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Tutela ambientale del Lago Trasimeno - ARPA Umbria

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2 4 8 A r p a U m b r i a 2 0 1 2<br />

bacino o ancora agli effetti di una parte<br />

importante <strong>del</strong>la componente ittica<br />

che ne facilita il rilascio (Chakrabarty<br />

e Das, 2007). Esistono diversi approcci<br />

sperimentali per verificare se i sedimenti<br />

rilasciano proporzionalmente<br />

più fosforo all’acqua rispetto all’azoto<br />

o alla silice; basterebbe effettuare <strong>del</strong>le<br />

incubazioni di carote intatte e misurare<br />

i tassi di riciclo dei tre elementi. Esistono<br />

anche diversi sistemi per il calcolo<br />

<strong>del</strong> bilancio dei tre elementi a livello<br />

di bacino, in modo tale da quantificare<br />

con precisione le pressioni complessive<br />

e, all’interno di queste, identificare le<br />

principali sorgenti di inquinamento al<br />

lago. I carichi di origine diffusa devono<br />

per forza essere stimati in base alle<br />

caratteristiche dei suoli e alle colture<br />

prevalenti mentre i carichi di origine<br />

puntiforme possono essere quantificati<br />

e monitorati in dettaglio, mediante<br />

prelievi, analisi chimiche e misure di<br />

portata degli immissari. Nell’ottica <strong>del</strong><br />

risanamento <strong>del</strong> sistema lacustre, sarà<br />

necessario pianificare interventi per la<br />

riduzione di entrambi gli apporti diffusi<br />

e puntiformi al lago. Occorre adeguare<br />

il livello dei nutrienti alla capacità<br />

metabolica <strong>del</strong> sistema originario, colonizzato<br />

da macrofite sommerse e caratterizzato<br />

da acque limpide.<br />

Analisi attuali e retrospettive <strong>del</strong><br />

bacino mediante telerilevamento consentono<br />

inoltre di valutare i cambiamenti<br />

più significativi a livello di paesaggio<br />

così come di pianificare interventi a<br />

protezione <strong>del</strong> corpo idrico mediante il<br />

ripristino, ove possibile, di fasce vegetate<br />

riparie.<br />

La transizione di un sistema torbido<br />

verso un sistema con acque trasparenti<br />

impone un efficace controllo dei carichi<br />

inquinanti e può essere supportato<br />

da interventi quali la reintroduzione<br />

progressiva di macrofite sommerse. Il<br />

trapianto <strong>del</strong>le fanerogame deve seguire<br />

una serie di prove pilota in laboratorio<br />

in cui vengono scelte le macrofite che<br />

meglio si adattano ai sedimenti <strong>del</strong> lago<br />

<strong>Trasimeno</strong> e sono in grado di effettuare<br />

fotosintesi alle basse intensità luminose<br />

tipiche degli ambienti con acque<br />

torbide.<br />

Fig. 6.<br />

Bilancio stagionale di tre gas (ossigeno, anidride carbonica<br />

e metano) in una porzione di sedimento colonizzato<br />

da macrofite radicate sommerse (sinistra) e in una<br />

porzione di sedimento senza vegetazione. Si tratta di<br />

un substrato organico, paragonabile a quello <strong>del</strong> lago<br />

<strong>Trasimeno</strong>, con un tenore di sostanza organica elevato,<br />

pari al 10%. La presenza <strong>del</strong>la macrofita rende il sistema<br />

bentonico una sorgente per l’ossigeno disciolto e una<br />

trappola per metano e anidride carbonica (oltre che<br />

per l’azoto ed il fosforo). Al contrario, i sedimenti senza<br />

piante sono nettamente eterotrofi e rigenerano grandi<br />

quantità di CO 2 e CH 4 , oltre ad azoto ammoniacale e<br />

fosforo ortofosfato (Ribaudo et al., 2011)

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