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Untitled - Fondazione Giovanni Agnelli

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docenti debitamente formati, fornirebbe una piattaforma eccellente per<br />

sensibilizzare al futuro europeo. Sarebbe un bene che tale compito fosse<br />

valutato nella molteplicità delle sue ripercussioni e anche delle sue<br />

difficoltà. Sarebbe un buon mezzo per accrescere l’interesse verso una<br />

materia da cui gli allievi avranno sempre la tendenza a staccarsi se in<br />

essa vedono, a torto o a ragione, un mero elenco di istituti e di funzioni<br />

giuridiche; mentre la fondata speranza di suscitare effettivo interesse<br />

negli studenti consiste invece nella adeguata esposizione delle questioni<br />

alle quali è legato il funzionamento delle istituzioni stesse.<br />

L’approccio all’Europa come serie di storie potrebbe certo proporsi<br />

di ampliare l’informazione su diversi aspetti della vita politica,<br />

economica, sociale e culturale degli altri paesi alcuni dei quali sono quasi<br />

ignorati; essa dovrebbe tuttavia essere anche utilizzata per mettere in<br />

luce tutta la complessità delle identità cui quasi sempre si riferiscono le<br />

informazioni storiche, senza temere di insistere sulla loro ambiguità ma<br />

rilevandone invece il carattere provvisorio. Ciò dovrebbe in particolare<br />

portare a sottolineare gli aspetti contraddittori di un concetto come<br />

quello di identità nazionale spesso fissato nella definizione di<br />

caratteristiche immutabili, mentre esigerebbe piuttosto di essere colto<br />

come polivalente e mutevole. In questo campo il passaggio a concezioni<br />

meno rigide, meno forti di evidenze semplicistiche, è sicuramente<br />

indispensabile perché migliori la capacità di dialogo tra storie e culture<br />

più consapevoli della loro complessità e quindi meglio protette contro le<br />

pretese di specificità rivendicate troppo a buon mercato.<br />

È infine appena necessario dire che il terzo indirizzo sarebbe da ripensare<br />

profondamente, per evitare la vana ricerca di un senso<br />

unilaterale della storia europea e per rilevare invece le precauzioni<br />

richieste dall’interpretazione storica su scala sovranazionale. Non è<br />

irragionevole pensare che adottando questo punto di vista, lungi dallo<br />

scoraggiare i giovani con le incerte indicazioni di un passato indefinibile<br />

e inafferrabile, si possano mobilitare al meglio il loro interesse e la loro<br />

energia per i compiti a venire.<br />

Questi riorientamenti, nonostante l’ambizione, anzi l’astrazione, che<br />

alcuni sarebbero inclini a rimproverare loro, si collegano in realtà<br />

strettamente agli obiettivi e alla metodologia dei settori disciplinari<br />

considerati. Se l’educazione civica ha come obiettivo essenziale la formazione<br />

del cittadino, è naturale che essa si adoperi a sottolineare tutte<br />

le implicazioni di una costruzione europea che si situa tanto nel futuro<br />

quanto nel presente. Se dall’insegnamento della storia si possono<br />

trarre utili lezioni, è a condizione di combinare gli avvenimenti con le<br />

loro interpretazioni, ma anche di sottolineare la prudenza da adottare<br />

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