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Untitled - Fondazione Giovanni Agnelli

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poteva chiedere di unificare le economie degli Stati europei senza «ridimensionarne» le<br />

prerogative politiche? Eppure Briand aveva il suo buon motivo. Come uomo politico,<br />

si rendeva conto che per il momento non poteva «spaventare» i vari nazionalismi che<br />

andavano affermandosi nel nostro continente, a cominciare dall’Italia; quindi, purché<br />

si iniziasse, si limitò a proporre qualcosa apparentemente di poco impegnativo:<br />

«Istituzione di un Mercato Comune per elevare il benessere sull’insieme dei territori della<br />

comunità europea, e organizzazione razionale della produzione e degli scambi europei attraverso la<br />

liberazione progressiva e la semplificazione della circolazione delle merci, dei capitali e delle persone».<br />

Per ora, perché il significato di queste parole possa essere pienamente apprezzato,<br />

sarà sufficiente sapere che – oggi – il nostro M.E.C. si propone esattamente gli stessi<br />

scopi!<br />

Il fascismo e l’«Antieuropa»<br />

Anche l’iniziativa di Aristide Briand era destinata a sfumare, almeno per il<br />

momento, perché era stata proposta senza tener conto della realtà europea: in molti<br />

dei paesi che avrebbero dovuto aderire al «mercato comune» si erano infatti imposte<br />

delle dittature fasciste; quindi, secondo l’esule socialista Filippo Turati, «non vi sarà mai<br />

un’Europa Unita fintanto che l’Europa conserverà nel suo seno quel cancro abominevole che, per<br />

sua ammissione, è e si vanta di essere l’Anti-Europa».<br />

In effetti, proprio nel 1929 era uscita in Italia una rivista intitolata Antieuropa.<br />

Questa definiva l’Europa di Briand «ebraica, evangelica, orientale, e quindi in assoluta antitesi<br />

con la concezione occidentale, eroica, antilivellatrice, ricca di forza, di sacrificio e di grandezza»: di<br />

conseguenza, proponeva l’ideale di un’Europa fascista da realizzarsi solo quando tutti<br />

gli Stati europei fossero diventati fascisti. Dall’opposta sponda, anche il comunista<br />

Leone Trotzkij (del quale si è già fatto cenno) sostenne la tesi dell’unificazione europea<br />

sotto un unico regime: a suo parere, infatti, il comunismo avrebbe dovuto realizzarsi in<br />

tutti i paesi europei, e solo allora si sarebbe potuto parlare di Stati Uniti Socialisti<br />

d’Europa.<br />

Non tutti, però, erano dello stesso parere.<br />

«Già in ogni parte d’Europa si assiste al germinare di una nuova coscienza, di una nuova<br />

nazionalità; e come, or sono settant’anni, un napoletano o un piemontese si fecero italiani non<br />

rinnegando l’esser loro anteriore, ma innalzandolo e risolvendolo in quel nuovo essere [italiani], cosi<br />

francesi, tedeschi, italiani e tutti gli altri si innalzeranno a europei: indirizzeranno i loro pensieri<br />

all’Europa e i loro cuori batteranno per lei, come prima per le patrie più piccole, non già dimenticate,<br />

ma meglio amate.<br />

Questo processo di unione europea, che è direttamente opposto alle competizioni dei nazionalismi e<br />

sta contro di essi, un giorno potrà liberarne completamente l’Europa».<br />

Queste parole di Benedetto Croce, scritte nel 1931, ci fanno intendere che,<br />

nonostante tutto, in Europa qualcosa comincia a muoversi per il verso giusto: ne<br />

avremo la piena conferma quando parleremo dell’«Idea di Europa» durante la Resistenza<br />

e nel secondo dopoguerra.<br />

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