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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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evento, ma con la plenitudine dei ricordi, ci si troverebbe nella condizione di<br />

dover partecipare di una memoria capace di restituire «un frammento di passato,<br />

un’invisibile banchisa» 1014 appena staccatasi da un presente nascente dalla<br />

coesistenza di molteplici esperienze 1015 . È in questa dimensione di “preterito<br />

presente” che, per Proust, noi saremmo in condizione di afferrare «un po’ di<br />

tempo allo stato puro» 1016 , di prendere parte ad una esperienza transempirica, in<br />

cui l’intera scena dell’esistenza si delinea nell’accrescimento di una serie<br />

ininterrotta di ricordi, che, abolendo il tempo obiettivo, proliferano infirmando<br />

ogni possibile verificazione sulla loro conferenza al dato reale, al punto che<br />

questo si trova ad essere sottordinato rispetto ad un orizzonte rammemorativo<br />

autoevidente. La memoria proustiana, in questa prospettiva, rappresenterebbe sì<br />

«una forma della rappresentazione, corrispondente ad una intenzione<br />

cosmologica» 1017 , ma a patto di considerare tale intenzione rivolta ad un sistema<br />

di fenomeni, la cui costituzione e il cui sviluppo siano legati alla stessa<br />

rappresentazione incaricata di descriverli. L’estetica proustiana, nel suo<br />

coinvolgere la parziale identità fra presente e passato e nel suo far premio, per<br />

definire l’effettiva esperienza del passato, sulle radici che questo mantiene nel<br />

presente, non implica una relazione temporale fra passato e presente, ma si<br />

concentra nello sforzo di rilevare fra i due una affinità concettuale, tutta<br />

ricompresa in un ordine di sensazione che non è più in grado di discernere fra le<br />

due cronologie 1018 , perché non esiste più alcun tempo determinabile secondo i<br />

1014 M. Proust, La Prisonnière, cit., p. 536; trad. it. p. 409.<br />

1015 Cfr. M. Proust, Le Temps retrouvé, cit., p. 468; trad. it. p. 570: «La vista, per esempio, della<br />

copertina d’un libro già letto ha intessuto nei caratteri del suo titolo i raggi di luna d’una lontana<br />

sera d’estate. Il sapore del caffellatte mattutino ci porta quella vaga speranza di bel tempo che in<br />

passato, mentre lo bevevamo in una tazza di porcellana bianca, cremosa e grinzosa che sembrava<br />

latte indurito, quando la giornata era ancora intatta e piena, si è messa tante volte a sorriderci<br />

nella chiara incertezza dell’alba. Un’ora non è soltanto un’ora, è un vaso ricolmo di profumi, di<br />

suoni, di progetti e di climi».<br />

1016 Ivi, p. 451; trad. it. p. 550.<br />

1017 G. Gusdorf, Mémoire et personne, Puf, Paris 1957, 2 Vol., Vol. 1, p. 131.<br />

1018 M. Proust, Le Côté de Guermantes, cit., p. 692; trad. it. p. 480: «È perché, forse, non<br />

riviviamo i nostri anni nella loro successione ininterrotta, giorno dopo giorno, ma nel ricordo<br />

rappreso nella freschezza o nel gran sole d’una mattina o d’una sera, all’ombra di quel certo<br />

luogo isolato, recintato, immobile, definito e perduto, lontano da tutto il resto, e perché così i<br />

cambiamenti graduali intervenuti non soltanto all’esterno, ma anche nei nostri sogni e nel nostro<br />

carattere in evoluzione – quei cambiamenti che ci hanno insensibilmente portati, nella vita, da un<br />

tempo ad un altro affatto diverso –, che si trovano ad essere soppressi – è per questo, forse, che se<br />

riviviamo un altro ricordo, prelevato in un diverso anno, troviamo fra questo e quello, grazie a<br />

delle lacune, a degli immensi lembi di oblio, come l’abisso d’una differenza d’abitudine, come<br />

l’incompatibilità di due qualità incomparabili d’atmosfera respirata e di colorazioni ambientali.<br />

Ma fra i ricordi, allora appena succedutisi, (…) io avvertivo ben più d’una distanza temporale: la<br />

distanza che potrebbe esserci fra differenti universi la cui materia non fosse la stessa».<br />

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