PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA
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sembrerebbe dover andare incontro ad una rettifica, in forza della quale il<br />
rapporto fra soggetto ed oggetto, allorché si ponga su un piano di riflessività,<br />
ovvero si esplichi entro un orizzonte in cui il soggetto e l’oggetto della<br />
percezione coincidano, vede un ampliarsi del principio generale di ogni atto<br />
intenzionale, che sostiene che «il cogitatum qua cogitatum non si rappresenta<br />
mai come un dato definitivo», essendo ciascuna delineazione sempre<br />
incompiuta 295 . La ragione che prescrive, in quest’ultima evenienza, una<br />
maggiore cogenza di codesta regola, si evince nel momento stesso in cui,<br />
sebbene nell’atto di intenzionare se stessi non vi sia, almeno da un punto di vista<br />
formale, alcuna differenza rispetto all’atto di intenzionare ogni altro oggetto, si<br />
osservi la indistinguibilità fra «”orizzonte esterno”» ed «”orizzonte interno”» 296 .<br />
Il riferimento all’oggetto, quale cogitatum qua cogitatum, tende, nelle intenzioni<br />
di Husserl, a stabilire, in via generale, che ogni «cogitatio è in sé cogitatio del<br />
suo cogitatum e che quest’ultimo è come tale, e così com’è, inseparabile dalla<br />
cogitatio» 297 . A ben vedere, nel corso del I Libro delle Ideen così come in quello<br />
delle Cartesianische Meditationen, il cogitatum qua cogitatum viene definito da<br />
Husserl col termine «senso [Sinn]» 298 , il quale, a sua volta, tende ad essere<br />
assimilato al concetto di noema, esprimente il contenuto oggettuale come esso si<br />
dà all’atto intenzionale della coscienza 299 . Secondo un’accreditata<br />
interpretazione 300 , il noema può tuttavia intendersi non soltanto in tale ultima<br />
accezione, ossia come «la cosa percepita esattamente ed esclusivamente come sta<br />
di fronte alla coscienza del soggetto dell’esperienza in un particolare atto di<br />
percezione» 301 ; ma pure come l’oggetto, dotato di “senso”, che si dà in un<br />
295 E. Husserl, Cartesianische Meditationen, cit., p. 82; trad. it. p. 74.<br />
296 E. Husserl, Die Krisis der europäische Wissenschaften und die transzendentale<br />
Phänomenologie, cit., p. 165; trad. it., p. 189: «La percezione di una cosa è percezione della cosa<br />
nel suo campo percettivo [Wahrnehmungsfeld]. E come la cosa singola della percezione ha senso<br />
soltanto entro un orizzonte aperto di “percezioni possibili”, in quanto ciò che è propriamente<br />
percepito “rimanda” a rappresentazioni percettive che gli ineriscono concordemente, la cosa ha<br />
ancora una volta un orizzonte: di fronte all’”orizzonte interno” [“Innenhorizont”], c’è un<br />
“orizzonte esterno” [“Außenhorizont”] (…)».<br />
297 E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />
Erstes Buch, cit., p. 62, n. 4; p. 81, n. 4.<br />
298 E. Husserl, Cartesianische Meditationen, cit., p. 82; trad. it. p. 74; nonché Id., Ideen zu einer<br />
reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie. Erstes Buch, pp. 106-108; trad.<br />
it. pp. 139-141 (§ 55).<br />
299 Cfr. E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />
Erstes Buch, §§ 44; 88; 94 passim.<br />
300 A. Gurwitsch, The Field of Consciusness, Duquêsne University Press, Pittsburg 1964.<br />
301 Ivi, p. 174. Ma, analogamente, J. J. Drummond, Husserlian Intentionality and Non-<br />
Foundational Realism. Noema and Object, Mount Saint Mary’s College, Emmitsburg 1990,<br />
ritiene che il noema sia «il significato che l’oggetto ha per noi, è l’oggetto come è appreso (in<br />
quanto oggetto, non in quanto senso) in un’esperienza intenzionale» (Ivi, p. 124; ma cfr. l’intero<br />
§ 22, pp. 123-126).<br />
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