Tutela ambientale del Lago Trasimeno - ARPA Umbria
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1 1 0 A r p a U m b r i a 2 0 1 2<br />
di sofferenza a carico dei canneti, fenomeno<br />
rivelatosi in seguito ampiamente<br />
diffuso nei laghi <strong>del</strong>l’Europa centrale e<br />
settentrionale (Den Hartog et al. 1989,<br />
Ostendorp 1989, Van der Putten 1997,<br />
Brix 1999). Nel corso <strong>del</strong>l’ultimo trentennio,<br />
le sempre più numerose osservazioni<br />
di canneti in declino e le relative<br />
indagini scientifiche hanno fatto emergere<br />
il fenomeno come un tema di particolare<br />
gravità, tanto da portare alla definizione<br />
di una vera e propria sindrome,<br />
descritta come “un fenomeno anomalo,<br />
spontaneo e irreversibile, di ritiro,<br />
distruzione o scomparsa di un canneto<br />
maturo osservabile in un arco di tempo<br />
più breve di un decennio” (Van der Putten<br />
1997). Fino a pochi anni fa, le ricerche<br />
non indicavano alcun riscontro <strong>del</strong><br />
fenomeno nel Bacino <strong>del</strong> Mediterraneo,<br />
limitando la sua diffusione ai territori<br />
con clima temperato freddo o continentale.<br />
Van der Putten (1997) indicava<br />
come i canneti mostrassero condizioni<br />
di vigore e sviluppo ottimale nei climi<br />
di tipo mediterraneo, con una tendenza<br />
all’espansione piuttosto che al ritiro.<br />
D’altra parte, indagini specifiche in aree<br />
mediterranee/submediterranee non erano<br />
disponibili fino all’ultimo decennio,<br />
e proprio questa assenza di dati può essere<br />
stata all’origine di una sottostima <strong>del</strong><br />
fenomeno. In Italia, la prima osservazione<br />
si deve a Fogli et al. (2002) i quali,<br />
analizzando i canneti di acque salmastre<br />
presenti nella Sacca di Goro (Delta <strong>del</strong><br />
Po), ipotizzano la presenza <strong>del</strong>la sindrome<br />
di die-back. La prima segnalazione <strong>del</strong><br />
fenomeno in Italia peninsulare si riferisce<br />
al lago <strong>Trasimeno</strong> (Gigante et al.,<br />
2008c).<br />
La sindrome di declino <strong>del</strong> canneto<br />
si manifesta con la comparsa di numerosi<br />
sintomi di sofferenza a carico degli<br />
individui di Phragmites australis: ad esempio<br />
anomalie nell’accrescimento, quali<br />
assottigliamento e ridotta crescita in<br />
altezza dei culmi, morte di gemme e apici<br />
radicali, culmi precocemente disseccati,<br />
anomala lignificazione e suberizzazione<br />
negli apici <strong>del</strong>le radici avventizie,<br />
presenza di callus ad ostruzione <strong>del</strong>l’aerenchima,<br />
bassa densità e massa secca dei<br />
culmi, anomalie nell’epoca e nell’intensità<br />
<strong>del</strong>la fioritura, struttura alterata<br />
<strong>del</strong>l’apparato radicale, accrescimento<br />
in cespi. Quest’ultima manifestazione,<br />
indicata in letteratura come clumping, è<br />
fortemente correlata al fenomeno <strong>del</strong><br />
die-back e sembra essere la conseguenza<br />
<strong>del</strong>la formazione di blocchi nel tessuto<br />
vascolare con successivo arresto <strong>del</strong>la<br />
dominanza apicale. A livello di popolazione,<br />
la frammentazione e la scomparsa<br />
dei canneti dalle acque profonde sono<br />
considerati sintomi di declino. Nella<br />
presente trattazione i riferimenti bibliografici<br />
di dettaglio sono stati omessi; per<br />
una lista più ampia <strong>del</strong>la produzione<br />
scientifica attinente il tema <strong>del</strong> declino<br />
dei canneti si rimanda a Gigante et al.<br />
(2011a).<br />
La moria dei canneti, contrariamente<br />
a quanto si potrebbe pensare, non risulta<br />
circoscritta ai laghi con acque inquinate.<br />
La cannuccia di palude, specie a distribuzione<br />
subcosmopolita, vegeta senza<br />
alcun danno anche in laghi ipertrofici.<br />
In alcune aree <strong>del</strong> mondo tende addirittura<br />
a comportarsi come specie altamente<br />
invasiva, ad esempio in Nord America e<br />
talora persino in Europa. Grazie all’ampia<br />
tolleranza ecologica rispetto alla qualità<br />
<strong>del</strong>le acque in cui si sviluppa, questa<br />
specie viene utilizzata con successo nella<br />
fitodepurazione, proprio in virtù <strong>del</strong>la<br />
sua capacità di accumulare sostanze tossiche<br />
ed inquinanti, inclusi alcuni metalli<br />
pesanti. Pertanto, l’alterazione <strong>del</strong>la<br />
qualità <strong>del</strong>le acque non sembra rappresentare,<br />
da sola, un elemento risolutivo<br />
nell’interpretazione <strong>del</strong> die-back dei canneti.<br />
È opinione diffusa che si tratti di<br />
un fenomeno generato da una moltepli-