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Untitled - Fondazione Giovanni Agnelli

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sarebbe invece iniziato con la conquista araba, che avrebbe interrotto gli<br />

scambi nell’area mediterranea, innescando anche una grave crisi<br />

economica e spostando a nord il centro della cristianità, come dimostra<br />

il fatto che l’impero carolingio fu un impero continentale e non più<br />

marittimo, come l’impero romano. La seconda tesi nega invece che gli<br />

arabi siano stati gli artefici di questa rottura: la crisi economica sarebbe<br />

già stata in atto e gli arabi l’avrebbero semmai mitigata, continuando a<br />

commerciare con i cristiani; se, ciò nonostante, i rapporti tra cristiani e<br />

musulmani si ruppero, ciò avvenne perché l’Europa cristiana era troppo<br />

arretrata rispetto al mondo arabo.<br />

Con il secondo volume, comunque, l’Europa diventa protagonista<br />

assoluta. Lo dimostra già la sua presenza nel titolo del primo capitolo di<br />

molti manuali: L’Europa ai margini del mondo (Aa.Vv., vol. II, 1987, p. 12),<br />

L’Europa e il mondo (Calvani e Giardina, vol. II, 1987, p. 2), L’Europa alla<br />

morte di tarlo Magno (Cartiglia, vol. II, 1989, p. 3). Con l’addentrarsi della<br />

narrazione nel medioevo il termine Europa definisce sempre di più i<br />

suoi contenuti, superando la dimensione geografica dalla quale era<br />

partito.<br />

In questo processo di definizione incontriamo grosse differenze fra i<br />

vari autori. Un caso a sé è la posizione di Brancati, che continua a usare<br />

il termine Europa in senso geografico, senza specificazioni ideologiche o<br />

culturali. Egli apre infatti il secondo volume ricordando che la rottura<br />

dell’unità politica creata da Roma aveva portato alla «divisione<br />

dell’Europa in tre zone d’influenza: la romano-barbarica, la bizantina e la<br />

musulmana» (Brancati, vo1. II, 1988, p. 6). Anche nel corso della<br />

successiva narrazione della storia medievale l’Europa rimane lo sfondo<br />

geografico delle varie vicende politiche, senza assumere connotazioni<br />

unitarie che la differenzino da altre parti del mondo; significativa appare,<br />

ad esempio, una cartina dal titolo L’Europa alla morte di Federico Barbarossa<br />

(1190) (Brancati, vo1. II, 1988, p. 82), che comprende anche tutta la<br />

Russia con l’indicazione dettagliata dei vari khanati tartari 11 .<br />

Gli altri manuali, invece, non hanno una posizione cosi neutra e<br />

presentano vari gradi di definizione dell’Europa, partendo dal livello<br />

economico-culturale fino ad arrivare a quello ideologico. Al primo livello<br />

si pone il manuale di Cartiglia, che esclude implicitamente<br />

dall’Europa postcarolingia il mondo bizantino: «l’Europa del 900 –<br />

scrive infatti – aveva, a grandi linee, questo aspetto: territori cristiani,<br />

comprendenti una serie di regni (regno di Francia, regno di Germania,<br />

regno d’Italia, regni dell’alta e della bassa Borgogna) e lo stato della<br />

Chiesa, sede del Papato; territori controllati dagli Arabi (tra que-<br />

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