Tutela ambientale del Lago Trasimeno - ARPA Umbria
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anche ad opera di esperti ecologi di fama<br />
internazionale.<br />
Analizzando i lavori acquisiti è stato<br />
possibile ricostruire un quadro sull’evoluzione<br />
<strong>del</strong>la fauna ittica e <strong>del</strong>le attività<br />
di pesca correlate.<br />
Il <strong>Trasimeno</strong>, per le sue caratteristiche<br />
fisico-chimiche e morfologiche<br />
risulta colonizzato da una ricchissima<br />
vita animale e vegetale. È naturale, dunque,<br />
che l’abbondanza <strong>del</strong>la fauna ittica<br />
abbia dato vita ad una fiorente attività di<br />
pesca professionale; negli anni ’60 e ’70<br />
il pescato annuale ha più volte superato i<br />
10.000 quintali.<br />
Le informazioni esistenti, mostrano<br />
che le specie autoctone <strong>del</strong> lago originariamente<br />
erano limitate a sei: il luccio<br />
(Esox lucius L.), il cavedano (Leuciscus cephalus<br />
L.), la tinca (Tinca tinca L.), la scardola<br />
(Scardinius erythrophthalmus L.), l’anguilla<br />
(Anguilla anguilla L.) e la rovella o<br />
lasca (Rutilus rubilio Bp.). Quest’ultima si<br />
è estinta in tempi relativamente recenti,<br />
dato che figurava ancora nell’elenco<br />
<strong>del</strong>le specie censite da Moretti e Gianotti<br />
nel 1966. Le cause di tale scomparsa non<br />
sono <strong>del</strong> tutto chiare, ma sicuramente<br />
riconducibili a fenomeni di competizione-predazione<br />
dovuti all’immissione<br />
di specie alloctone (es. Lepomis gibbosus L.)<br />
e a mutamenti di tipo <strong>ambientale</strong> (Natali,<br />
1993). Per quanto riguarda il luccio,<br />
ritenuto autoctono, la tradizione vuole<br />
che sia stato immesso nel 1358 dai Senesi,<br />
nell’intento di danneggiare i Perugini,<br />
perché con la sua voracità distruggesse<br />
la fauna ittica <strong>del</strong> lago (Moretti,<br />
1977); tali riferimenti non trovano, tuttavia,<br />
fondamenti storici attendibili.<br />
Le profonde trasformazioni subite<br />
dalla comunità ittica sono legate a diversi<br />
fattori: variazioni naturali o indotte dalle<br />
attività di pesca (prelievi massicci <strong>del</strong>le<br />
specie commerciabili), pratiche di ripopolamento<br />
(pesca sportiva, amatoriale e<br />
professionale), introduzioni intenzionali<br />
o accidentali di nuove specie, mortalità<br />
dovute a fenomeni inquinanti. La<br />
carpa regina (Cyprinus carpio L.), ad esempio,<br />
sembra essere stata introdotta nel<br />
1710 (Stella, 1949) da parte <strong>del</strong> barone<br />
Ancaiani. Da allora la specie sarebbe<br />
entrata a far parte <strong>del</strong>la comunità ittica<br />
<strong>del</strong> lago <strong>Trasimeno</strong> (Moretti, 1977), che<br />
vide il numero <strong>del</strong>le specie salire a sette<br />
(compresa la rovella ora scomparsa). Nel<br />
1813 fu tentata l’introduzione <strong>del</strong>la trota<br />
fario (Salmo trutta L.), ovviamente senza<br />
successo, per l’incompatibilità <strong>del</strong>le<br />
condizioni ambientali <strong>del</strong> lago con le<br />
esigenze di tale specie (Moretti, 1977).<br />
L’anguilla, che un tempo giungeva al<br />
lago dal mare risalendo il Tevere, con<br />
cui l’emissario era in comunicazione<br />
attraverso i torrenti Caina e Nestore, è<br />
ormai da tempo ostacolata nella rimonta<br />
per l’abbassamento <strong>del</strong> livello <strong>del</strong> lago,<br />
non più comunicante con l’emissario.<br />
La sua presenza, comunque, è garantita<br />
da immissioni di esemplari giovani.<br />
A partire dal 1917, anno di istituzione<br />
<strong>del</strong> Consorzio Pesca ed Acquacoltura<br />
<strong>del</strong> <strong>Trasimeno</strong>, iniziarono ricorrenti e,<br />
talvolta, massicci interventi di ripopolamento<br />
volti a sostenere e potenziare<br />
l’attività di pesca professionale, anche<br />
attraverso l’introduzione di nuove specie<br />
ritenute di maggiore interesse economico.<br />
A partire dagli anni ’20 si sono<br />
susseguite con frequenza crescente le<br />
immissioni di persico sole, persico reale,<br />
gambusia e latterino.<br />
Negli anni ’60 si registrarono ulteriori<br />
cambiamenti: nel 1966 la comunità<br />
ittica <strong>del</strong> <strong>Trasimeno</strong> contava ben 17<br />
specie, di cui sei indigene, sette esotiche<br />
acclimatate e quattro esotiche non acclimatate<br />
(Moretti e Gianotti, 1966). Alcune<br />
specie esotiche sembravano giunte al<br />
lago in modo accidentale, ad esclusione<br />
<strong>del</strong> persico reale, <strong>del</strong>la carpa e <strong>del</strong>la<br />
gambusia, introdotte dai pescatori.<br />
In tab. 1 vengono riportati i censimenti<br />
effettuati nel tempo da vari<br />
autori.