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Untitled - Fondazione Giovanni Agnelli

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pp. 290-99). All’inizio del primo di essi egli si sente – un po’ candidamente<br />

– in dovere di giustificare che nelle pagine successive parlerà<br />

spesso di guerre (Caocci, vol. II, 1990, p. 274):<br />

giacché la guerra, da che mondo è mondo, è sempre stata la negazione della<br />

civiltà: e noi, fin dallo scorso anno, ci siamo proposti di seguire e, soprattutto,<br />

di «capire» i progressi compiuti dall’uomo nel suo cammino di civiltà. Tuttavia<br />

non possiamo evitare di accennare a questi conflitti perché, anche attraverso<br />

essi, si è formata l’Europa moderna, nella quale viviamo e siamo chiamati a<br />

operare.<br />

Un esempio dell’impostazione europeistica del Caocci, all’interno di<br />

questi due capitoli, è il modo in cui presenta l’editto di Nantes, che egli<br />

sottrae alla dimensione della storia francese per attribuirgli un significato<br />

europeo, come tappa nel cammino della civiltà: «per la prima volta nella<br />

storia europea uno Stato affermava il principio della libertà di<br />

coscienza» (Caocci, vol. II, 1990, p. 292). Significativo è anche il titolo<br />

del capitolo XIX, dedicato all’Inghilterra: La rivoluzione inglese: un esempio<br />

per l’Europa (Caocci, vol. II, 1990, pp. 300-14).<br />

Negli altri manuali il riferimento all’Europa è meno frequente nei<br />

titoli dei capitoli o di paragrafi, ma di fatto nel testo vengono trattati in<br />

una dimensione europea tutti gli aspetti non strettamente politici: la<br />

cultura, l’arte, la scienza, la demografia, la finanza e l’economia. Cartiglia,<br />

ad esempio, riassume quest’ultimo aspetto in un capitolo, il<br />

XXVI, intitolato La nascita del capitalismo. L’economia europea tra il 1400 e il<br />

1750.<br />

I confini dell’Europa moderna non vengono discussi, a differenza di<br />

quanto avviene per quella medioevale. Tuttavia va rilevato che il baricentro<br />

della narrazione è nell’Europa occidentale: l’Europa settentrionale<br />

e quella orientale sono assai meno presenti, fino a sparire. Di<br />

queste due aree la nazione maggiormente presente è la Russia, benché<br />

quasi esclusivamente nel Settecento. Informazioni complessivamente<br />

sufficienti si hanno nel manuale delle Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori<br />

(Aa.Vv., vol. II, 1987, p. 251), come pure nel Cartiglia (vol. II,<br />

1989, pp. 300-1) e nel Brancati (vol. II, 1988, p. 218); quest’ultimo manuale,<br />

anzi, accenna anche a Ivan III e alla sua volontà di rivendicare<br />

l’eredità di Bisanzio, attribuendo a Mosca il titolo di «terza Roma»<br />

(Brancati, vol. II, 1988, p. 117). Calvani e Giardina (vol. II, 1987, pp.<br />

267-68) relegano invece la figura di Pietro il Grande ai margini<br />

dell’esposizione, in una delle schede intitolate Contemporaneamente,<br />

inserite di tanto in tanto alla fine dei capitoli per richiamare l’atten-<br />

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