Tutela ambientale del Lago Trasimeno - ARPA Umbria
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1 . S t a t o d e l l e c o n o s c e n z e<br />
6 3<br />
compongono. Dal quadro conoscitivo<br />
è emerso come il lago <strong>Trasimeno</strong> sia<br />
caratterizzato da un ricco complesso di<br />
habitat di notevole rilevanza naturalistica<br />
e da una buona biodiversità, ma anche<br />
come siano presenti molti elementi di<br />
rischio che indicano una situazione di<br />
marcata vulnerabilità <strong>del</strong>l’ecosistema<br />
lacustre.<br />
Un discorso a parte merita la situazione<br />
<strong>del</strong> canneto, oggetto di numerosi<br />
dibattiti, anche contrastanti, nel corso<br />
degli anni. Tra i molteplici studi esistenti<br />
sull’argomento, in questa sede<br />
sono stati presi in considerazione due<br />
lavori riguardanti lo stato <strong>del</strong>la vegetazione<br />
elofitica e le tecniche di gestione<br />
più appropriate: “Utilizzo <strong>del</strong> GIS nella valutazione<br />
spazio temporale <strong>del</strong>la vegetazione palustre<br />
in un settore <strong>del</strong> lago <strong>Trasimeno</strong> in relazione ai fattori<br />
antropici” (Venanzoni e Rampiconi,<br />
2001), “Intervento di riqualificazione <strong>del</strong> canneto<br />
per la conservazione <strong>del</strong>la biodiversità <strong>del</strong> lago<br />
<strong>Trasimeno</strong>” (Venanzoni et al., 2008).<br />
Nella prima indagine, risalente al<br />
2001, Venanzoni e Rampiconi hanno<br />
effettuato uno studio pilota in un’area<br />
<strong>del</strong>la lunghezza di circa 4 km compresa<br />
tra Castiglione <strong>del</strong> <strong>Lago</strong> e Borghetto di<br />
Tuoro. Obiettivo <strong>del</strong> lavoro era quello<br />
di valutare le trasformazioni subite dalle<br />
zone colonizzate dai canneti e dai prati<br />
umidi nel periodo compreso tra il 1957<br />
e il 1994.<br />
Gli autori hanno notato che nel<br />
1957 la fascia elofitica veniva descritta<br />
come un’area estesa per 50 ettari e ricca<br />
di associazioni vegetali ben articolate e<br />
comprensiva di prati umidi. Nel 1972<br />
il fragmiteto aveva guadagnato terreno,<br />
estendendosi per circa 78 ettari lungo<br />
la fascia costiera in modo omogeneo.<br />
L’espansione era dovuta all’aumentato<br />
livello <strong>del</strong>le acque che aveva spinto il<br />
canneto sia verso il lago (con la scomparsa<br />
<strong>del</strong>la spiaggia antistante) che verso<br />
l’area occupata dai prati umidi, ridimensionata<br />
pesantemente dato che tali<br />
formazioni erano impossibilitate ad<br />
arretrare per l’avanzamento dei campi<br />
coltivati. Nel 1994, infine, la vegetazione<br />
palustre presentava la minore estensione<br />
registrata nei tre periodi, pari a 44,5<br />
ettari. La vegetazione elofitica, infatti,<br />
non poteva svilupparsi all’interno<br />
<strong>del</strong>lo specchio lacustre a causa <strong>del</strong>l’innalzamento<br />
<strong>del</strong> livello <strong>del</strong>le acque, né,<br />
tantomeno, verso la terraferma dove i<br />
campi coltivati avevano continuato ad<br />
espandersi; a questo punto i prati umidi<br />
e di transizione erano definitivamente<br />
scomparsi.<br />
A conclusione <strong>del</strong> lavoro gli autori<br />
hanno rimarcato l’importanza di ripristinare,<br />
almeno in parte, le aree umide<br />
prative, ambienti di transizione particolarmente<br />
importanti per la tutela <strong>del</strong>la<br />
biodiversità. La possibilità di recuperare<br />
tali formazioni senza eccessivo impegno<br />
era stata dimostrata da uno studio<br />
sperimentale condotto da Apruzzese e<br />
al. tra il 1998 e il 2000 a Castiglione<br />
<strong>del</strong> lago; l’autore, tenendo sotto osservazione<br />
un’area sottratta alle coltivazioni<br />
agricole, aveva potuto constatare una<br />
progressiva ricolonizzazione spontanea<br />
di specie floristiche e vegetazionali tipiche<br />
dei prati umidi.<br />
Nel secondo lavoro (Venanzoni et al.,<br />
2008 “Intervento di riqualificazione <strong>del</strong><br />
canneto per la conservazione <strong>del</strong>la biodiversità<br />
<strong>del</strong> lago <strong>Trasimeno</strong>” su commissione<br />
<strong>del</strong>la Provincia di Perugia), è<br />
stato effettuato uno studio sullo stato<br />
di conservazione <strong>del</strong> canneto. Infatti<br />
da tempo vi erano state segnalazioni<br />
riguardanti alcuni sintomi di sofferenza<br />
a carico <strong>del</strong>l’ecosistema (scarsa vitalità<br />
<strong>del</strong> canneto e modesta ricolonizzazione<br />
<strong>del</strong>le aree spondali venute in superficie<br />
nei periodi di crisi idrica). In particolare<br />
si voleva verificare se la Phragmites<br />
australis fosse andata incontro a fenomeni<br />
di declino e moria assimilabili alla sin-