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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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dell’oggetto 811 . L’appercezione, a propria volta, è costantemente latrice di covisioni<br />

che oltrepassano l’ambito della diretta visione intuitiva 812 , dal momento<br />

che, in senso generale, esiste costantemente «una coscienza di sempre nuove<br />

possibilità di manifestazione che vanno oltre quelle di volta in volta date» 813 . Al<br />

riguardo, ulteriormente insistendo su codesti rilievi, il I Libro delle Ideen ha<br />

inteso portare l’attenzione sulla necessaria inadeguatezza che caratterizza ogni<br />

percezione esterna 814 . Laddove infatti nella “percezione interna” o “immanente”<br />

«la percezione e il percepito formano per essenza un’unità immediata, quella di<br />

un’unica concreta cogitatio» 815 , la “percezione trascendente” o “esterna” non<br />

soltanto non contiene in sé «la cosa stessa, ma non ha inoltre con essa alcuna<br />

essenziale unità» 816 . Ne discende che in quest’ultimo caso pur essendovi un<br />

riferimento della percezione alla cosa percepita, venga meno un principio<br />

effettivo di reciproca unità. Più esattemente, osserva Husserl:<br />

«Per necessità essenziale, una coscienza dell’esperienza della medesima cosa percepita<br />

“onnilateralmente” e che si conferma continuativamente in se stessa in maniera da formare<br />

un’unità, comporta un complesso sistema di molteplici manifestazioni e adombramenti,<br />

attraverso cui tutti i momenti oggettuali, che si trovano nella percezione con il carattere di ciò<br />

che si dà in se stesso in carne e ossa, si adombrano secondo continuità determinate» 817 .<br />

811 Cfr. Ivi, pp. 31-32.<br />

812 Ivi, pp. 33-34: «Le determinatezze, le quali appartengono all’interno nascosto, al retro<br />

dell’oggetto, sono ricomprese nella percezione, ma in tutt’altra maniera rispetto al fronte<br />

“effettivamente” visto. Noi potremmo mettere in rilievo della percezione non una percezione<br />

parziale, nella quale un singolo momento sarebbe percepito; noi non possiamo, sulla base di una<br />

percezione latrice solo di questo lato nell’apparire, formare una percezione che si costituisce con<br />

esso in un rapporto di parziale identificazione, una percezione che percepirebbe un momento<br />

correlativo. Allora il momento sarebbe contenuto nel lato apparente. Se io voglio percepire un<br />

momento del retro, allora devo passare a una visione totale (apparizione), la quale per l’appunto<br />

offre il retro, quindi devo passare ad una percezione, la quale è essenzialmente modificata nel<br />

confronto con la percezione totale originaria. Guardiamo più da vicino i fatti. Nella percezione<br />

parziale, la quale porta allo specifico rilievo la determinatezza effettivamente percepita<br />

dell’oggetto, noi troviamo un contenuto presentante e il carattere della presentazione, entrambe<br />

qui messe in rilievo, laddove esse sono fuse nella comprensione totale. Se consideriamo il<br />

contenuto presentante, allora troviamo nel confronto con il presentato, vale a dire la<br />

determinatezza dell’oggetto, l’eguaglianza di contenuto. Riconosciamo subito che ciò che<br />

appartiene all’essenza della effettiva presentazione è il presentare in questo modo, vale a dire<br />

secondo il principio, che cosa simile (eguale) presenta cosa eguale. L’effettiva presentazione è un<br />

supporre, nel quale presumibilmente il simile stesso appare nel simile».<br />

813 E. Husserl, Analysen zur passiven Synthesis, cit., p. 3; trad. it. p. 33.<br />

814 E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />

Erstes Buch, cit., p. 80; trad. it. p. 105: «Alla ineliminabile essenza della correlazione tra cosa e<br />

percezione di cosa appartiene di essere in questo modo in infinitum imperfetta».<br />

815 Ivi, p. 68; trad. it. p. 90.<br />

816 Ivi, p. 69; trad. it. p. 91.<br />

817 Ivi, pp. 74-75; trad. it. p. 98.<br />

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