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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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Ultima multis<br />

«Scrivere – ha osservato Maurice Blanchot in latente sintonia con la<br />

poetica proustiana – significa non rinviare più al futuro la morte già passata, ma<br />

accettare di subirla senza renderla presente e senza rendersi presenti ad essa,<br />

sapere che, per quanto non sia stata provata, ha avuto luogo, e riconoscerla<br />

nell’oblio che lascia dietro di sé e le cui tracce che si cancellano ci chiamano a<br />

staccarci dall’ordine cosmico, là dove il disastro rende impossibile il reale e<br />

indesiderabile il desiderio» 1319 . Come di fronte alla “piccola banda” delle<br />

fanciulle che animano la spiaggia di Balbec, il narratore proustiano fa<br />

«esperienza di quanto ci offre di più misterioso la bellezza che desideriamo» 1320 ,<br />

non già nei modi di una adeguazione possibile al reale o di una adeguazione di<br />

fatto ad un mondo immemoriale che prende forma come per incanto 1321 , bensì<br />

nei modi d’una astrazione da ogni forma di concreta ripetizione, così nell’intera<br />

sua esistenza si assiste al nutrimento d’una nostalgia per un mondo privo di<br />

qualsiasi precisa determinazione e perciò fattualmente inattingibile 1322 . Ciò cui la<br />

memoria involontaria consente di accedere non è infatti una costituzione attuale<br />

del passato 1323 , ma una “memoria mondo”, che si presenta nella sempre<br />

imperfetta ricostruzione di un tessuto temporale caratterizzato dal sovrapporsi di<br />

cronotopie successive, tali che il presente include il passato ed il passato include<br />

il presente 1324 . Ne scaturisce un sentimento di continua soddisfazioneinsoddisfazione,<br />

che viene generato dalla impossibilità di fissare nella propria<br />

identità uno stesso momento ed un altro che il primo, recuperando un tempo<br />

passato, vorrebbe tentare di riguadagnare 1325 . Del resto il plesso delle sensazioni<br />

1319 M. Blanchot, L’écriture du désastre, Gallimard, Paris 1980; trad. it. di F. Sossi, La scrittura<br />

del disastro, SE, Milano 1990, p. 84. Per un articolato commento a quest’opera «difficilmente<br />

collocabile nel percorso del pensatore francese», si veda A. Santini, Frequentare il disastro.<br />

Istantanee su Blanchot, in «Fenomenologia & Società», 3, 2005, pp. 3-15.<br />

1320 M. Proust, À l’ombre des jeunes filles en fleurs, cit., p. 155; trad. it. p. 967.<br />

1321 Cfr. Ivi, p. 153; trad. it. pp. 964-965, dove il narratore ritenendo pressoché impossibile<br />

entrare in amicizia con una o con l’altra delle fanciulle che tanto lo attraggono si sente come<br />

colui che davanti ad un fregio attico o ad un affresco raffigurante un corteo, creda possibile, da<br />

spettatore, mescolarsi alle «divine processionarie, meritandone l’amore».<br />

1322 A. Clerc, L’apprentisage de la mort. Inquiétude et nostalgie dans l’œuvre de Proust, Thése<br />

de doctorat, Université de Paris IV (Prof. J.-F. Marquet), 1998, p. 444. Ma anche J. Kristeva ha<br />

incisivamente rilevato che in Proust, «Sapere e visione s’affermano come compagni inseparabili,<br />

e ciò nondimeno dissociati», dal momento che l’inadeguatezza originaria del percepito e del<br />

significato che l’opera sarebbe chiamata a colmare, viene mantenuta intatta dalla «vigliaccheria<br />

della noia e del desiderio» (Ea., Le temps sensible, cit., p. 32).<br />

1323 Cfr. R. Breeur, Singularité et sujet, cit., p. 157: «Oltre il passato, il ricordo involontario evoca<br />

il fatto che qualcosa d’essenziale mi è sfuggito, malgrado il mio ricordo».<br />

1324 Come afferma, proponendo un accostamento fra il Tempo proustiano e l’intenzionalità<br />

fungente husserliana, M. Merleau-Ponty: «Il mio presente si oltrepassa verso un avvenire e verso<br />

un passato vicini, e li tocca là ove essi sono, nel passato stesso, nell’avvenire stesso».<br />

1325 Cfr. R. Kaushik, Phenomenological Temporality and Proustian Nostalgia, in «Analecta<br />

Husserliana», ed. by A.-T. Tymieniecka, XCVI, 2008, pp. 225-241, in part. p. 234; nonché J. G.<br />

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