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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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sempre già dato-prima passivamente nella certezza» 822 . Nel medesimo testo<br />

Husserl, tuttavia, rileva pure che la soggettività non si trova nella pre-datità del<br />

mondo, «ma porta in sé ed esegue come operazioni possibili tutte quelle cui il<br />

mondo deve il suo esser divenuto» 823 . Per compiere una conciliazione fra questi<br />

due assunti, si determina la necessità di «una Gegenabstraktion della Natura in<br />

sé» 824 , che pure non escluda la pre-datità dell’orizzonte oggettuale, ma se mai la<br />

preservi all’interno di «sintesi esemplari» 825 .<br />

comunque tenere presente quanto Husserl affermi in un manoscritto (A VII 12, trascrizione p.<br />

101 (67a)) del 1932, dedicato alla appercezione ed ai problemi inerenti la visione del mondo, e<br />

nel quale, in particolare, si legge: «Le teorie della conoscenza hanno trovato un problema nelle<br />

possibilità della conoscenza del mondo – in questa risiedeva la esigenza di comprendere come il<br />

mondo, che è in sé, diventa mondo per noi, ossia come il mondo che soltanto come mondo ci è<br />

dato, può tuttavia valere come mondo in sé. E se la filosofia voleva conoscere il mondo della<br />

Ëpistòmg di contro al mondo dell’esperienza sensibile come suo vero essere, suo assoluto,<br />

rispetto alle relatività dei sensi, della pratica conoscenza estemporanea, allora essa non poteva<br />

evitare il contrasto con uno scetticismo, che, continuando senza fine come Mefistofele, le<br />

contesta questa Ëpistòmg e la sua assoluta verità ed eventualmente nega un essere assoluto<br />

correlativo e conseguente come mondo assoluto.[Die Erkenntnistheorien fanden ein Problem in<br />

der Möglichkeiten der Welterkenntnis – darin lag doch das Bedürfnis zu verstehen, wie Welt, die<br />

an sich ist, zur Welt für uns wird, bzw. wie Welt, die nur als Welt für uns gegeben ist, uns doch<br />

gelten kann als Welt an sich. Und wenn die Philosophie die Welt der Ëpistòmg gegenüber der<br />

sinnlichen Erfahrungswelt erkennen wollte als deren wahres Sein, deren Absolutes gegenüber<br />

den Relativitäten der sinnlichen, der praktischen Situations-Erkenntnis, so konnte sie doch nicht<br />

den Widerstreit mit Skeptizismus meiden, der ihr als Mephisto folgend nie aufhörte, diese<br />

Ëpistòmg und ihre absolute Wahrheit und ev. korrelativ und konsequent ein absolutes Sein als<br />

absolute Welt zu leugnen]».<br />

822 E. Husserl, Erfahrung und Urteil, cit., p. 26; trad. it. p. 29. E poco oltre, p. 29; trad. it. p. 31, si<br />

sottolinea ulteriormente: «L’esistenza di un reale non ha perciò mai e poi mai altro senso che<br />

quello della in-existentia, essere nell’universo, nell’orizzonte aperto della spazio-temporalità,<br />

orizzonte dei reali già conosciuti e non solo di quelli attualmente consaputi, ma anche ora<br />

sconosciuti, che hanno la possibilità di accedere all’esperienza e alla futura condizione di<br />

conosciutezza».<br />

823 Ivi, p. 48; trad. it. p. 45.<br />

824 M. Merleau-Ponty, Il visibile e l’invisibile, cit., p. 184.<br />

825 E. Husserl, Erfahrung und Urteil, cit., pp. 69-70; trad. it. p. 59: «Nel dominio della percezione<br />

puramente osservativa è cosa facilissima provare che il giudizio predicativo si edifica<br />

sull’esperienza percettiva antepredicativa. Si dànno qui evidenze oggettive che sono da ritenere<br />

senz’altro come antepredicativamente intuibili, e sono proprio le evidenze del percepire e<br />

dell’esplicare osservativo, non altrimenti fondati. Le sintesi qui indicate ottengono perciò il<br />

significato di sintesi esemplari». In altri termini – come giustamente nota G. Pedroli – la<br />

domanda che a quest’altezza della riflessione husserliana si impone è: «in che misura si può<br />

parlare di una coscienza pura dal momento che, al fondo di ogni atto, c’è sempre un “dato prima”<br />

che ne condiziona l’intenzionalità? Da un punto di vista husserliano (…) è assolutamente<br />

trasparente l’atto di pura immanenza in cui la coscienza trascendentale dispiega a se stessa il suo<br />

contenuto vissuto; ed è assolutamente disinteressato l’atto di libera variazione fantastica con cui<br />

si percorre l’orizzonte di possibilità di un dato reale. Ove però la trasparenza e il disinteresse<br />

assoluto vanno intesi al limite di una totale esplicazione dell’orizzonte interno vissuto e<br />

dell’orizzonte mondano possibile» (Id., Realtà e prassi in Husserl, in Omaggio a Husserl, a c. di<br />

E. Paci, il Saggiatore, Milano 1960, pp. 197-211, qui p. 207).<br />

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