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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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im Traum di Jean Paul 39 , essendo entrambe partecipi di una sensibilità verso la<br />

dimensione onirica, che conduce sì a privilegiarla in quanto punto d'osservazione<br />

discreto ed appartato rispetto al vivere quotidiano, ma senza che con ciò si<br />

indulga troppo nell'illusione di cui il sogno è latore. Questo esercita una funzione<br />

di continua e costante vigilanza sulla nostra circostante realtà, sicché, se d'esso si<br />

vorranno rispettare le prerogative, occorrerà intenderlo come «il contenente di<br />

quel contenuto che già sempre lo contiene. Esso dice la verità su quel reale che,<br />

in definitiva, è in grado di ricomprenderlo nuovamente in sé» 40 . Ma se in Jean<br />

Paul la ricchezza delle immagini oniriche non è altro che il segno di quei residui<br />

che testimoniano la presenza del mondo della veglia in una notte che di quel<br />

mondo significa anzitutto il naufragio e la disgregazione 41 , in Proust il dualismo<br />

fra il sogno e la realtà si coglie, come osservato, sempre alla luce di una possibile<br />

sintesi fra queste due dimensioni: «Dal fatto che il mondo del sogno non è il<br />

mondo della veglia non consegue che il mondo della veglia sia meno vero; al<br />

contrario» 42 . La distinzione fra sogno e realtà non si fonda, dunque, su un criterio<br />

apofantico, ma piuttosto su un diverso criterio cronologico 43 . È propriamente in<br />

forza di tale atemporalità che governa lo spazio del sogno che può essere<br />

misurata la sua distanza dalla realtà e dai criteri gnoseologici validi per<br />

quest'ultima. Solo nel sogno, infatti, parrebbero, secondo Proust, potersi offrire<br />

quegli oggetti, quei luoghi, quelle sensazioni completamente diversi dalle «cose<br />

comuni che si vedono, che si toccano» 44 . Tuttavia, nello sforzo che in esso si<br />

produce di risalire il corso delle essenze 45 , il sogno compie una disgregazione<br />

39 J. Paul, Der Traum im Traum, in Id., Jean Paul Sämtliche Werke, Bd. 6, hrsg. v. K. Schreinert,<br />

Hermann Böhlaus Nachfolger, Weimar 1928; trad. it. di A. Fabris, Il sogno nel sogno, in J. Paul,<br />

Scritti sul nichilismo, Morcelliana, Brescia 1997, pp. 31-36.<br />

40 A. Fabris, Uno sguardo sul sogno. La rappresentazione del nichilismo in Jean Paul, in J. Paul,<br />

Scritti sul nichilismo, cit., pp. 39-84, qui p. 59.<br />

41 Cfr. F. Masini, Nichilismo e religione in Jean Paul, De Donato, Bari 1974, p. 54: «Nel sogno<br />

che apre il vasto orizzonte del nulla, in questo "stato in cui le porte stanno aperte l'intera notte su<br />

tutto l'orizzonte della realtà, senza che si sappia quali ignote figure vi volino dentro", si realizza<br />

"una particolare, più libera, arbitraria unione del mondo spirituale con quello della gravità", si<br />

trova cioè la misteriosa unità che è alla radice dello stesso dualismo metafisico».<br />

42 M. Proust, La Prisonnière, cit., p. 629; trad. it. p. 514.<br />

43 M. Proust, Sodome et Gomorrhe, cit., p. 372; trad. it. p. 224: «Sofferenze e piaceri del sogno<br />

(che, generalmente, svaniscono in gran fretta al risveglio), se li facciamo figurare in un bilancio<br />

non è certo in quello della vita corrente».<br />

44 M. Proust, Le Temps retrouvé, cit., p. 455; trad. it. p. 555.<br />

45 Cfr. D. De Agostini, L'Écriture du rêve dans À la recherche du temps perdu, cit., p. 196. Ma,<br />

soprattutto, si vedano le pagine di N. Martin-Deslias, Idéalisme de Marcel Proust, F. Janny<br />

éditeur, Montpellier 1944, pp. 31-39, che per prime hanno richiamato l'attenzione sulla necessità<br />

di intendere il sogno quale intermediario privilegiato affinché l'opera letteraria possa affrancarsi<br />

dalle convenzioni della storia e così guadagnare una propria essenziale autonomia. Circa<br />

l'accezione da accordare al termine "essenza" qui impiegato, sarà opportuno ricordare la<br />

connotazione che tale vocabolo ha ricevuto, con espresso riferimento a Proust, da Merleau-Ponty.<br />

Questi, propriamente, ritiene che Proust abbia definito un orizzonte teorico nel quale<br />

«l'esplicitazione non ci dà l'idea stessa, ne è solo una versione seconda, un derivato più<br />

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