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Tutela ambientale del Lago Trasimeno - ARPA Umbria

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5 6 A r p a U m b r i a 2 0 1 2<br />

anche ad opera di esperti ecologi di fama<br />

internazionale.<br />

Analizzando i lavori acquisiti è stato<br />

possibile ricostruire un quadro sull’evoluzione<br />

<strong>del</strong>la fauna ittica e <strong>del</strong>le attività<br />

di pesca correlate.<br />

Il <strong>Trasimeno</strong>, per le sue caratteristiche<br />

fisico-chimiche e morfologiche<br />

risulta colonizzato da una ricchissima<br />

vita animale e vegetale. È naturale, dunque,<br />

che l’abbondanza <strong>del</strong>la fauna ittica<br />

abbia dato vita ad una fiorente attività di<br />

pesca professionale; negli anni ’60 e ’70<br />

il pescato annuale ha più volte superato i<br />

10.000 quintali.<br />

Le informazioni esistenti, mostrano<br />

che le specie autoctone <strong>del</strong> lago originariamente<br />

erano limitate a sei: il luccio<br />

(Esox lucius L.), il cavedano (Leuciscus cephalus<br />

L.), la tinca (Tinca tinca L.), la scardola<br />

(Scardinius erythrophthalmus L.), l’anguilla<br />

(Anguilla anguilla L.) e la rovella o<br />

lasca (Rutilus rubilio Bp.). Quest’ultima si<br />

è estinta in tempi relativamente recenti,<br />

dato che figurava ancora nell’elenco<br />

<strong>del</strong>le specie censite da Moretti e Gianotti<br />

nel 1966. Le cause di tale scomparsa non<br />

sono <strong>del</strong> tutto chiare, ma sicuramente<br />

riconducibili a fenomeni di competizione-predazione<br />

dovuti all’immissione<br />

di specie alloctone (es. Lepomis gibbosus L.)<br />

e a mutamenti di tipo <strong>ambientale</strong> (Natali,<br />

1993). Per quanto riguarda il luccio,<br />

ritenuto autoctono, la tradizione vuole<br />

che sia stato immesso nel 1358 dai Senesi,<br />

nell’intento di danneggiare i Perugini,<br />

perché con la sua voracità distruggesse<br />

la fauna ittica <strong>del</strong> lago (Moretti,<br />

1977); tali riferimenti non trovano, tuttavia,<br />

fondamenti storici attendibili.<br />

Le profonde trasformazioni subite<br />

dalla comunità ittica sono legate a diversi<br />

fattori: variazioni naturali o indotte dalle<br />

attività di pesca (prelievi massicci <strong>del</strong>le<br />

specie commerciabili), pratiche di ripopolamento<br />

(pesca sportiva, amatoriale e<br />

professionale), introduzioni intenzionali<br />

o accidentali di nuove specie, mortalità<br />

dovute a fenomeni inquinanti. La<br />

carpa regina (Cyprinus carpio L.), ad esempio,<br />

sembra essere stata introdotta nel<br />

1710 (Stella, 1949) da parte <strong>del</strong> barone<br />

Ancaiani. Da allora la specie sarebbe<br />

entrata a far parte <strong>del</strong>la comunità ittica<br />

<strong>del</strong> lago <strong>Trasimeno</strong> (Moretti, 1977), che<br />

vide il numero <strong>del</strong>le specie salire a sette<br />

(compresa la rovella ora scomparsa). Nel<br />

1813 fu tentata l’introduzione <strong>del</strong>la trota<br />

fario (Salmo trutta L.), ovviamente senza<br />

successo, per l’incompatibilità <strong>del</strong>le<br />

condizioni ambientali <strong>del</strong> lago con le<br />

esigenze di tale specie (Moretti, 1977).<br />

L’anguilla, che un tempo giungeva al<br />

lago dal mare risalendo il Tevere, con<br />

cui l’emissario era in comunicazione<br />

attraverso i torrenti Caina e Nestore, è<br />

ormai da tempo ostacolata nella rimonta<br />

per l’abbassamento <strong>del</strong> livello <strong>del</strong> lago,<br />

non più comunicante con l’emissario.<br />

La sua presenza, comunque, è garantita<br />

da immissioni di esemplari giovani.<br />

A partire dal 1917, anno di istituzione<br />

<strong>del</strong> Consorzio Pesca ed Acquacoltura<br />

<strong>del</strong> <strong>Trasimeno</strong>, iniziarono ricorrenti e,<br />

talvolta, massicci interventi di ripopolamento<br />

volti a sostenere e potenziare<br />

l’attività di pesca professionale, anche<br />

attraverso l’introduzione di nuove specie<br />

ritenute di maggiore interesse economico.<br />

A partire dagli anni ’20 si sono<br />

susseguite con frequenza crescente le<br />

immissioni di persico sole, persico reale,<br />

gambusia e latterino.<br />

Negli anni ’60 si registrarono ulteriori<br />

cambiamenti: nel 1966 la comunità<br />

ittica <strong>del</strong> <strong>Trasimeno</strong> contava ben 17<br />

specie, di cui sei indigene, sette esotiche<br />

acclimatate e quattro esotiche non acclimatate<br />

(Moretti e Gianotti, 1966). Alcune<br />

specie esotiche sembravano giunte al<br />

lago in modo accidentale, ad esclusione<br />

<strong>del</strong> persico reale, <strong>del</strong>la carpa e <strong>del</strong>la<br />

gambusia, introdotte dai pescatori.<br />

In tab. 1 vengono riportati i censimenti<br />

effettuati nel tempo da vari<br />

autori.

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