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Tutela ambientale del Lago Trasimeno - ARPA Umbria

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6 0 A r p a U m b r i a 2 0 1 2<br />

nose per la pesca. In effetti il fenomeno<br />

sembrava aver avuto una ricaduta positiva<br />

sull’andamento <strong>del</strong>le attività di pesca<br />

invernali.<br />

Qualche anno più tardi, nella ricerca<br />

di Taticchi (1963-65), prevalentemente<br />

rivolta a studi specifici sulle comunità<br />

zooplanctoniche e bentoniche, venivano<br />

evidenziati gli effetti tardivi <strong>del</strong>l’adduzione<br />

al lago dei torrenti <strong>del</strong>la Valdichiana<br />

sulla vegetazione macrofitica<br />

<strong>del</strong>la zona litoranea; l’allargamento <strong>del</strong><br />

perimetro lacustre aveva provocato una<br />

progressiva e massiccia colonizzazione<br />

da parte <strong>del</strong>l’hydrophyton (canneto, tifeto,<br />

giuncheto, lamineto, potamogetoneto,<br />

ceratofilleto) <strong>del</strong>le aree rivierasche da<br />

poco sommerse dalle acque apportate.<br />

A partire dal 1965 alcuni degli studi<br />

presi in esame sulla vegetazione idrofitica<br />

hanno focalizzato l’attenzione su censimenti<br />

di specie e fitocenosi, assumendo<br />

un carattere prettamente botanico.<br />

In primis, Granetti (1965) si era<br />

proposto di fotografare lo stato <strong>del</strong>la<br />

vegetazione lacustre e di ricostruire un<br />

quadro sintetico sulle trasformazioni a<br />

cui la flora acquatica era andata incontro<br />

nell’arco di 80 anni. L’autore ha messo<br />

in evidenza come le modificazioni <strong>del</strong>la<br />

vegetazione idrofitica <strong>del</strong> <strong>Trasimeno</strong><br />

fossero fortemente legate alle vicende<br />

idrologiche a cui era andato incontro<br />

il lago dal 1898 al 1964 (anno in cui il<br />

livello <strong>del</strong> lago raggiunse nuovamente<br />

lo sfioratore dopo 40 anni di magra).<br />

L’autore individuava nelle ricorrenti<br />

modificazioni <strong>del</strong>l’estensione <strong>del</strong>lo<br />

specchio lacustre e <strong>del</strong> suo spessore la<br />

causa principale <strong>del</strong>le continue alterazioni<br />

degli habitat. Al momento <strong>del</strong>l’indagine,<br />

in seguito all’aumento di livello<br />

<strong>del</strong>le acque, la vegetazione elofitica<br />

continuava ad espandersi verso le aree<br />

coltivate; la vegetazione idrofitica, invece,<br />

dopo una massiccia espansione negli<br />

anni 1941-1959 fin nella zona pelagica<br />

(periodo siccitoso), era andata incontro<br />

ad un notevole ridimensionamento.<br />

L’autore segnalava l’assenza di circa 30<br />

specie rispetto a quanto osservato da Cicioni<br />

nei rilievi effettuati alla fine <strong>del</strong>l’Ottocento<br />

e da Barsali all’inizio <strong>del</strong> Novecento<br />

(Nuphar luteum, Caltha palustris, Hyppuris vulgaris,<br />

Potamogeton graminea, Sagittaria sagittaefolia,<br />

Zannichellia palustris, Helodea canadensis ecc.).<br />

Veniva, inoltre, evidenziato come altre<br />

specie fossero divenute sempre più rare e<br />

a rischio di estinzione, come Nymphaea alba,<br />

alcune specie di Ranunculus, ecc.<br />

Un altro lavoro importante, finalizzato<br />

a valutare i cambiamenti <strong>del</strong>la<br />

comunità macrofitica <strong>del</strong> <strong>Trasimeno</strong>,<br />

è stato effettuato da Orsomando e<br />

Catorci con la “Carta <strong>del</strong>la Vegetazione<br />

<strong>del</strong> Comprensorio <strong>Trasimeno</strong>” redatta<br />

nel 1991. Per ogni associazione vegetale<br />

veniva fornito un quadro sullo stato<br />

di conservazione, diffusione, composizione<br />

floristica ed eventuali variazioni<br />

subite rispetto agli anni precedenti. Nel<br />

lavoro è stato messo in evidenza come il<br />

progressivo aumento <strong>del</strong>l’impatto antropico<br />

avesse ridotto consistentemente le<br />

aree occupate dalla vegetazione umida<br />

e palustre, rispetto a quanto descritto<br />

nei lavori di Cicioni (1895) e Granetti<br />

(1965). In particolare, la regressione<br />

<strong>del</strong>la vegetazione macrofitica, accompagnata,<br />

spesso, da una semplificazione<br />

<strong>del</strong>le fitocenosi e perdita di biodiversità,<br />

veniva sottolineata per le associazioni<br />

Mentho aquaticae-Caricetum pseudocyperi,<br />

Hydrocharitetum e Riccietum fluitans.<br />

Numerosi erano i fenomeni di<br />

degrado riscontrati: forte squilibrio tra<br />

le aree antropizzate e naturali o seminaturali,<br />

alterazione <strong>del</strong>le zone planiziarie<br />

con riduzione dei boschi e brughiere a<br />

calluna, pratiche silvo-colturali, distruzione<br />

<strong>del</strong>la vegetazione ripariale, apertura<br />

cave, abbandono dei castagneti, estinzione<br />

di specie rare ed introduzione di<br />

specie esotiche attorno al lago ecc.

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