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Untitled - Fondazione Giovanni Agnelli

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essere concepita soltanto come dinamica aperta all’evoluzione e come<br />

ricomposizione permanente delle sue componenti. Questo vale tanto per<br />

la persona come la concepiscono le diverse scuole psicologiche quanto<br />

per la nazione come è vista dalla storia. È beninteso questa relazione<br />

dell’identità con il movimento e il divenire, il suo passaggio incessante<br />

dalla dissoluzione alla ricomposizione che conferisce all’identità la<br />

complessità come carattere essenziale. E giunto il momento di rendersi<br />

conto chiaramente che l’apprendimento dell’identità è anche un<br />

apprendimento della complessità.<br />

Vi sono forti ragioni per pensare che le diverse iniziative alle quali può<br />

dar luogo la riflessione sulla dimensione europea forniscano occasioni<br />

eccellenti per avviare una didattica orientata in prospettiva europea.<br />

Piuttosto di cercare di isolare le storie europee nella loro diversità o di<br />

cogliere qualche elemento di base condivisibile, sarebbe probabilmente<br />

più fruttuoso e soprattutto più formativo insistere sui fattori che rendono<br />

cosi aleatoria la raccolta dei dati e delle testimonianze e sui limiti propri di<br />

ogni interpretazione. Non per professare uno scetticismo . generalizzato,<br />

ma per proteggere contro tutte le forme di legittimazione affrettate,<br />

deformate da pregiudizi, intolleranti che hanno cosi spesso offuscato la<br />

storia europea e che, stando a coloro che prevedono la rinascita dei<br />

nazionalismi (si veda ad esempio Minc, 1990), paiono di nuovo in<br />

agguato. Se ad esempio si vuole celebrare l’adesione manifestata<br />

dall’Europa in tutto il corso della sua storia al progresso della democrazia,<br />

è forse in prospettiva comparativa occorre coglierne le implicazioni più<br />

profonde.<br />

Se è vero infine che un’identità è tanto un progetto per l’avvenire<br />

quanto una meditazione sul passato, ci sono tutti gli elementi per ritenere<br />

che una riflessione sulla costruzione europea abbia una natura tale da<br />

incoraggiare gli sforzi in questo senso. Come ha osservato Edgar Morin<br />

(1987), il passato dell’Europa si annoda in tendenze contraddittorie<br />

perché è caratterizzato tanto da una preoccupazione di democrazia<br />

quanto da una tendenza al colonialismo o al totalitarismo, tanto<br />

dall’attaccamento al conservatorismo quanto dal legame con le forze di<br />

progresso. In mancanza quindi di un passato del tutto omogeneo,<br />

l’Europa guadagnerebbe a essere considerata soprattutto in prospettiva<br />

futura, come avvenire nel quale ognuno degli elementi possa trovare il<br />

proprio posto: non nella sicurezza illusoria di una giustificazione<br />

identitaria ma in un progetto dinamico. In tale prospettiva ognuno degli<br />

indirizzi presentati potrebbe essere utilizzato con frutto dopo alcuni<br />

riorientamenti più o meno marcati secondo i casi.<br />

L’educazione civica, dotata dello statuto che merita e insegnata da<br />

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