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Untitled - Fondazione Giovanni Agnelli

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ne Sovietica, che in seguito alla guerra rivoluzionaria si affermò quale<br />

nuova superpotenza nell’Oriente europeo, e in direzione degli Stati<br />

Uniti, che attraverso l’estensione mondiale del conflitto e la partecipazione<br />

internazionale al ristabilimento della pace definirono l’Europa<br />

come potenza di secondo piano.<br />

Nel periodo tra le due guerre l’Europa divenne focolaio di crisi,<br />

mentre dittature aspiravano al predominio continentale. Non esercitava<br />

più influenza politico-storica, come avveniva nelle colonie, ma si<br />

atrofizzò, diventando teatro della rivalità fra nazioni che ambivano<br />

all’egemonia sull’Europa stessa. Da questa condizione di sede delle<br />

mire distruttive di altri (in primo luogo dei paesi europei fascisti o comunisti,<br />

in secondo luogo delle superpotenze) l’Europa non riuscì a<br />

uscire neanche dopo il 1945. Certo si arrivò alla fondazione della comunità<br />

europea, che peraltro rappresenta poco più di una riassicurazione<br />

formale rispetto una perdita completa di significato. La storia è<br />

stata e viene fatta, cosi fanno concordemente intendere i libri di storia,<br />

altrove: nel Terzo Mondo. Quelle che un tempo erano colonie hanno<br />

assunto l’eredità dell’Europa quale fattore innovativo della politica<br />

mondiale.<br />

L’analisi quantitativa e la suddivisione tematica dell’orientamento<br />

europeo (si vedano le tabb. 1-3) dimostrano che l’Europa è un argomento<br />

secondario in tutti i libri di storia, che a determinati paesi europei<br />

è attribuito un ruolo maggiore nello svolgersi degli eventi mondiali – ad<br />

esempio ai sistemi fascisti e comunisti più che alle democrazie – e che il<br />

numero di pagine o la quota di tematiche europee presi da soli ancora<br />

non dicono nulla su come l’Europa diventi un concetto pragmatico:<br />

come epitome del declino, come parola d’ordine per alleanze, come<br />

prospettiva per innovazione e cooperazione democratica. L’analisi ha<br />

mostrato altresì che l’Europa prima del 1945 significa qualcos’altro<br />

rispetto al significato che acquista nel dopoguerra: là un rianimarsi di<br />

nazionalismo e ambizioni di potenza, qui flebile ricerca di una<br />

cooperazione pragmatica dei deboli, sottotono rispetto alla storia e cosi<br />

apparentemente privi di significato al punto da giustificare che singoli<br />

paesi o aspetti dell’Europa vengano trattati occasionalmente. Dopo il<br />

1945 l’Europa, se mai è considerata, si limita a comparire quale scena<br />

della guerra fredda o come modello istituzionale di cooperazione e<br />

amministrazione, la comunità europea. Quindi, sebbene non si possa<br />

presupporre una corrispondenza diretta fra aspetti quantitativi e<br />

qualitativi, nella bassa quota dell’orientamento europeo nei libri di storia<br />

per il periodo successivo al 1945 si riflette una considerazione episodica<br />

dell’Europa.<br />

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