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Untitled - Fondazione Giovanni Agnelli

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delle più grandi potenze del mondo» (Cartiglia, vol. III, 1989, p. 184).<br />

Proprio il Giappone, secondo Cartiglia, diede il primo colpo al mito<br />

dell’invincibilità degli europei, sconfiggendo la Russia: «Questo fatto<br />

produsse un’enorme impressione in tutto il mondo: dopo centinaia di<br />

anni crollava, per la prima volta, il mito dell’invincibilità dell’uomo.<br />

europeo; l’uomo giallo aveva sconfitto l’uomo bianco» (Cartiglia, vol.<br />

III, 1989, p. 184). Al declino dell’Europa dopo la prima guerra mondiale<br />

Cartiglia dedica un lungo brano dello storico M. Crouzet, che termina<br />

con queste parole (Cartiglia, vol. III, 1989, p. 234): «L’Europa, che ha<br />

perduto milioni di uomini e ha visto indebolirsi la propria capacità<br />

d’espansione, dovrà dunque dividere con gli Americani il dominio del<br />

mondo». Con la seconda guerra mondiale – conclude poi Cartiglia – il<br />

processo di declino si accentuò, con il consolidarsi degli Stati Uniti e<br />

dell’Unione sovietica come superpotenze e la decolonizzazione.<br />

Caocci non trascura affatto il contesto internazionale, ma insiste su<br />

una visione più interna del declino dell’Europa, coerentemente con tutta<br />

l’impostazione europeistica che lo contraddistingue. Nel corso del terzo<br />

volume egli continua a seguire la storia dell’idea di Europa, affermando<br />

che essa si rafforzò nella prima metà del secolo; a questo proposito<br />

ricorda i vari progetti di federazione politica, ad esempio quello del<br />

conte di Saint-Simon (Caocci, vol. III, 1990, p. 14), quello di Cattaneo e<br />

quello propugnato da un Congresso per la Pace tenuto nel 1849 a Parigi<br />

e presieduto da Victor Hugo e da Richard Cobden (Caocci, vol. III,<br />

1990, p. 85). Molta attenzione l’autore dedica anche alla posizione di<br />

Mazzini, che con la creazione della Giovine Europa aveva conciliato il<br />

concetto di nazionalità con l’europeismo, proprio attraverso il rifiuto<br />

dell’idea della superiorità di un popolo su un altro e l’affermazione che<br />

la nazione è un mezzo fra l’individuo e l’umanità (Caocci, vol. III, 1990,<br />

pp. 47-48). Dopo il 1848-49, tuttavia, secondo Caocci l’idea d’Europa<br />

subi una battuta d’arresto, a causa di «tre malefici “ismi”» (Caocci, vol.<br />

III, 1990, p. 85), cioè nazionalismo, imperialismo e colonialismo, che<br />

rappresentarono la degenerazione della cultura europea e il tradimento<br />

della sua missione storica, cioè l’unificazione. In un capitolo intitolato<br />

appunto L’Europa verso il disastro: i problemi del progresso Caocci (vol. III,<br />

1990, p. 184) spiega cosi questo processo:<br />

Durante l’Ottocento... si era combattuto a lungo in nome dell’indipendenza<br />

nazionale, e questo era giusto, perché ogni popolo ha il sacrosanto diritto<br />

di scegliersi la propria strada in piena libertà: ma l’indipendenza, se ri-<br />

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