, nella misura in cui «è in carne ed ossa, dona<br />

l’ente, la cosa stessa», sicché essa, propriamente, non sarebbe originaria se non nell’atto stesso di<br />

donare (Id., Prolegomena zur Geschichte des Zeitbegriffs, in Id., Gesamtausgabe, Bd. 20, hrsg. v.<br />

P. Jaeger, Klostermann, Frankfurt a. M. 1979; trad. it. di R. Cristin e A. Marini, Prolegomena al<br />

concetto di tempo, il melangolo, Genova 1991, p. 63; ma cfr. pure pp. 60-61).<br />

555 Cfr. M. Henry, Fenomenologia materiale, cit., p. 112: «Chi ha mai visto il suo pensiero, la sua<br />

emozione, la sua passione, la sua angoscia, a meno di confoderle con ciò che non ne è che<br />

l’indice o che si interpreta come tale? La nostra vita non è mai vista e non può esserlo. Così non<br />

potrebbe essere afferrata in un’e-videnza che si suppone la sia in persona tale quale essa è in sé».<br />

556 E. Husserl, Die Idee der Phänomenologie, cit., p. 60; trad. it. p. 91: «dell’essere della cogitatio<br />

abbiamo evidenza, e in quanto ne abbiamo evidenza essa non implica nessun enigma, quindi<br />

neppure l’enigma della trascendenza, essa vale per noi come qualcosa che è fuori discussione e<br />

della quale ci è lecito disporre».<br />

557 Ivi, p. 43; trad. it. p. 76.<br />

558 Ivi, p. 15; trad. it. p. 55.<br />

559 Ivi, p. 30; trad. it. p. 67: «le figure di pensiero che io attuo realmente mi sono date, purché io<br />

rifletta su di esse, le rilevi e ponga in un puro guardare».<br />

560 Ivi, p. 38; trad. it. p. 74.<br />

561 Ivi, p. 31; trad. it. p. 67.<br />

562 Cfr. E. Husserl, Formale und transzendentale Logik, cit., p. 167; trad. it. p. 197: «È soltanto<br />

vedendo, che posso mettere in rilievo ciò che si trova propriamente in un vedere, ed è solo<br />

vedendo che devo condurre un’esplicazione veggente dell’essenza propria di tale vedere [Nur<br />

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