PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA
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Volgendo dapprima l’attenzione a quanto il filosofo sostiene<br />
nell’affrontare il tema delle affezioni entro l’orizzonte definito dal “presente<br />
vivente”, si noterà ch’egli rivendica che nonostante qualsiasi dato concreto della<br />
sfera del presente possa indebolirsi e quindi scomparire del tutto «nel passato<br />
fenomenale», ov’esso si modifica fino al punto di raggiungere la «regione dello<br />
zero affettivo», non si perviene mai ad una sua definitiva nullificazione 285 . Lo<br />
svuotamento cui può andare incontro l’affezione, non mina l’orizzonte affettivo<br />
stesso, il quale, al contrario, continua a rappresentare «la permanenza e l’unità<br />
temporale del senso» 286 . Piuttosto, l’essere in rilievo dell’affettante si dimostra<br />
soggetto ad una serie graduale di variazioni, che trova il proprio limite<br />
nell’”inconscio” – nel non-io –, «limite in cui quanto prima possedeva un rilievo<br />
si dilegua nel sostrato generale [Grenze, in der das vordem Abgehobene in den<br />
allgemeinen Untergrund verfließt]» 287 . La puntualizzazione offerta al riguardo<br />
dal dettato di Formale und transzendentale Logik, permette di rilevare come,<br />
lungo il corso delle affezioni, l’inconscio, quale «sfondo delle rilevanze<br />
sedimentate», racchiuda in sé la latenza di ciò che, pervenendo a manifestazione<br />
nel «”ridestamento” [“Weckung”]», costituisce l’oggetto della «intera genesi<br />
intenzionale» 288 . Ne deriva l’esplicita conferma che l’alternanza fra io e non-io,<br />
sarebbe da Husserl ricondotta e ricompresa nel plesso della intenzionalità 289 .<br />
D’accordo con la puntuale eziologia teorica che sempre ispira le riflessioni del<br />
filosofo, l’approdo al quale, alla fine degli anni Venti, Husserl è pervenuto circa<br />
il significato da assegnare all’esercizio intenzionale, fondandone le condizioni di<br />
possibilità nell’articolarsi dialettico fra io e non-io, sembrerebbe indicare lo<br />
sviluppo verso il quale si è dispiegata la tensione speculativa che permeava le<br />
pagine del I Libro delle Ideen, pur senza risolverla, ma anzi approfondendola<br />
285 E. Husserl, Analysen zur passiven Synthesis, cit., p. 167; trad. it. p. 225. E dappresso Husserl<br />
insiste: «Dobbiamo quindi in generale attribuire al presente vivente un orizzonte di grado<br />
affettivo zero, che si modifica costantemente con il presente stesso. (…). Considerato nella sua<br />
interezza esso [i.e. il presente vivente] è un’unità affettiva; ha di conseguenza una vivacità<br />
unitaria nella quale confluiscono in quanto suoi momenti tutte le affezioni particolari che gli<br />
appartengono e che in esso sono sinteticamente unificate» (Ivi, pp. 167-168; trad. it. p. 225).<br />
286 A. Montavont, De la passivité dans la phénoménologie de Husserl, cit., p. 231.<br />
287 E. Husserl, Formale und transzendentale Logik, cit., p. 318; trad. it. p. 390 (App. II, § 2).<br />
288 Ivi., p. 319; trad. it. p. 390. E. Lévinas, Di Dio che viene all'idea, cit., p. 35, interpreta il<br />
compito che l’analisi fenomenologica si prefigge a quest’altezza del suo sviluppo come una<br />
volontà «di risvegliare, in un soggetto assorbito – in tutta lucidità – dal suo oggetto, una vita che<br />
l’evidenza assorbì e fatto dimenticare o reso anonima. Più generalmente ancora, si tratta si<br />
scendere dall’entità illuminata nell’evidenza verso il soggetto che vi si spegne piuttosto che<br />
annunciarsi in essa».<br />
289 Ma, del pari, si veda il contenuto del seguente passo delle, Ideen zu einer reinen<br />
Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie. Erstes Buch, cit., p. 150; trad. it. p. 190:<br />
«Solo grazie agli atti dell’esperienza riflessiva noi sappiamo qualcosa della corrente dei vissuti e<br />
del suo necessario riferirsi all’io puro, e cioè che essa è un campo dove liberamente si compiono<br />
le cogitationes di un unico e medesimo io puro, che tutti i vissuti della corrente sono suoi in<br />
quanto esso può dirigere su di essi il suo sguardo oppure può, “attraverso essi”, guardare<br />
qualcosa di estraneo a sé».<br />
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