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Tutela ambientale del Lago Trasimeno - ARPA Umbria

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A t t i d e l c o n v e g n o<br />

3 8 5<br />

Per quanto riguarda la qualità <strong>del</strong>le<br />

acque, il problema è legato al fatto che il<br />

lago <strong>Trasimeno</strong> è un lago poco profondo,<br />

a rischio di eutrofizzazione. I problemi<br />

<strong>del</strong> lago <strong>Trasimeno</strong> sono legati al<br />

fosforo e all’azoto, quindi ai nutrienti;<br />

già prima <strong>del</strong>l’approvazione <strong>del</strong> D.Lgs.<br />

152/06, infatti, il bacino lacustre era<br />

stato definito area sensibile e quindi<br />

tutta la parte di bacino scolante era stata<br />

organizzata come area vulnerabile.<br />

Su questa impostazione, nel 2005,<br />

venne redatto il piano d’azione da parte<br />

<strong>del</strong>la Regione che, insieme ad Arpa, ha<br />

definito il Programma d’azione, quale<br />

strumento in grado di dare un equilibrio<br />

tra l’utilizzazione dei fertilizzanti<br />

e la richiesta da parte <strong>del</strong>le colture, in<br />

modo tale da garantire che ci fosse un<br />

giusto bilanciamento tra i nutrienti che<br />

si immettevano sul territorio e la capacità<br />

<strong>del</strong>le piante di assorbirli, diminuendo così<br />

gli apporti al terreno, e quindi al lago.<br />

Fig. 1<br />

Aree di criticità <strong>del</strong> lago <strong>Trasimeno</strong><br />

Per questa azione è stato fondamentale<br />

il Piano di utilizzazione agronomica.<br />

Un metodo innovativo che definiva<br />

la possibilità di utilizzo agronomico<br />

dei terreni. Il piano aveva l’obiettivo di<br />

definire il corretto effetto concimante,<br />

l’uso di appropriate tecniche di distribuzione,<br />

l’equilibrio tra l’azoto apportato<br />

al terreno e i fabbisogni <strong>del</strong>le colture,<br />

tutto legato alla tutela dei corpi<br />

idrici e al rispetto <strong>del</strong>le norme igieniche<br />

sanitarie e urbanistiche.<br />

Quello che si è riscontrato nel 2008<br />

è che, nonostante un piano molto rigido<br />

che definiva un percorso virtuoso,<br />

esistevano ancora criticità.<br />

Il passaggio tra smaltimento e utilizzazione<br />

agronomica, quindi, necessitava<br />

ancora di correzioni. Allo stesso tempo,<br />

nonostante l’applicazione <strong>del</strong> Piano<br />

di utilizzazione agronomica, i dati che<br />

Arpa forniva nel 2008, mostravano che<br />

il terreno, a fine coltivazione, faceva<br />

registrare ancora valori elevati di azoto.<br />

Come si può vedere nella diapositiva<br />

(fig. 1) secondo il rapporto di Arpa <strong>del</strong><br />

2008, queste erano le aree a criticità<br />

elevata legate ad un utilizzo agronomico<br />

in particolar modo dei reflui zootecnici.<br />

In rosso scuro, marrone scuro<br />

e marrone, sono contrassegnate le zone<br />

a rischio altissimo, rilevante e medio.<br />

Questi dati sono stati poi confermati<br />

dalle analisi sulla qualità <strong>del</strong>le acque dei<br />

corsi d’acqua in questa zona. Il Paganico,<br />

per esempio, ma ce ne sono altri,<br />

aveva valori di circa 10 milligrammi/<br />

litro in media di azoto. Un altro problema<br />

riguarda gli allevamenti di suini<br />

che, nonostante nelle altre aree critiche<br />

diminuiscano, ad oggi, nel 2010, in<br />

questa zona sono aumentati raggiungendo<br />

gli 85.000 capi.<br />

Le misure correttive adottate sono<br />

state affidate al piano di tutela che ha<br />

terminato il suo percorso a fine dicembre<br />

<strong>del</strong> 2009. Un percorso lungo, che

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