PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA
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Questa cronotopia, attraverso la negazione compiutane dalla morte 1274 , non si<br />
esaurisce nella coincidenza con l’intemporalità propria della spersonalizzazione<br />
che ogni esperienza del morire reca con sé 1275 , ma mostra, nell’irrapresentabilità<br />
cui Husserl la relega, l’aporia cui è sottoposto l’apparire come tale<br />
dell’originario presente vivente, in quanto modalità temporale dell’io fungente.<br />
I termini di questa aporia non derivano dalla difficoltà di<br />
comprendere la compresenza, in «un ambito attualmente tematico, che pertiene<br />
tutti i temi attuali», di «affezioni che emergono nel loro singolo tema» così come<br />
di «affezioni chiamate ad una ulteriore tematica o almeno [di] quelle che sono<br />
appena emerse, ed, in più, [di] uno sfondo maggiormente profondo, una sfera a<br />
sua volta implicita in tali affezioni del pienamente oscuro, dell’“inconscio”» 1276 ,<br />
dal momento che il “rilievo affettivo” in tanto è in sé stesso una unità soggetta al<br />
mutamento scandito ora dall’accentuarsi ora dall’attenuarsi delle diverse<br />
intensità che sono comprese al suo interno, in quanto esso ha come base<br />
oggettiva le connessioni strutturali del presente vivente 1277 . Husserl,<br />
sottolineando che «la fonte originaria di qualsiasi affezione si trova e può<br />
trovarsi soltanto nell’impressione originaria e nella sua maggiore o minore<br />
affettività» 1278 , e che quest’ultima, a sua volta, si radica nell’assolutamente<br />
immodificato proprio dell’adesso vivente 1279 , descrive una eziologia che dalla<br />
dettagliata dell’oggetto. (…). L’affezione che si produce nel presente impressionale deve essere<br />
considerata la più originaria».<br />
1274 Come ha affermato J. Vuillemin, «la morte non è un punto legato a un avvenire verso il quale<br />
l’emozione ci fa tendere naturalmente; essa è piuttosto un’atmosfera nella quale l’emozione ci<br />
bagna, allorché tutte le nostre mete di intenzione temporale sono arenate. La morte non è, come<br />
qualcuno ha detto, una dimensione della coscienza nel tempo, ma una qualità della coscienza del<br />
tempo. Ed in questo modo essa non concepisce il tempo se non sotto forma di privazione. Lungi<br />
dal mostrare l’avvenire, la morte ci insegna solo che noi manchiamo e d’avvenire e di presente e<br />
di passato: essa è la coscienza dell’assenza del tempo» (Id., Essai sur la signification de la Mort,<br />
Puf, Paris 1948, p. 187).<br />
1275 Cfr. M. Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione, cit., p. 293: «Né la mia nascita né<br />
la mia morte possono apparirmi come esperienze mie, giacché, se le pensassi così, mi supporrei<br />
preesistente o sopravvissuto a me stesso per poterle esperire, e pertanto non penserei veramente<br />
la mia nascita o la mia morte. Posso quindi cogliermi solo come “già nato” e “ancora vivo”, –<br />
cogliere la mia nascita e la mia morte unicamente come orizzonti prepersonali: so che si nasce e<br />
che si muore, ma non posso conoscere la mia nascita e la mia morte».<br />
1276 E. Husserl, Späte Texte über Zeitkonstitution (1929-1934). Die C-Manuskripte, cit., p. 192.<br />
1277 E. Husserl, Analysen zur passiven Synthesis, cit., pp. 168-169; trad. it. pp. 225-226:<br />
«Considerato nella sua interezza, il presente vivente è un’unità affettiva; ha di conseguenza una<br />
vivacità unitaria nella quale confluiscono in quanto suoi momenti tutte le affezioni particolari che<br />
gli appartengono e che in esso sono sinteticamente unificate. (…). Appartiene ad ogni presente<br />
uno sfondo o base di non vivacità, di inefficacia affettiva (zero). All’interno della vivacità<br />
positiva ha poi luogo sempre di nuovo un ridestamento affettivo ed una trasmissione di forze<br />
affettive e, appunto con ciò, si attuano alterazioni relative all’interno di uno stesso livello<br />
complessivo di freschezza relativa».<br />
1278 Ivi, p. 169; trad. p. 226.<br />
1279 E. Husserl, Zur Phänomenologie des Inneren Zeitbewußtseins, cit., p. 67; trad. it. p. 96:<br />
«L’impressione originaria ha per contenuto ciò che la parola “ora” significa, presa nel suo senso<br />
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