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Untitled - Fondazione Giovanni Agnelli

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dell’Impero romano: le terre che si estendevano al di là del Reno e del<br />

Danubio erano considerate regioni dell’Asia, dominio dei pastori nomadi.<br />

Nel Medio Evo si continuò a concepire l’Asia come la terra delle steppe e<br />

dei pastori e l’Europa come la terra dell’agricoltura e delle popolazioni sedentarie<br />

e cosi, man mano che le terre coltivate si allargavano verso oriente,<br />

si spostava in quella direzione anche il confine dell’Europa; verso il 1500-<br />

1600 questo era rappresentato da una linea che univa il Mar Bianco alla foce<br />

del fiume Tanai, l’odierno Don.<br />

Solo nel secolo scorso si giunse alla delimitazione riconosciuta ancora<br />

oggi come la più valida dal punto di vista fisico: il confine tra Europa e Asia<br />

coincide con lo spartiacque dei monti Urali e con il corso del fiume Ural fino<br />

al Caspio; tra questo e il Mar Nero il confine segue il fiume Manyc fino alla<br />

foce del Don.<br />

Questa lunga analisi non basta però a risolvere il problema, agli occhi<br />

degli autori del manuale. Il confine geografico – ultimo in ordine di<br />

tempo – cosi stabilito, non è secondo gli autori tanto netto da far<br />

superare una difficoltà di ordine storico-politico, cioè l’esistenza<br />

dell’Unione Sovietica, che si estende anche in Asia; pertanto, concludono,<br />

«i confini orientali del nostro continente risultano artificiosi»<br />

(Bacchi e Londrillo, 1987, p. 11).<br />

Propone invece una soluzione allo spinoso problema posto dall’esistenza<br />

dell’Unione Sovietica un altro manuale di geografia, quello redatto<br />

da Alida Ardemagni, Francesco Mambretti e <strong>Giovanni</strong> Silvera<br />

(1990), che occupa il terzo posto nella classifica delle adozioni. Anche in<br />

questo manuale si applica il criterio dello scontro fra contadini sedentari<br />

e pastori nomadi associato però, rispetto al Bacchi-Londrillo,<br />

all’elemento religioso: i contadini sono infatti cristiani mentre i pastori<br />

sono musulmani (Ardemagni, Mambretti e Silvera, 1990, p. 37). Tuttavia<br />

questo criterio, pur combinato quello geografico, cioè gli Urali e i fiumi<br />

già ricordati, non basta più. Infatti, affermano gli autori, già in passato<br />

«la Russia (questo è il nome dato alla regione più ampia dell’URSS<br />

europea) è sempre stato un territorio piuttosto periferico rispetto<br />

all’Europa, anche se molti elementi, come la lingua e la religione, fanno<br />

indubbiamente dei russi un popolo europeo» (Ardemagni, Mambretti e<br />

Silvera, 1990, p. 37). Nel corso del secolo attuale, poi, il paese sovietico<br />

«s’è sempre più “allontanato” dall’Europa» (Arde- magni, Mambretti e<br />

Silvera, 1990, p. 37). Il motivo di questo recente allontanamento,<br />

secondo gli autori, non è politico o culturale, ma economico, cioè la<br />

crescente importanza produttiva dei territori asiatici dell’Unione<br />

Sovietica. «Ma allora la Russia fa parte o no dell’Europa?»<br />

(Ardemagni, Mambretti e Silvera, 1990, p. 37), si chiedono a que-<br />

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