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Untitled - Fondazione Giovanni Agnelli

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di progetti politici riconosciuti come necessari e motivati per il semplice<br />

fatto che non si sono realizzati;<br />

― in considerazione dell’Europa di domani, esprimere chiaramente il<br />

riferimento ai valori dell’Europa di ieri, senza cadere per questo<br />

nell’europeismo;<br />

― se la «rottura didattica» al contrario si spinge cosi lontano, come in<br />

Zeiten und Menschen, da confinare l’Europa nel glossario, sembra giunto il<br />

momento di collocare questo manuale in una collezione di testi<br />

scolastici del passato.<br />

Staticità o dinamismo? Isolamento o apertura? La storia è sempre aperta;<br />

come confermano le più recenti vicende della storia europea sembrano<br />

legittime soltanto quelle trattazioni scolastiche alla base delle quali vi sia<br />

uno schema storico corrispondente a tale apertura.<br />

Le esposizioni di Tempora. Geschichte und Geschehen ad esempio<br />

destano l’impressione che la storia europea si sia conclusa con la costituzione<br />

della comunità europea dei dodici. L’allargamento della Cee<br />

ai paesi dell’Europa meridionale è giudicato negativamente – ricorrendo<br />

all’argomento di tassi di inflazione e disoccupazione più elevati (Alter,<br />

Bergmann et al., vol. IV, 1988, p. 165) – mentre i paesi dell’Europa<br />

dell’est, trattati brevemente, sono aggiunti nel capitolo dedicato alla<br />

storia dell’Unione Sovietica (Alter, Bergmann et al., vol. IV, 1988, p. 158<br />

e segg.). Sembra che gli sviluppi che contrastano con questo schema<br />

statico non siano ritenuti possibili, senza dimenticare che sull’Europa<br />

non sono fatte proiezioni future storicamente attendibili.<br />

Gli autori di Tempora. Geschichte und Geschehen si pongono, invece che<br />

su un piano europeo, per cosi dire su un piano globale. Pericoli e<br />

potenzialità alla fine del secolo XX – cosi il titolo di un capitolo (Alter,<br />

Bergmann et al., vol. IV, 1988, p. 244 e segg.) sono discussi<br />

esaustivamente entro il modello di una prospettiva mondiale Qui trovano<br />

spazio le questioni centrali per la sopravvivenza del genere umano:<br />

distruzione dell’ambiente e scarsità di materie prime quali conseguenze<br />

del progresso economico-tecnologico, il conflitto nord-sud e le<br />

conseguenze della corsa agli armamenti appaiono quali problemi<br />

planetari e riguardanti l’umanità in genere. Karl Löwith è presentato<br />

come l’annunciatore della «fine della coscienza europea del progresso»<br />

(Alter, Bergmann et al., vol. IV, 1988, p. 254).<br />

I problemi futuri sono riassunti nella domanda finale Un mondo o<br />

nessuno? (Alter, Bergmann et al., vol. IV, 1988, p. 276), dopo che – con<br />

audacia senza precedenti – è stata discussa la necessità di una «politica<br />

interna mondiale». Qui compaiono ora quelle prospettive globali<br />

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