Tutela ambientale del Lago Trasimeno - ARPA Umbria
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1 1 4 A r p a U m b r i a 2 0 1 2<br />
6.4. Risultati <strong>del</strong>lo studio<br />
L’analisi multivariata basata sul confronto<br />
dei parametri macromorfologici<br />
ha evidenziato che nelle 19 stazioni<br />
indagate il canneto si presenta in condizioni<br />
di conservazione diversificate,<br />
raggruppabili in quattro cluster principali,<br />
composti dai plot aventi un grado di<br />
appartenenza maggiore di 0,39 (tab. 1).<br />
Le differenze riscontrate a carico dei<br />
vari parametri nei diversi siti di campionamento<br />
sono risultate statisticamente<br />
significative nell’identificazione di queste<br />
tre tipologie (Gigante et al., 2011a).<br />
Un gruppo di stazioni (Cluster 2) presenta<br />
buone condizioni di sviluppo, accrescimento<br />
rigoglioso, assenza di anomalie<br />
morfologiche. Si tratta <strong>del</strong>le aree di<br />
campionamento ubicate nei siti di Borghetto,<br />
Passignano, Rio Pescia, Porto di<br />
Panicarola che possono essere ritenute<br />
in uno stato ottimale. Un secondo gruppo<br />
di plot (Cluster 3) si riferisce a canneti<br />
in condizioni intermedie, con presenza<br />
di modeste anomalie nei parametri<br />
di accrescimento (soprattutto a carico<br />
<strong>del</strong>l’altezza dei culmi), assenza di clumping<br />
ma presenza di apici morti, talora<br />
anche piuttosto marcata. Questa situazione<br />
definibile come ‘intermedia’ è<br />
stata rilevata prevalentemente nei siti di<br />
Poggio di Braccio e Castiglion <strong>del</strong> <strong>Lago</strong>,<br />
oltre a tre casi isolati rinvenuti a Borghetto,<br />
Passignano e S. Savino. Infine,<br />
i restanti due gruppi di stazioni (Cluster 1<br />
e 4) si presentano in uno stato di forte<br />
degrado caratterizzato da valori molto<br />
anomali per tutti i parametri considerati:<br />
culmi di dimensioni ridotte sia in<br />
altezza che in diametro, tassi di accrescimento<br />
significativamente inferiori,<br />
tassi di fioritura bassi, presenza massiccia<br />
di clumping, apici morti e anomalie<br />
nell’apparato radicale (Figure 2 e 3). Si<br />
tratta <strong>del</strong>la quasi totalità <strong>del</strong>le stazioni<br />
ubicate nell’area La Valle di S. Savino.<br />
Dal confronto con i dati di letteratura si<br />
può affermate che il canneto ubicato in<br />
quest’area manifesta una marcata condizione<br />
di die-back.<br />
Alla luce <strong>del</strong>le indagini effettuate,<br />
quindi, il fenomeno di moria <strong>del</strong>la cannuccia<br />
risulta particolarmente accentuato<br />
lungo le sponde sud-orientali<br />
<strong>del</strong>lo specchio d’acqua. A conferma di<br />
tale risultato, contribuisce l’osservazione<br />
di come questo settore <strong>del</strong> lago sia<br />
stato interessato negli ultimi decenni da<br />
intensi fenomeni di ritiro, frammentazione<br />
e scomparsa <strong>del</strong> canneto. Nella<br />
metà degli anni ’50 l’area era occupata<br />
da un amplissima fascia di vegetazione<br />
palustre (Granetti 1965), evidente anche<br />
nelle foto aeree <strong>del</strong>l’epoca. La sovrapposizione<br />
di immagini ortofotogrammetriche<br />
relative ad epoche diverse, ha<br />
consentito di evidenziare e stimare la<br />
perdita di superficie subita dal canneto,<br />
come riportato nella fig. 4. Attualmente<br />
in questa zona la vegetazione palustre<br />
a Phragmites australis risulta drasticamente<br />
ridotta in estensione e fortemente<br />
frammentata (Filipponi et al. 2010).<br />
Per quanto riguarda gli aspetti floristico-vegetazionali,<br />
dalle indagini effettuate<br />
è emerso come il fenomeno <strong>del</strong><br />
die-back risulti associato ad un’estrema<br />
povertà floristica; i canneti in declino<br />
risultano quasi sempre monospecifici,<br />
ovvero composti da un’unica specie<br />
vascolare: la cannuccia. Va detto che i<br />
canneti sono fitocenosi generalmente<br />
povere di specie; raramente ospitano<br />
più di 15-20 entità floristiche ed al confronto<br />
con altre comunità vegetali (quali<br />
ad esempio le praterie aride secondarie,<br />
composte da molte decine di specie),<br />
possono essere ritenute comunità<br />
tipicamente paucispecifiche (Venanzoni<br />
e Gigante 2000). Tuttavia, in condizioni<br />
di naturalità essi rappresentano<br />
un habitat per varie entità floristiche di<br />
ambiente palustre, in alcuni casi anche<br />
di grade pregio naturalistico. A tale pro-