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Untitled - Fondazione Giovanni Agnelli

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zione del lettore su fatti avvenuti in aree geografiche diverse da quelle<br />

trattate nel medesimo capitolo. Quanto a Caocci, non nomina neppure<br />

Pietro il Grande e accenna semplicemente a Caterina II a proposito<br />

dell’assolutismo illuminato (Caocci, vol. II, 1990, p. 323). Questa<br />

trascuratezza è tanto più incongrua in quanto in precedenza aveva<br />

scritto che con la pace di Aquisgrana la Russia era diventata una delle<br />

cinque maggiori potenze europee, insieme a Inghilterra, Francia, Austria<br />

e Prussia (Caocci, vol. II, 1990, p. 297): una potenza che però in questo<br />

manuale rimane decisamente sconosciuta. Contrasta con questo vuoto<br />

di informazioni sul Settecento russo il paragrafo piuttosto ampio che<br />

Caocci aveva in precedenza dedicato a Ivan III (Caocci, vol. II, 1990,<br />

pp. 211-12), nel quale aveva fra l’altro ribadito la marginalità della Russia<br />

rispetto al resto dell’Europa, conseguenza della lunga dominazione<br />

mongola.<br />

8. I manuali di storia: Ottocento e Novecento<br />

La storia dell’Ottocento e del Novecento può sintetizzarsi come la<br />

storia dell’apogeo e del declino dell’Europa. Nell’Ottocento l’Europa<br />

raggiunge il primato economico e il controllo di quasi tutto il mondo;<br />

nel Novecento, attraverso le due guerre mondiali, perde il suo primato.<br />

Tutti i manuali si muovono lungo questa linea interpretativa, anche se<br />

con diversi accenti. Deludente risulta soltanto il Brancati, che annuncia<br />

la fine della centralità europea addirittura in un capitolo dedicato<br />

all’espansione coloniale nel Settecento e alla rivoluzione americana<br />

(Brancati, vol. II, 1988, pp. 254-55):<br />

la colonizzazione interessò ben presto quasi tutte le parti del mondo e fini<br />

per diventare una delle realtà fondamentali della politica europea: di una<br />

politica, che solo per qualche tempo doveva ancora continuare ad avere in<br />

Europa il proprio centro. Il vecchio continente infatti si avviava ormai a perdere il<br />

ruolo di protagonista unico e incontrastato della storia mondiale.<br />

Un’affermazione sostanzialmente errata, giacché non si può sostenere<br />

che già alla fine del secolo XVIII l’Europa fosse sul punto di perdere<br />

l’egemonia mondiale; inoltre è sconcertante che, dopo aver posto<br />

tanto prematuramente il problema, e avergli cosi dato un grande rilievo,<br />

l’autore in seguito lo perda del tutto di vista. Il concetto di declino<br />

dell’Europa, infatti, non appare più in nessun luogo, né a proposito<br />

della prima guerra mondiale né a proposito della seconda, quando<br />

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