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Tutela ambientale del Lago Trasimeno - ARPA Umbria

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1 . S t a t o d e l l e c o n o s c e n z e<br />

5 9<br />

zione <strong>del</strong>la direttiva quadro sulle acque<br />

CEE 2000/60, che prevede l’utilizzo<br />

<strong>del</strong>le specie ittiche quali indicatori <strong>del</strong>lo<br />

“stato di salute” dei laghi.<br />

In secondo luogo, si auspica una<br />

maggiore sensibilizzazione sulle problematiche<br />

causate dai ripopolamenti,<br />

spingendo gli enti preposti a tale pratica<br />

e gli operatori dedicati alla pesca sportiva<br />

e professionale ad adottare sistemi<br />

gestionali <strong>del</strong>le risorse ittiche più idonei<br />

alla salvaguardia sia degli ecosistemi<br />

<strong>del</strong> <strong>Trasimeno</strong> che dei loro stessi interessi<br />

economici.<br />

2.8 Le comunità macrofitiche<br />

<strong>del</strong> lago <strong>Trasimeno</strong><br />

Le fitocenosi che colonizzano lo specchio<br />

d’acqua e le sponde <strong>del</strong> <strong>Trasimeno</strong><br />

rivestono un ruolo fondamentale all’interno<br />

<strong>del</strong>l’intero ecosistema lacuale fornendo<br />

riparo, habitat, nicchie ed ecotoni<br />

alla fauna acquatica e terrestre. Diversi<br />

studi ed indagini hanno contribuito<br />

a fotografare lo stato <strong>del</strong>la vegetazione<br />

lacustre nel corso degli anni, attraverso<br />

il rilevamento e censimento <strong>del</strong>le specie<br />

e associazioni vegetali presenti.<br />

I primi lavori reperibili sono stati<br />

effettuati nel 1895 da Cicioni e nel<br />

1913 da Barsali, in cui venivano censite<br />

le specie macrofitiche presenti in quei<br />

periodi. Nei decenni successivi non<br />

sono stati rinvenuti studi sistematici<br />

sulla vegetazione litoranea e sommersa,<br />

se non all’inizio degli anni ’60, in cui si<br />

inizia a valutare i percorsi evolutivi <strong>del</strong>la<br />

flora acquatica <strong>del</strong> <strong>Trasimeno</strong>.<br />

In un primo lavoro pubblicato da<br />

Di Giovanni nel 1961, al di là <strong>del</strong>le<br />

finalità che si proponeva (salvaguardia<br />

<strong>del</strong>le attività di pesca e navigazione),<br />

si metteva in luce come la flora lacustre<br />

nella seconda metà degli anni ’50<br />

avesse mostrato cambiamenti abbastanza<br />

repentini rispetto al decennio precedente,<br />

provocati da un brusco abbassamento<br />

<strong>del</strong> livello <strong>del</strong>le acque a causa di<br />

un periodo siccitoso. Tutto lo specchio<br />

lacustre era stato invaso da tappeti e praterie<br />

di idrofite costituiti soprattutto da<br />

erba rossa (Myriophyllum spicatum), favarolo<br />

(Potamogeton perfoliatus) e Chara <strong>del</strong>icatula.<br />

In concomitanza gli strati superficiali<br />

<strong>del</strong>le acque venivano colonizzati in<br />

modo cospicuo da specie planctoniche<br />

di cianobatteri, tra cui Oscillatoria sp.,<br />

Microcystis aeruginosa e Aphanizomenon ovalisporum.<br />

Oltre a ciò, il ridotto spessore<br />

<strong>del</strong>le acque nelle aree antistanti la zona<br />

riparia permetteva al canneto di penetrare<br />

all’interno <strong>del</strong>lo specchio lacustre<br />

allargando consistentemente la fascia<br />

<strong>del</strong>la vegetazione elofitica. A causa dei<br />

fenomeni di “impaludamento”, inoltre,<br />

veniva segnalato un aumento considerevole<br />

dei trampolieri che, cibandosi<br />

prevalentemente di pesce, sembravano<br />

costituire un’ulteriore minaccia per la<br />

fauna ittica. È interessante notare come<br />

l’insieme dei fenomeni fosse considerato<br />

estremamente negativo: da una parte<br />

promotore di degrado <strong>ambientale</strong>,<br />

dall’altra di intralcio agli interessi economici<br />

<strong>del</strong>le popolazioni rivierasche.<br />

Venivano, pertanto, accolti con favore<br />

gli interventi già effettuati dagli enti<br />

locali per il contenimento <strong>del</strong>la flora<br />

idrofitica (uso di diserbanti) o quelli<br />

ancora da effettuare (acquisto di mezzi<br />

meccanici come taglierine ecc.).<br />

Nel lavoro successivo pubblicato<br />

sempre nel 1961 l’autore ha messo in<br />

evidenza come l’allaccio di torrenti <strong>del</strong>la<br />

Valdichiana al lago avessero provocato<br />

una forte diminuzione <strong>del</strong>la trasparenza<br />

e, dopo qualche tempo, anche una<br />

regressione dei massicci insediamenti<br />

di piante acquatiche, determinandone<br />

l’impoverimento o la scomparsa in vaste<br />

aree lacuali. Il decremento più significativo<br />

veniva registrato per le specie<br />

Myriophyllum spicatum e Potamogeton perfoliatus,<br />

idrofite considerate invasive e dan-

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