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Untitled - Fondazione Giovanni Agnelli

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mi della scuola elementare, promulgati nel 1985, il tema ha diritto soltanto<br />

a una parentesi, che sollecita «l’interesse particolare da dedicare<br />

all’Europa comunitaria», nel presentare l’organizzazione politica nazionale<br />

e internazionale. Senza attribuire un’importanza eccessiva a<br />

questi elementi quantitativi, occorre tuttavia ammettere che essi invitano<br />

alla prudenza: l’Europa è forse presente ovunque ma in una misura<br />

modesta che è difficile non rilevare perché ai programmi scolastici non<br />

s’addice l’adagio secondo cui una sola parola vale spesso più di lunghe<br />

frasi.<br />

C’è dunque da temere che le trattazioni allusive non incoraggino gli<br />

insegnanti a riservare ampio spazio agli aspetti europei; mancano indicazioni<br />

precise a questo riguardo. Tuttavia l’esame dei manuali porta<br />

nella maggior parte dei casi a constatazioni inquietanti. Cosi in Olanda,<br />

dove gli orientamenti europei delle autorità non sono in dubbio, una<br />

ricerca citata nella risposta all’indagine del 1986 mostra che sulla media<br />

di 163 pagine, soltanto 2,9 pagine dei manuali di educazione civica sono<br />

dedicate all’Europa. In queste condizioni, è poco probabile che gli<br />

insegnati olandesi, come verosimilmente i loro colleghi degli altri paesi,<br />

dedichino alle istituzioni comunitarie e ai problemi europei più tempo di<br />

quanto non li invitino a fare i programmi stessi. In secondo luogo, non<br />

bisogna dimenticare che nella maggior parte dei paesi l’educazione civica<br />

conosce un destino aleatorio. La durata delle lezioni, quand’è indicata, si<br />

limita spesso a una sola ora settimanale e il raggruppamento con la<br />

storia o la geografia ha spesso come conseguenza di ridurla ancora o<br />

addirittura di eliminarla. Gli insegnanti della scuola secondaria incaricati<br />

di queste materie, che possono essere tanto storici quanto professori di<br />

lingua e letteratura nazionale, e i maestri di competenza generale delle<br />

elementari, hanno inoltre molto raramente ricevuto una formazione<br />

specifica adeguata ad affrontare la disciplina nel suo complesso e ancor<br />

meno a presentare i problemi europei – è ciò che sottolinea, ad esempio<br />

per la Francia, la relazione Joutard redatta nel quadro delle commissioni<br />

di studio sui programmi attuati nel 1989 (si veda Scola, 1990).<br />

Cosi il programma che, per il preciso indirizzo agli aspetti istituzionali<br />

e per la relativa modestia, poteva apparire facile, corre il rischio<br />

di risentire gravemente delle insufficienze delle quali soffre la disciplina<br />

cui deve essere associato. Si è insistito a giusto titolo sulla necessità di<br />

chiarire gli orientamenti da dare all’insegnamento dell’educazione civica<br />

per evitare la dispersione e l’astrazione di cui soffre troppo spesso (si<br />

veda ad esempio Ouzouf, 1984): è evidente come tali inconvenienti<br />

incidono sull’esposizione delle istituzioni europee.<br />

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