PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA
PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA
PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
Erfahrung und Urteil e dalle Analysen zur passiven Synthesis. Nondimeno,<br />
preliminarmente, occorrerà rammentare che negli stessi anni in cui le lezioni<br />
sulla sintesi passiva venivano professate all'Università di Friburgo e, più<br />
precisamente, nel Sommersemester del 1925, Husserl era impegnato a svolgere<br />
un corso sulla psicologia fenomenologica 86 , all'interno del quale si precisava che<br />
l'"Io" cui si doveva far riferimento, considerando le «affezioni» (Affektionen) e le<br />
«azioni» (Aktionen) alle quali si era esposti «nel flusso del vissuto» (im Strom<br />
der Erlebnisse), era paragonabile a quello di cui parlava Kant, trattando della<br />
«appercezione trascendentale» 87 . La puntualizzazione offerta da Husserl si<br />
richiamava a ciò che poteva leggersi nella Kritik der reinen Vernunft a proposito<br />
della distinzione da porsi fra l'unità dell'esperienza come prodotto dell'operare<br />
dell'appercezione pura e l'unificazione di quella attuata dalle categorie<br />
dell'intelletto 88 . Più esattamente, la differenza, rimarcata da Kant, fra un<br />
86 Si veda sul punto l'ampia introduzione di P. Polizzi alla traduzione italiana parziale dell'opera,<br />
raccolta, a cura di W. Biemel, nel IX volume della Husserliana, Genesi della psicologia<br />
fenomenologica, in E. Husserl, La psicologia fenomenologica, Ila Palma, Palermo 1988, pp. 7-<br />
35; nonchè, per la ricostruzione cronologica di questo torno di anni d'insegnamento, K.<br />
Schuhmann, Husserl-Chronik. Denk-und Lebensweg Edmund Husserls, Martinus Nijhoff, Den<br />
Haag 1977, pp. 288-299.<br />
87 E. Husserl, Phänomenologische Psychologie, in Husserliana, Bd. IX, hrsg. v. W. Biemel,<br />
Martinus Nijhoff, Den Haag 1962, pp. 3-234, qui p. 208.<br />
88 I. Kant, Kritik der reinen Vernunft, in Theorie-Werkausgabe Immanuel Kant, Werke in Zwölf<br />
Bänden, hrsg. v. W. Weischedel, Suhrkamp, Frankfurt a. M. 1968; trad. it. di G. Gentile e G.<br />
Lombardo-Radice, Critica della ragion pura, Laterza, Bari 2000, p. 110 (§15): «Ma il concetto<br />
dell'unificazione implica, oltre al concetto del molteplice e della sintesi di esso, anche quello<br />
dell'unità di esso. Unificazione è la rappresentazione dell'unità sintetica del molteplice. La<br />
rappresentazione di questa unità, dunque, non può sorgere dall'unificazione, ma essa piuttosto,<br />
intervenendo nella rappresentazione del molteplice, rende quindi primieramente possibile il<br />
concetto dell'unificazione». Per meglio far comprendere come la nozione di Io puro elaborata da<br />
Kant venga stigmatizzata da Husserl, E. Marbach, Das Problem des Ich in der Phänomenologie<br />
Husserls (Phänomenologica 59), Martinus Nijhoff, Den Haag 1974, pp. 250-251, ricorda il<br />
contenuto della lettera che Husserl inviò ad Hocking il 7 settembre 1903 e nella quale si poteva<br />
significativamente leggere: «Il pretto concetto dell'"Io puro", e quello ad esso pù prossimo da un<br />
punto di vista teorico, è l'intero teoretico apriori, il cui sistema complessivo di forme e principi<br />
dovrebbe circoscriversi al possibile "effettivo" ["eigentlich"] pensare in quanto tale, così come<br />
anche la pura logica. Un Io che, parlando idealmente, non potesse pensare (e in tutte le forme)<br />
non sarebbe affatto un Io; se invece pensa – noi ammettiamo in primo luogo in modo effettivo,<br />
non simbolicamente –, allora gli appartengono le forme e gli atti relativi, i quali espimono sia le<br />
idee di ordine generale sia anche quelle meramente logiche. In queste idee risiedono (sc. a priori)<br />
idee di grado superiore: le idee il più possibile dotate di forme di relazione e complessione<br />
[Verhältnis- und Komplexionsformen] e relative a principi ideali, le quali si ascrivono ad ogni<br />
possibile pensare a priori (non soltanto a quello degli uomini, ma pure a quello delle scimmie, dei<br />
pappagalli, ecc.). Un presunto pensare che non fosse per loro appropriato, contraddicendo<br />
l'essenza o il senso del pensare, sarebbe un pensare che non è pensare (Analogamente vale per la<br />
sfera pratica, considerando l'Io come Io puramente pratico, con riferimento ai valori e ai principi<br />
ideali) (...). Si possono ora aggiungere all'Io puro anche le idee e i principi normativi del pensare<br />
non propriamente detto: la possibilità ideale di pensare simbolicamente e perciò di sottostare alle<br />
norme logiche, si accompagna soprattutto alla possibilità di un Io. Ogni (proprio o improprio)<br />
24