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Tutela ambientale del Lago Trasimeno - ARPA Umbria

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3 3 6 A r p a U m b r i a 2 0 1 2<br />

ne sono in Europa centrale e sulle isole<br />

Azzorre, ma non negli altri Paesi mediterranei.<br />

I laghi vulcanici <strong>del</strong>le Azzorre<br />

inoltre sono tutti poco profondi (meno<br />

di 15 metri), mentre quelli italiani sono<br />

molto profondi (fino a 170 m).<br />

Tolti questi casi molto particolari,<br />

nell’intero GIG mediterraneo resta un<br />

numero di laghi significativi (cioè con<br />

superficie maggiore di 0,5 km 2 ) troppo<br />

modesto per un trattamento statistico<br />

dei dati e per la ricerca di un numero<br />

sufficiente di siti di riferimento.<br />

Per questo motivo il GIG mediterraneo<br />

ha svolto l’intercalibrazione basandosi<br />

esclusivamente sugli invasi ed utilizzando<br />

indici costruiti per gli invasi. In<br />

questo modo è stato possibile trovare un<br />

numero sufficiente di ambienti, anche<br />

se non si è potuto ovviare alla scarsità di<br />

siti di riferimento.<br />

I problemi ancora aperti per i laghi<br />

mediterranei sono quindi diversi:<br />

• verificare la validità nei laghi naturali<br />

mediterranei degli indici utilizzati<br />

per gli invasi mediterranei o per i<br />

laghi naturali alpini;<br />

• verificare l’effetto <strong>del</strong>la variabilità<br />

meteoclimatica interannuale sulle<br />

classificazioni di qualità;<br />

• individuare idonei siti di riferimento<br />

e definire di conseguenza i limiti<br />

di classe.<br />

Infatti, nella Decisione <strong>del</strong>la Commissione<br />

Europea <strong>del</strong> 30 ottobre 2008<br />

che riporta i valori <strong>del</strong>le classificazioni<br />

dei sistemi di monitoraggio degli Stati<br />

membri risultanti dall’esercizio di<br />

intercalibrazione, l’unico valore che<br />

riguarda i laghi mediterranei italiani è il<br />

valore degli indici relativi al fitoplancton<br />

per invasi profondi, di grandi dimensioni<br />

e giacenti in un bacino imbrifero<br />

di natura calcarea.<br />

L’attività di definizione dei metodi e<br />

dei limiti di classe è ancora in corso, con<br />

un secondo turno di intercalibrazione<br />

che terminerà nel 2011, ma che non ha<br />

dato modo di individuare un gruppo<br />

omogeneo di laghi naturali mediterranei<br />

condiviso tra diversi Stati membri.<br />

Nel frattempo in Italia la Direttiva<br />

quadro è stata parzialmente recepita con<br />

diversi strumenti legislativi:<br />

• il Decreto Legislativo 152/99 che ha<br />

anticipato parte dei contenuti <strong>del</strong>la<br />

Direttiva Quadro sulle Acque, in<br />

particolare per quanto riguarda la<br />

definizione dei bacini idrografici;<br />

• il Decreto Legislativo 152/06 che<br />

recepisce formalmente la Direttiva;<br />

• il Decreto Ministeriale 131/08 che<br />

introduce i criteri per suddividere<br />

i corpi idrici in tipi omogenei che<br />

presumibilmente condividono le<br />

stesse condizioni di riferimento;<br />

• il Decreto Ministeriale 56/09<br />

che definisce gli obblighi di<br />

monitoraggio;<br />

• il Decreto Ministeriale 260/10 che<br />

definisce i metodo di classificazione<br />

e i limiti <strong>del</strong>le classi di qualità.<br />

Inoltre l’Istituto Superiore per la Ricerca<br />

Ambientale (ISPRA), in collaborazione<br />

con le Agenzie regionali e provinciali<br />

per l’ambiente e con i principali<br />

Enti di ricerca pubblici nazionali (Consiglio<br />

Nazionale <strong>del</strong>le Ricerche, ENEA,<br />

Istituto Superiore di Sanità) ha definito<br />

le metodiche di monitoraggio e pubblicato<br />

appositi manuali.

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