PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA
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infuso» 511 , siamo colti da un profondo rammarico se, «nel turbine vertiginoso<br />
della vita quotidiana», li scopriamo asserviti ad un’utilità meramente pratica,<br />
dalla quale si può riscattarli facendo ricorso soltanto alle nostre «fantasticherie»<br />
e quindi alla loro capacità «di rallentare, di sospendere il moto perpetuo che ci<br />
trascina», onde poter vedere «a poco a poco riaffiorare, giustapposti ma<br />
perfettamente distinti l’uno dall’altro, i colori che un medesimo nome ci ha via<br />
via presentati nel corso della nostra esistenza» 512 . Dal caso, esemplare,<br />
rappresentato dal nome dei Guermantes, al quale il narratore riconduce in<br />
successione «sette o otto figure diverse», di cui solo le prime serbano intatta la<br />
loro bellezza, laddove le altre tendono, per l’azione fagocitante della realtà, a<br />
perdersi nell’indistinto 513 , si può desumere che in Proust è «come se la<br />
significazione del presente fosse sempre dovuta alle proiezioni che su di esso<br />
vengono lanciate da un futuro desiderato, e, nel momento in cui il futuro diviene<br />
reale, decadendo ad una condizione di trasparenza, inglobato nelle ombre del<br />
presente, divenendo tutt’uno con esso senza l’apporto di alcuna novità inabituale,<br />
il desiderio dell’ignoto costante del protagonista cercasse di aggrapparsi ad un<br />
passato già stato e quindi definitivamente inavvicinabile» 514 . I nomi svolgono<br />
pertanto una funzione di «dessinateurs fantaisistes» 515 , conferiti del compito di<br />
dischiudere un universo di possibilità, sempre minori all’aumentare del nostro<br />
contatto con la realtà, e comunque destinate a non concretarsi mai in una<br />
agnizione delle loro promesse 516 . Conseguentemente, il loro carattere<br />
individualizzante si spiega in diretta relazione al tema delle essenze, della loro<br />
natura peritura e fuggevole 517 ; essenze, occorre sottolinearlo, che si manifestano<br />
511<br />
M. Proust, Le Côté de Guermantes, in À la recherche du temps perdu, éd. par J.-Y. Tadié,<br />
Gallimard, Bibliothèque de la Pléiade, Paris 1988, vol. II, p. 310; trad. it. di G. Raboni, La parte<br />
di Guermantes, in Alla ricerca del tempo perduto, a c. di L. De Maria, Mondadori, Milano 1986,<br />
II vol., p. 7.<br />
512<br />
Ivi, p. 312; trad. it. p. 9.<br />
513<br />
Ivi, p. 313; trad. it. p. 10.<br />
514<br />
F. Sossi, L’età dei Nomi. Note su Proust, in «aut-aut», 193-194, 1983, pp. 97-109, qui p. 103.<br />
515<br />
M. Proust, À l'ombre des jeunes filles en fleurs, cit., p. 538; trad. it. p. 662, dove Raboni<br />
traduce: «designatori pieni di fantasia», rendendo assai bene quanto osserva G. Genette ove nota<br />
che i nomi non vanno, nella Recherche, intesi come meri vocaboli, ma come dei segni totali,<br />
come delle unità costituite dalla «relazione d’interdipendenza posta fra la forma del contenuto e<br />
la forma dell’espressione. (…). Il “nome” non è dunque la causa dell’illusione, ma ne è<br />
precisamente il luogo, il posto dov’essa si concentra e cristallizza» (Id., Figure II, cit., pp. 174-<br />
175).<br />
516<br />
M. Proust, Du côté de chez Swann, cit., p. 176; trad. it. p. 217: «(…) all’improvviso un tetto,<br />
un riflesso di sole su una pietra, l’odore d’una strada mi facevano sostare per uno speciale piacere<br />
che ne traevo e anche perché sembravano nascondere, dietro ciò che vedevo, qualcosa che mi<br />
invitavano ad andare a prendere e che io, malgrado i miei sforzi non riuscivo a scoprire. Poiché<br />
sentivo che quella tal cosa si trovava dentro di loro, rimanevo là immobile a guardare, a respirare,<br />
a sforzarmi di oltrepassare col pensiero l’immagine e l’odore». Ma cfr. pure ivi, p. 83; trad. it. pp.<br />
102-103.<br />
517<br />
La interpretazione che tende a leggere la passione dei nomi come una manifestazione<br />
originaria della ricerca delle essenze è stata avanzata da M. Piazza (Id., Passione e conoscenza in<br />
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