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Untitled - Fondazione Giovanni Agnelli

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no in proposito. Le ipotesi su una presunta superiorità culturale vengono<br />

confutate con una certa attenzione, spostando lo sguardo fuori<br />

d’Europa: sulla Cina, che nel Medioevo «aveva un livello di organizzazione<br />

sociale e di conoscenze scientifiche tali da far impallidire l’Europa<br />

al confronto» (Foa, Paolucci e Sofri, 1984, p. EG/2), e sul mondo<br />

arabo medievale, i cui scrittori «parlavano a volte dei paesi europei con<br />

lo stesso atteggiamento – un misto di ironia e di disgusto – con cui un<br />

inglese dello scorso secolo avrebbe parlato delle popolazioni all’interno<br />

dell’Africa» (Foa, Paolucci e Sofri, 1984, p. EG/2). Le cause<br />

dell’espansione europea sono dunque, secondo questo manuale, da<br />

ricercare altrove, in un insieme di «circostanze storiche favorevoli», che<br />

si trovarono a convergere fra Cinquecento e Novecento: una vigorosa<br />

rinascita economica dopo secoli di stagnazione, accompagnata dal<br />

sorgere del capitalismo (che spinse alla ricerca di nuovi mercati e di<br />

materie prime), da innovazioni tecnologiche e anche da motivi religiosi<br />

(«i missionari si accompagnarono quasi sempre ai mercanti»; Foa,<br />

Paolucci e Sofri, 1984, p. EG/3). Naturalmente non si trattò di<br />

un’operazione pacifica: «l’aggressività e la violenza fecero il resto» (Foa,<br />

Paolucci e Sofri, 1984, p. EG/3). Se contingenti sono state le cause<br />

dell’europeizzazione del mondo, concludono gli autori, anche i suoi<br />

effetti non vanno assolutizzati (Foa, Paolucci e Sofri, 1984, p. EG/3):<br />

Si trattò... di una parentesi nella storia del mondo, che si è già chiusa o si<br />

sta chiudendo... Del resto, anche i cinesi tennero sotto di sé per secoli, come<br />

stati vassalli, alcuni paesi confinanti, come il Vietnam o la Corea. E gli Arabi,<br />

dopo Maometto, acquistarono un impero che andava dalla Persia alla Spagna,<br />

che durò anch’esso per secoli e lasciò anch’esso tracce importanti nella lingua<br />

e nella cultura dei popoli assoggettati.<br />

Un giudizio interessante, ma poco argomentato: il parallelo con la<br />

sorte di altri grandi imperi infatti, benché suggestivo, non dà conto delle<br />

differenze fra questi e il colonialismo europeo né, soprattutto, tiene<br />

conto della differenza fra imperialismo politico-economico ed egemonia<br />

culturale, che pure era stata al centro proprio delle precedenti<br />

considerazioni sull’«europeizzazione» del mondo. A parte ciò,<br />

comunque, questo manuale colpisce positivamente per lo sforzo di superare<br />

il punto di vista eurocentrico.<br />

Assai diverso dai precedenti – tanto da risultare controcorrente – è<br />

un testo che sta acquistando importanti fette di mercato, il manuale<br />

pubblicato dalla Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori (Aa.Vv.,<br />

1991 2 ) 8 , in cui il problema dei confini storico-culturali o geografici<br />

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