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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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contenuto nel sonno già presuppone la possibilità di passare allo stato esplicito,<br />

peculiare alla veglia, dal quale, nondimeno, si può ricadere, a seconda<br />

dell'attenuarsi o accentuarsi dei gradi di interesse, nello stato implicito 188 .<br />

Tuttavia, proprio l'ammissione di tale implicito parrebbe trovare in<br />

Proust, come preliminarmente rilevato, una possibile alternativa. Lo scrittore<br />

francese, infatti, inaugura la Recherche descrivendo una situazione che potrebbe<br />

esemplificare gli assunti teorici husserliani sulla dialettica sonno/veglia senza<br />

che si registri il ricorso ad alcuna capziosa strumentalizzazione 189 . Ciò, però, non<br />

rispecchierebbe in modo del tutto esauriente la dinamica sottesa all'incipit del<br />

romanzo proustiano, di cui si è cercato, nelle prime pagine di questo capitolo, di<br />

illustrare la complessità dei motivi, la quale ora, sulla base del precipitato della<br />

lezione husserliana, si vorrebbe ulteriormente chiarire, rendendo in pari tempo<br />

possibile una puntualizzazione circa gli esiti fin qui esaminati della riflessione<br />

del filosofo moravo.<br />

L’incipit della “Recherche” e il manifestarsi della dimensione iletica originaria<br />

L'autorevole interpretazione di Hans-Robert Jauss ha insistitito nel<br />

ritenere che l'inizio del racconto («Longtemps, je me suis couché de bonne heure.<br />

Parfois,...») faccia sì «che esso si manifesti (...) all'interno di una durata<br />

temporale, i cui inizio e fine in un primo momento restano privi di delimitazione.<br />

(...). Quelle ore lunghe, vuote, scandite soltanto dal "tempo puro" dell'insonnia,<br />

dall'abbandono del primo risveglio fino al primo crepuscolo del mattino,<br />

costituiscono una cornice tutta speciale che non resta al di fuori del tempo in essa<br />

evocato e i cui inizio e fine non sono dati in modo assoluto. L'inizio non è<br />

autonomo "nunc initial", rimanda bensì ad un qualcosa di "antecedente" che qui<br />

attualità, l'implicito di un esplicito» (Id., Nuit noire. Sommeil monadique et nudité de l'ego, in<br />

«Alter», 5, 1997, pp. 191-213, qui pp. 201-202).<br />

188 Cfr. E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />

Zweites Buch, cit., p. 108; trad. it. p. 113: « (...) a questa coscienza [assopita], come a qualsiasi<br />

coscienza in generale, inerisce la possibilità essenziale e incondizionata di diventare una<br />

coscienza desta, la possibilità che, in un punto qualsiasi della coscienza, si stabilisca uno sguardo<br />

attuale dell'io sotto forma di un cogito che si inserisce in questa coscienza, o meglio che sgorga<br />

da essa, e che questo processo, si ripeta, ecc.».<br />

189 Cfr. W. Biemel: «la rappresentazione del ri-addormentarsi viene presentata – alla maniera<br />

propria di Proust –, in modo tale che non venga rappresentato alcun addormentarsi determinato,<br />

bensì ciò che si verifica in generale durante l'atto di addormentarsi o può verificarsi. Egli<br />

trasforma la scena determinata in un'altra, per così cogliere quel che significhi il dispiegarsi<br />

dell'atto di addormentarsi. Noi qui ci si ricorda dell'apparire dell'essenza di Husserl» (Id., Der<br />

Beginn von Prousts " À la recherche du temps perdu", cit., p. 289); ma si veda pure M. M.<br />

Jaramillo-Mahut, E. Husserl et M. Proust. À la recherche du moi perdu, L'Harmattan, Paris 1997,<br />

pp. 69-89.<br />

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