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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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la durata temporale degli “oggetti temporali” senza essere loro identici 901 . La<br />

possibilità di definire una “fenomenologia degli oggetti di tempo” che sia<br />

imperniata su una «coscienza di successione [Sukzessionsbewußtsein]», implica<br />

la necessità di definire la percezione di una successione 902 . In tal senso, alla<br />

domanda che chiede, una volta caratterizzato il “passato” come “percepito”,<br />

«Di fatto, non percepiamo forse il passare? Non siamo forse (…) senz’altro coscienti dell’essere<br />

appena stato [des Ebengewesenseins], dell’”appena passato” in quanto dato in se stesso, nel<br />

modo dell’esser dato in se stesso?» 903<br />

Husserl parrebbe rispondere riconoscendo che non si tratta qui di una schietta<br />

ritenzione d’una oggettività che dura, bensì d’«una successione di due dati che<br />

durano con una forma temporale determinata, (…), che abbraccia il rapporto di<br />

successione». Più esattamente, nel trascorrere dal piano rappresentato dalle<br />

«oggettività durative [dauernde Gegenständlichkeiten]» a quello della “durata” e<br />

della “successione” in sé e per sé considerate, si dovrebbe aver riguardo al fatto<br />

che «la successione complessiva è data originariamente come presenza. Di<br />

questa successione, a sua volta, posso avere un ricordo; di questo una<br />

rammemorazione, poi un’altra analogamente, in infinitum» 904 . Alla coscienza di<br />

successione appartengono, dunque, e la ritenzione e la rammemorazione. La<br />

necessità che vi sia tale doppia componente si spiega, d’altra parte, se si<br />

considera il concetto stesso di ritenzione. Scrive Husserl:<br />

«La ritenzione costituisce l’orizzonte vivente dell’”ora”, in essa io possiedo una coscienza<br />

dell’”appena stato”, ma ciò che si costituisce originariamente (…) è solo la retrocessione della<br />

fase dell’ora, e cioè della durata già costituita che, come tale, non si costituisce più e non è più<br />

percepita» 905 .<br />

Se ne trae l’insufficienza della sola ritenzione ai fini della determinazione della<br />

coscienza di successione. Da un lato, per ammissione dello stesso Husserl, essa<br />

rappresenta soltanto l’”orizzonte” e non già la costituzione vera e propria della<br />

successione di più dati, e dall’altro, quanto le riesce di intenzionare appartiene<br />

unicamente all’ordine della “riproduzione” (Wiedererzeugung). La ritenzione,<br />

presentando il passato in quanto passato, vale a dire con il suo carattere di<br />

passato, situato nel tempo passato, non può esplicarsi che attraverso delle<br />

intenzioni non-presenti; e ciò diversamente da quanto accada nel caso della<br />

rammemorazione 906 . Per il filosofo è propriamente quest’ultima componente a<br />

901<br />

Cfr. R. Bernet, D. Lohmar, Einleitung der Herausgeber, in E. Husserl, Die Bernauer<br />

Manuskripte über das Zeitbewusstsein, pp. XVII-LI, in part. p. XXXII.<br />

902<br />

E. Husserl, Zur Phänomenologie des Inneren Zeitbewußtseins, cit., p. 42; trad. it. pp. 75-76.<br />

903<br />

Ivi, p. 39; trad. it. p. 73.<br />

904<br />

Ivi, p. 44; trad. it. p. 77.<br />

905<br />

Ivi, p. 43; trad. it. p. 76.<br />

906<br />

Cfr. M. Richir, Phénoménologie en esquisses. Nouvelles fondations, Millon, Grenoble 2000,<br />

p. 206; ma si veda, più in generale, l’intero II capitolo, pp. 205-244.<br />

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