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Tutela ambientale del Lago Trasimeno - ARPA Umbria

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2 6 6 A r p a U m b r i a 2 0 1 2<br />

I nutrienti ed il carico organico <strong>del</strong>le<br />

reti fognarie, gli effluenti zootecnici<br />

e le pratiche agricole, il trasporto solido<br />

dagli affluenti, sono da affrontare<br />

in modo consapevole, nella logica <strong>del</strong>la<br />

pianificazione esistente (misure <strong>del</strong><br />

Piano di tutela, per prime), mirando a<br />

minimizzarne gli impatti, anche con le<br />

misure di contenimento alla veicolazione<br />

di tali inquinanti (es. stadio terziario<br />

di depurazione, riuso acque reflue,<br />

compostaggio effluenti zootecnici, fasce<br />

tampone e di protezione).<br />

Occorre essere consapevoli che<br />

alle criticità esterne si sommano quelle<br />

interne, naturali o meno che siano,<br />

conseguenza spesso <strong>del</strong>le modificazioni<br />

apportate dall’uomo al sistema (regolazione<br />

forzata dei livelli, invasioni di<br />

organismi non autoctoni, modifica<br />

<strong>del</strong>le zone spondali, mobilizzazione dei<br />

sedimenti per dragaggio).<br />

Il concetto fondamentale, che dovrà<br />

essere valutato sia per le scelte di risanamento,<br />

sia divenire condizionante<br />

nei criteri di valutazione ecologica<strong>ambientale</strong>,<br />

è quello che un lago laminare<br />

rappresenta una condizione particolare,<br />

molto distante da quella di laghi<br />

“profondi”, peraltro molto più fragile e<br />

suscettibile di criticità.<br />

Al tempo stesso però, essendo molto<br />

vicino alle caratteristiche di stagni e paludi<br />

o di zone umide “in senso lato”, è anche<br />

un serbatoio eccezionale di biodiversità e<br />

di risorse per la comunità che ci vive.<br />

E’ un ambiente che può degradarsi<br />

facilmente, mentre difficilmente riesce a<br />

recuperare, con un necessario equilibrio<br />

<strong>del</strong>le componenti biotiche che deve essere<br />

messo al centro di tutti gli altri aspetti.<br />

Da anni gli studiosi hanno sviluppato<br />

valutazioni e teorie su tali equilibri.<br />

Quelle più accreditate e che trovano<br />

maggiori conferme, si rifanno alla teoria<br />

dei laghi laminari, che considera la<br />

dominanza <strong>del</strong>le macrofite rispetto alle<br />

popolazioni fitoplanctoniche la condizione<br />

di massima qualità ecologica e<br />

ritiene perciò essenziale la conservazione<br />

di una comunità macrofitica diffusa<br />

e ben diversificata (Moss, 1988; Scheffer<br />

et al., 1993; Scheffer, 1998; Scheffer<br />

e Van Nes, 2007), che presuppone<br />

un contenuto livello trofico <strong>del</strong>le acque<br />

(sua condizione naturale, che non può<br />

essere oligotrofica, per le specificità<br />

idriche, morfologiche e climatiche).<br />

La presenza <strong>del</strong>la vegetazione acquatica<br />

(elofite spondali emergenti, idrofite<br />

sommerse radicate o galleggianti,<br />

macroalghe) è fondamentale per<br />

la competizione, diretta ed indiretta,<br />

esercitata nei confronti <strong>del</strong> fitoplancton<br />

nell’utilizzo dei nutrienti e <strong>del</strong>la luce.<br />

Inoltre, essa condiziona l’ecologia<br />

generale di un lago in molti altri modi:<br />

stabilizzando e ossigenando i sedimenti<br />

di fondo prevenendone la risospensione,<br />

limitando il carico interno dei<br />

nutrienti e la torbidità (Bartoli; capitolo<br />

16), fornendo rifugio giornaliero<br />

allo zooplancton che si nutre di microalghe<br />

e favorendo così un incremento<br />

<strong>del</strong>la trasparenza <strong>del</strong>l’acqua.<br />

Senza macrofite, le microalghe<br />

divengono dominanti.<br />

La teoria citata, ha proposto nel<br />

tempo due “mo<strong>del</strong>li ecologici” di riferimento<br />

(fig. 9):<br />

• un primo, detto degli stati alternativi<br />

stabili (Scheffer et al., 1993), ritiene<br />

che esistano due stati stabili alternativi,<br />

quello di acque limpide (buon<br />

stato ecologico) e quello di acque<br />

torbide (cattivo stato);<br />

• un secondo, evoluzione <strong>del</strong> primo, “di<br />

vari regimi alternativi” condizionati da<br />

clima, stagionalità, nutrienti, profondità<br />

e dimensioni <strong>del</strong> lago (Scheffer e<br />

Van Nes, 2007), ritiene che lo stato di<br />

acque limpide possa avere dinamiche<br />

di non equilibrio o effetti ciclici di<br />

passaggio da uno stato all’altro.

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