Tutela ambientale del Lago Trasimeno - ARPA Umbria
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ne sono in Europa centrale e sulle isole<br />
Azzorre, ma non negli altri Paesi mediterranei.<br />
I laghi vulcanici <strong>del</strong>le Azzorre<br />
inoltre sono tutti poco profondi (meno<br />
di 15 metri), mentre quelli italiani sono<br />
molto profondi (fino a 170 m).<br />
Tolti questi casi molto particolari,<br />
nell’intero GIG mediterraneo resta un<br />
numero di laghi significativi (cioè con<br />
superficie maggiore di 0,5 km 2 ) troppo<br />
modesto per un trattamento statistico<br />
dei dati e per la ricerca di un numero<br />
sufficiente di siti di riferimento.<br />
Per questo motivo il GIG mediterraneo<br />
ha svolto l’intercalibrazione basandosi<br />
esclusivamente sugli invasi ed utilizzando<br />
indici costruiti per gli invasi. In<br />
questo modo è stato possibile trovare un<br />
numero sufficiente di ambienti, anche<br />
se non si è potuto ovviare alla scarsità di<br />
siti di riferimento.<br />
I problemi ancora aperti per i laghi<br />
mediterranei sono quindi diversi:<br />
• verificare la validità nei laghi naturali<br />
mediterranei degli indici utilizzati<br />
per gli invasi mediterranei o per i<br />
laghi naturali alpini;<br />
• verificare l’effetto <strong>del</strong>la variabilità<br />
meteoclimatica interannuale sulle<br />
classificazioni di qualità;<br />
• individuare idonei siti di riferimento<br />
e definire di conseguenza i limiti<br />
di classe.<br />
Infatti, nella Decisione <strong>del</strong>la Commissione<br />
Europea <strong>del</strong> 30 ottobre 2008<br />
che riporta i valori <strong>del</strong>le classificazioni<br />
dei sistemi di monitoraggio degli Stati<br />
membri risultanti dall’esercizio di<br />
intercalibrazione, l’unico valore che<br />
riguarda i laghi mediterranei italiani è il<br />
valore degli indici relativi al fitoplancton<br />
per invasi profondi, di grandi dimensioni<br />
e giacenti in un bacino imbrifero<br />
di natura calcarea.<br />
L’attività di definizione dei metodi e<br />
dei limiti di classe è ancora in corso, con<br />
un secondo turno di intercalibrazione<br />
che terminerà nel 2011, ma che non ha<br />
dato modo di individuare un gruppo<br />
omogeneo di laghi naturali mediterranei<br />
condiviso tra diversi Stati membri.<br />
Nel frattempo in Italia la Direttiva<br />
quadro è stata parzialmente recepita con<br />
diversi strumenti legislativi:<br />
• il Decreto Legislativo 152/99 che ha<br />
anticipato parte dei contenuti <strong>del</strong>la<br />
Direttiva Quadro sulle Acque, in<br />
particolare per quanto riguarda la<br />
definizione dei bacini idrografici;<br />
• il Decreto Legislativo 152/06 che<br />
recepisce formalmente la Direttiva;<br />
• il Decreto Ministeriale 131/08 che<br />
introduce i criteri per suddividere<br />
i corpi idrici in tipi omogenei che<br />
presumibilmente condividono le<br />
stesse condizioni di riferimento;<br />
• il Decreto Ministeriale 56/09<br />
che definisce gli obblighi di<br />
monitoraggio;<br />
• il Decreto Ministeriale 260/10 che<br />
definisce i metodo di classificazione<br />
e i limiti <strong>del</strong>le classi di qualità.<br />
Inoltre l’Istituto Superiore per la Ricerca<br />
Ambientale (ISPRA), in collaborazione<br />
con le Agenzie regionali e provinciali<br />
per l’ambiente e con i principali<br />
Enti di ricerca pubblici nazionali (Consiglio<br />
Nazionale <strong>del</strong>le Ricerche, ENEA,<br />
Istituto Superiore di Sanità) ha definito<br />
le metodiche di monitoraggio e pubblicato<br />
appositi manuali.