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Untitled - Fondazione Giovanni Agnelli

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listica, non è presentata come un insieme di stati, ma come un’unica<br />

«grande potenza»: una definizione alquanto improbabile, dal punto di<br />

vista storiografico, e che appare come il frutto di uno scivolamento<br />

dell’immagine di Roma, appunto come unica grande potenza, sulla<br />

successiva realtà dell’Europa occidentale.<br />

Ancora più marcata di questa è la forzatura ideologica compiuta da<br />

Caocci. In questo caso si tratta anzi di una doppia forzatura, eurocentrica<br />

ed europeistica. La prima forzatura emerge nell’introduzione al secondo<br />

volume, dove l’autore definisce il posto della storia d’Europa nel quadro<br />

più ampio della storia dell’uomo. Egli scrive infatti che «il senso della<br />

storia... è il racconto del cammino dell’uomo verso la civiltà, verso la<br />

realizzazione di migliori condizioni di vita per sé e per l’intera società»<br />

(Caocci, vol. II, 1990, p. 3). Quali sono state le tappe fondamentali di questo<br />

cammino? Nella preistoria – afferma Caocci – sono state la nascita delle<br />

prime forme di vita organizzata, le prime attività lavorative e spirituali.<br />

Nell’evo antico, poi, sono state le civiltà orientali, quella greca, quella<br />

ellenistica, quella romana e il cristianesimo. A questo punto, continua<br />

Caocci, «dall’incontro – e dallo scontro – del mondo greco-romano con<br />

quello dei Cristiani e con la civiltà dei Barbari, cosi profondamente diversi<br />

eppure complementari, nascono le basi su cui si costruirà l’Europa moderna: si<br />

apre cosi un’altra “puntata” della Storia, il Medio Evo» (Caocci, vol. II,<br />

1990, p. 3). L’Europa – quella occidentale, beninteso – non eredita dunque<br />

solo la civiltà romana, ma da essa riceve la fiaccola della Civiltà. L’Europa<br />

orientale, invece, nonostante le pretese degli imperatori bizantini, non ha<br />

diritto a questa eredità, come spiega Caocci poche pagine dopo, in un<br />

paragrafo il cui titolo significativamente adotta le virgolette e il punto<br />

interrogativo: L’impero bizantino: «erede» di Roma? Infatti l’impero romano<br />

d’Oriente, secondo Caocci, con il passare del tempo «si era fatto sempre<br />

meno “romano”» (Caocci, vol. II, 1990, p. 8) perché sostituì il latino col<br />

greco, perché l’imperatore si trasformò progressivamente in un sovrano di<br />

tipo orientale, fino a sottomettere la chiesa, e infine perché «la Chiesa<br />

greca andò progressivamente allontanandosi da quella romana» (Caocci,<br />

vol. II, 1990, p. 8): un’interpretazione indubbiamente di parte, tutta<br />

«romana» cioè, della storia della chiesa.<br />

Vi è poi una seconda forzatura ideologica, quella europeistica, che,<br />

come si è già visto, è tipica di questo manuale. Caocci dedica infatti la<br />

seconda delle sue schede sull’«idea d’Europa» al ruolo di Carlo<br />

Magno, prendendo le mosse da un altro elemento della propaganda della<br />

comunità europea, cioè il premio Carlomagno, «da assegnarsi periodicamente<br />

all’uomo politico che si sia maggiormente distinto per la<br />

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