31.05.2013 Views

PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

completamente dall’esperienza. (…). L’intera capacità tecnica di dipingere<br />

dipende dal recupero di quella che si potrebbe definire “l’innocenza<br />

dell’occhio”: cioè di una sorta di percezione infantile di queste macchie piatte di<br />

colore, viste a sé, senza coscienza alcuna di ciò che significano, così come le<br />

vedrebbe un cieco che improvvisamente recuperasse la vista» 389 . E, di primo<br />

acchito, proprio da tale innocenza primitiva si riconosce pervasa l’atmosfera<br />

dell’atelier di Elstir, considerato come<br />

«la fucina d’una sorta di nuova creazione del mondo, dove, dal caos di tutte le cose che vediamo,<br />

egli aveva tratto, dipingendoli su vari rettangoli di tela posati un po’ dappertutto, qua un<br />

frangente che schiacciava iracondo sulla sabbia la propria schiuma viola, là un giovane vestito di<br />

ruvida tela bianca e appoggiato coi gomiti al parapetto d’una nave» 390 .<br />

È però pur vero che da questo passo si deduce assai chiaramente che, per Proust,<br />

in modo ben più radicale di quanto non sia dato riscontrare in Ruskin, il concetto<br />

di “origine”, nella forma caotica che gli è connaturata, non pare immediatamente<br />

potersi ricondurre ad un tempo trascorso, ma, all’opposto, esso appare<br />

consustanziale all’insieme delle nostre percezioni, risultando operante nel<br />

fungere della nostra relazione estetico-sensibile con il mondo 391 . In tal senso,<br />

nello scrittore francese, quanto rivendicato da Ruskin attraverso l’auspicio di un<br />

389 J. Ruskin, Elements of Drawing, in The Works of John Ruskin, ed. by E. T. Cook and A.<br />

Wedderburn, G. Allen, London 1903-1912, t. XV, p. 27. A questo passo dedica una particolare<br />

attenzione E. H. Gombrich, il quale, nel porre in risalto la sua vicinanza alle teorie degli<br />

impressionisti, non manca del pari di riconoscere un suo autorevole ispiratore nelle riflessioni del<br />

vescovo G. Berkeley e, segnatamente, nelle pagine del suo, Essay towards a New Theory of<br />

Vision, del 1709. In quest’opera, scrive Gombrich, «si poneva a frutto tutta una lunga tradizione:<br />

il mondo, come noi lo vediamo, è una costruzione elaborata lentamente da ognuno di noi negli<br />

anni di formazione. I nostri occhi subiscono semplicemente sulla retina degli stimoli che danno<br />

luogo alle cosiddette “sensazioni di colore”. È la nostra mente che elabora queste sensazioni in<br />

percezioni, cioè in elementi dell’immagine del mondo che abbiamo in noi, e che si fonda<br />

sull’esperienza, non su ciò che sappiamo. Data questa teoria, che fu accettata da quasi tutti gli<br />

psicologi dell’Ottocento e che ancora figura nei manuali, le conclusioni di Ruskin appaiono<br />

ineccepibili» (Id., Art and Illusion. A study in the psychology of pictorial representation, Phaidon<br />

Press Ltd., London 1960; trad. it. di R. Federici, Arte e illusione. Studio sulla psicologia della<br />

rappresentazione pittorica, Leonardo Arte, Milano 1998, p. 269).<br />

390 M. Proust, À l’ombre des jeunes filles en fleurs, cit., p. 190; trad. it. p. 1010. Per una<br />

ricostruzione filologica di questo passo, cfr. J. Yoshida, Genèse de l’atelier d’Elstir à la lumière<br />

de plusieurs versions inédites, in «Bulletin d’informations proustiennes», 8, 1978, pp. 15-28.<br />

391 Cfr. M. Carbone, Fenomenologia dell’originario estetico, in AA.VV., Ripensare l’estetica.<br />

Un progetto nazionale di ricerca, cit., pp. 31-39, qui p. 32. Ma affinché tali considerazioni<br />

trovino ulteriore delucidazione si considereranno le parole con le quali T. W. Adorno commenta<br />

il significato dell’aforisma di K. Kraus che afferma: “La meta è l’origine”, nel quale sarebbe<br />

sottinteso che «il concetto di origine deve perdere la sua vacuità statica. La meta non si dovrebbe<br />

ritrovarla nell’origine, (…), bensì l’origine verrebbe assegnata solo alla meta, si costituirebbe per<br />

la prima volta a partire da essa. Non c’è origine se non nella vita dell’effimero» (Id., Negative<br />

Dialektik, Suhrkamp, Frankfurt a. M. 1966; trad. it. di C. A. Donolo, Dialettica negativa,<br />

Einaudi, Torino 1970, p. 139 [trad. modificata]).<br />

92

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!