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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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che, in Sodome et Gomorrhe, vuole che ai «turbamenti [troubles] della memoria»<br />

siano legate le «intermittenze del cuore» 722 . L’immagine che prende le mosse da<br />

un semplice movimento – quello richiesto per sfilarsi un paio di scarpe – e, «in<br />

un ricordo involontario e completo», ricompone dinanzi agli occhi del narratore<br />

il volto della nonna, suscitando nel suo animo un inopinato accesso di dolore per<br />

una verità, la di lei dipartita, alla cui ferale cogenza non ci si era voluti fino a<br />

quel momento rassegnare, stabilisce, fra le diverse occasioni nelle quali la forza<br />

del ricordo può d’improvviso irrompere, una gerarchia che su tutte le evenienze<br />

privilegia quelle offerte dall’intensità d’un tormento generato dalla «strana<br />

contraddizione» di sentire intrecciati in se stessi la «sopravvivenza» e il<br />

«nulla» 723 . Inalterata fino alla fine del romanzo, ed anzi sempre più accentuata, la<br />

contraddizione perdura sempre più insistentemente quanto più, al fine di<br />

attenuarne gli effetti, ci si sforzi, da parte di Proust, a non voler rinunciare<br />

all’illusione che, in ultimo, possa ancora verificarsi quella fortuita circostanza<br />

che permetta di sopravvivere, anche se solo per pochi momenti, ad un assoluto e<br />

definitivo annientamento. La funzione cui è deputata la memoria è per l’appunto<br />

quella di consentire l’instaurarsi fra la sopravvivenza e il nulla d’una<br />

722 M. Proust, Sodome et Gomorrhe, cit., p. 153; trad. it. 909 [trad. modificata].<br />

723 M. Proust, Sodome et Gomorrhe, cit., pp. 152-156 passim; trad. it. pp. 908-912; ma cfr. altresì<br />

Id., Le Temps retrouvé, cit., p. 485; trad. it. p. 591 e p. 488; trad. it. p. 595. E. Jackson nel<br />

fondamentale studio, L’évolution de la mémoire involontaire dans l’Œuvre de Marcel Proust,<br />

Nizet, Paris 1966, ha, con riferimento a queste pagine, ravvisato una loro vicinanza con il<br />

racconto Les perles raccolto in Les Plaisirs et les Jours, cit., p. 132; trad. it. pp. 162-163,<br />

sottileneando però che mentre in questo il ricordo nasceva non dalla morte ma dalla sola<br />

lontananza della persona amata, ed era, in più, latore «di tenerezza, di gioia e d’intimità», nella<br />

Recherche la reminiscenza fa sorgere una sofferenza acuta e irrimediabile. Tale profonda<br />

inquietitudine, autentico «bouleversement» del corpo e dello spirito del narratore, nascerebbe<br />

soprattutto dal constatare l’antitesi fra una presenza che si avverte pulsante di vita ed una realtà<br />

che si incarica ad ogni passo di opporvi la verità della morte. Se poi a ciò si aggiungono i rimorsi<br />

e un inestinguibile senso di colpa, ecco che Proust ancora una volta tenderebbe a mostrare la<br />

precarietà delle circostanze atte a far sorgere in noi la memoria delle persone che abbiamo amato<br />

(Ivi, pp. 174-175). Codesti rilievi, essenzialmente ripresi anche da M. Bardeche, Marcel Proust<br />

romancier, cit., vol. 2, pp. 193-194, non paiono tuttavia bastevoli ai fini della definizione della<br />

differenza che corre fra “memoria involontaria” e “intermittenza”, ossia fra l’elemento che<br />

parrebbe costituire l’elemento estetico fondamentale del romanzo e la sua origine vissuta. Al<br />

riguardo, A. Compagnon ha opportunamente rilevato che la reminiscenza sarebbe<br />

«un’intermittenza superata, addomesticata», laddove l’intermittenza rappresenterebbe «una<br />

peripezia troppo assoluta per essere oggetto di un addomesticamento teorico». Una tesi, questa,<br />

che, supportata anche dai dati emergenti da una ricostruzione filologica del testo, troverebbe<br />

conferma pure nel fatto che la reminiscenza colma di felicità, mentre l’intermittenza è<br />

«catastrofe, lutto o disperazione» (Id., Proust tra due secoli, cit., p. 136). Precisando questo<br />

giudizio, G. Henrot ha ulteriormente sostenuto: «Memoria/oblio, tenerezza/indifferenza,<br />

piacere/angoscia, appetito d’amore/sete di distruzione: l’intermittenza è l’alternanza profonda che<br />

riunisce sotto l’ala doppia d’ombra e di fremito i reami fronteggiantesi di Eros e Thanatos» (Ea.,<br />

Délits/Délivrance. Thématique de la mémoire proustienne, Cleup, Padova 1991, p. 197).<br />

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