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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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«un nuovo sistema di tendenze di sviluppo [Fortschrittstendenzen]», dal quale si<br />

irradia un sempre diverso nucleo di possibili manifestazioni 166 ; se invece si<br />

considera la sfera temporale, si dovrà osservare che «nessuna prensione è<br />

qualcosa di puramente momentaneo e passeggero», sicché, anche qualora un<br />

vissuto insieme con l'oggettività in esso costituita venga dimenticato, esso non<br />

scompare mai del tutto, ma diviene latente. «Per ciò che vi si è costituito, esso è<br />

un possesso abituale sempre pronto a essere ri-suscitato attualmente per<br />

associazione» 167 . Il «possesso abituale» si presenta come il plesso delle<br />

sensazioni esterne e delle libere determinazioni che pertengono all'io, nella sua<br />

unità psico-somatica 168 ; esso, tuttavia, non può interamente ascriversi al lato<br />

noetico 169 , ma si comporta alla maniera di un oggetto già sempre dato,<br />

166 E. Husserl, Analysen zur passiven Synthesis, cit., p. 6; trad. it. p. 37. Esemplificativamente,<br />

Husserl fa, nella stessa pagina, osservare che: «Quando vedo il lato anteriore del tavolo, il lato<br />

posteriore e tutto ciò che del tavolo non è visibile sono coscienti nella forma di rimandi vuoti,<br />

anche se in modo molto indeterminato. E tuttavia, per quanto indeterminato, si tratta in ogni caso<br />

di un rimando ad una forma corporea, ad una colorazione corporea, ecc., e solo manifestazioni<br />

che adombrino qualcosa di simile, che – nell'ambito di questa predelineazione – determinino in<br />

maniera più precisa ciò che è indeterminato, possono coerentemente integrarsi». A giusta ragione<br />

D. Welton ha osservato che: «Nel corso della percezione noi non arriviamo mai a una<br />

apprensione esaustiva dell'oggetto. Allo stesso tempo "una vuota anticipazione di qualcosa di più<br />

perfetto è necessariamente data insieme"», ed è in codesto vuoto che ogni presente e ogni a-<br />

venire si rendono possibili. «Questo scambio fra senso intuitivo e senso implicito e tra essi e<br />

l'orizzonte [dei sensi percettivi] definisce il noema percettivo e determina le dinamiche della<br />

passività» (Id., The Origin of Meaning. A Critical Study of the Thresholds of Husserlian<br />

Phenomenology (Phaenomenologica 88), Martinus Nijhoff, Le Hague - Boston - Lancaster 1983,<br />

pp. 251-253 passim).<br />

167 E. Husserl, Erfahrung und Urteil, cit., p. 137; trad. it. p. 110. Ma, ancor più chiaramente, poco<br />

oltre, Husserl afferma: «L'oggetto è dato-in-anticipo con un nuovo importo di senso, esso è<br />

consaputo col suo orizzonte, certamente vuoto, di conoscenze acquisite; il sedimento della<br />

produzione attiva di senso, della precedente attribuzione di una determinazione, è ora parte<br />

componente del senso di prensione che la percezione possiede, pur quando non viene<br />

effettivamente riesplicato. Ma quando si procede a un'esplicazione rinnovata questa ha allora il<br />

carattere di ripetizione e di riattivazione del "sapere" già acquisito» (Ivi, p. 138; trad. it. p. 111).<br />

Ulteriormente precisando il proprio pensiero, in Formale und transzendentale Logik, cit., p. 318;<br />

trad. it. p. 389, Husserl sosterrà che: «ad ogni Erlebnis che si manifesta nel modo originario<br />

dell'attualità immanente (...) si lega secondo una immutabile necessità una coscienza<br />

"ritenzionale" in quanto modificazione originaria, attraverso la quale il modo originario "dato<br />

attualmente"["gegenwärtiges Gegebenes"] trapassa in continua sintesi nella figura [Gestalt]<br />

modificata del medesimo che è stato "or ora". Questa coscienza modificata in quanto presente<br />

adesso funge in base alla stessa legalità da modo originario relativo per una nuova modificazione<br />

(una modificazione della modificazione) e così continuamente di nuovo». Se ne concluderà che,<br />

per Husserl, «se il senso è apparso una volta nella coscienza egologica, il suo annichilimento<br />

totale diventa impossibile. Lo svanimento delle ritenzioni di ritenzioni non rimanda nel nulla un<br />

senso che è conservato come habitus sedimentario, e la cui potenzialità sonnecchiante può essere<br />

di diritto rianimata» (J. Derrida, Introduzione a Husserl "L'origine della geometria", cit., p. 148).<br />

168 E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />

Zweites Buch, cit., p. 215; trad. it. p. 219.<br />

169 Cfr. E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />

Erstes Buch, cit., p. 181; trad. it. pp. 224-225: «Ogni vissuto intenzionale, grazie ai suoi momenti<br />

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