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Tutela ambientale del Lago Trasimeno - ARPA Umbria

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A t t i d e l c o n v e g n o<br />

3 8 1<br />

ni di metri cubi. Quindi parliamo di<br />

valori molto importanti.<br />

Il quadro di riferimento prima è<br />

stato elaborato dal dottor Montagnoli,<br />

quindi superiamo quella parte, e andiamo<br />

ad analizzare quali misure sono state<br />

adottate negli anni di crisi. Dal 2003<br />

al 2005, quando la presidente <strong>del</strong>la<br />

Regione Maria Rita Lorenzetti è stata<br />

nominata commissario straordinario,<br />

sono stati effettuati tutta una serie di<br />

interventi, per una spesa totale, considerando<br />

l’arco di tempo 2003-2009,<br />

di circa 9 milioni 800 mila euro.<br />

Del PS2 (Piano stralcio per il <strong>Trasimeno</strong>),<br />

che è già stato trattato in altri<br />

interventi, è necessario ricordare che ci<br />

sono tutta una serie di attività previste e<br />

gran parte di queste sono state realizzate<br />

o quantomeno avviate, anche se non<br />

completate.<br />

La Provincia ha elaborato anche il<br />

progetto di sviluppo nell’area <strong>del</strong> <strong>Trasimeno</strong><br />

(PSAT) che individua una serie di<br />

assi di intervento, quali: la gestione <strong>del</strong><br />

bilancio idrico, l’attività agricola, ittica<br />

e di pesca, la pianificazione e quant’altro.<br />

In tutto sono otto gli interventi.<br />

Probabilmente potremmo ripartire<br />

proprio da PSAT e, eventualmente, svilupparlo<br />

e integrarlo anche alla luce <strong>del</strong><br />

piano <strong>del</strong> parco di cui parlava prima il<br />

dottor Montagnoli.<br />

Nell’ambito <strong>del</strong>le attività di gestione<br />

vere e proprie, anche insieme alla<br />

Regione <strong>Umbria</strong>, abbiamo individuato<br />

una serie di “famiglie” di interventi,<br />

che vanno dalla manutenzione <strong>del</strong>le aree<br />

spondali fino ai prelievi idrici. Questo<br />

perché le risorse sono sempre meno e<br />

alla luce <strong>del</strong>le ordinanze che sono già<br />

state emanate e <strong>del</strong>le risorse economiche<br />

messe a disposizione attraverso le ordinanze,<br />

l’idea era quella di individuare<br />

una serie di interventi pluriennali (3-5<br />

anni) nell’ambito di queste famiglie in<br />

modo di dare una continuità a queste<br />

opere. La manutenzione <strong>del</strong>le aree spondali<br />

è un’attività che fa prevalentemente<br />

la Comunità Montana, riguarda le zone<br />

antropizzate, le attività economiche, i<br />

paesi e quant’altro; è un lavoro molto<br />

complicato e viene fatto prevalentemente<br />

a mano. Si tratta <strong>del</strong>la pulizia generale<br />

<strong>del</strong>le zone per evitare che il problema di<br />

insetti, cattivi odori, ecc.<br />

Poi c’è l’approfondimento dei<br />

fondali e la manutenzione <strong>del</strong>le rotte<br />

di navigazione. L’approfondimento<br />

dei fondali rappresenta forse uno dei<br />

nodi principali per ciò che riguarda la<br />

manutenzione <strong>del</strong> lago <strong>Trasimeno</strong>, perché<br />

per quanto riguarda il dragaggio, la<br />

normativa non è chiara. Sono possibili<br />

due livelli di interpretazione, tutti e due<br />

legittimi. Uno, che è quello che abbiamo<br />

sposato noi, si riferisce all’art.185<br />

<strong>del</strong> D.Lgs.152/06, e prevede di escludere<br />

il materiale di dragaggio dal titolo<br />

IV, dai rifiuti, perché si tratta di materiale<br />

proveniente dalla manutenzione di<br />

canali di scolo, ecc. L’altra interpretazione,<br />

invece, sostiene che sul Decreto<br />

ministeriale <strong>del</strong> ’98 e comunque sui<br />

codici, il fango di dragaggio viene individuato<br />

come rifiuto.<br />

Questo è un problema non banale,<br />

perché se viene sposata la filosofia <strong>del</strong><br />

rifiuto, ancorché non inquinato, perché<br />

tutte le analisi che sono state fatte<br />

dimostrano che sostanzialmente si tratta<br />

di terreno sostanzialmente vegetale, il<br />

riutilizzo di questo materiale è vincolato<br />

a 4 categorie che vanno dal riempimento<br />

di terrapieni fino a sottofondi stradali.<br />

A seconda <strong>del</strong>l’interpretazione,<br />

quindi, il materiale avrà destinazioni<br />

e usi diversi. Ovviamente la flessibilità<br />

di utilizzo <strong>del</strong> materiale daragato permetterebbe<br />

un risparmio economico e<br />

<strong>ambientale</strong>. Questo è un problema non<br />

ancora risolto a livello nazionale, per<br />

cui anche noi siamo in questo limbo.<br />

Un problema simile, che è stato risolto

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