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Untitled - Fondazione Giovanni Agnelli

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ad accaparrarsi territori d’oltremare, principalmente per soddisfare il desiderio<br />

di nuovo mercati e di materie prime.<br />

Nel manuale di Lowe non vi è l’immagine di un’Europa con eredità,<br />

cultura e valori comuni.<br />

Per il volume di Davies (1990) si può quasi parlare di un vuoto europeo.<br />

Certo, la sua storia Aspects of Modern World History inizia con la<br />

prima guerra mondiale, tuttavia l’autore sceglie l’esperienza individuale,<br />

la prospettiva soggettiva per mostrare gli eventi, i quali consistono<br />

ampiamente in descrizioni di avvenimenti bellici. Anche le trattative di<br />

pace alla fine della guerra vengono ridotte a una serie di specifiche<br />

richieste territoriali. L’Europa non è citata né presupposta indirettamente<br />

come contesto e concetto: essa viene richiamata per la<br />

prima volta come «Europa orientale» (Davies, 1990, p. 27). Geograficamente<br />

indicata come area di confine a oriente, l’Europa orientale che<br />

si delinea dopo la prima guerra mondiale viene presentata subito come<br />

potenziale focolaio di crisi a causa dei nazionalismi e del frazionamento<br />

territoriale in piccoli stati rivali. Dal punto di vista didattico Davies<br />

utilizza due carte geografiche e una vignetta satirica raffigurante<br />

l’Austria-Ungheria come un asino morente, al quale avvoltoi di nome<br />

Polonia, Romania, Serbia, Cecoslovacchia e Italia strappano lembi<br />

sostanziosi (Davies, 1990, p. 27). L’Europa stessa appare per la prima<br />

volta come titolo intermedio di un breve passo riferito piuttosto alla<br />

Germania che all’Europa – Posizione della Germania in Europa – (Davies,<br />

1990, p. 31) titolo che allude a una doppia minaccia per l’assetto<br />

europeo del dopoguerra, provenente da una Germania in via di<br />

consolidamento, ma forse anche dalla nuova struttura statale<br />

dell’Europa orientale. Il passo termina con l’interrogativo: «Di quali<br />

solidi imperi i nuovi, deboli e piccoli stati hanno preso il posto?»<br />

(Davies, 1990, p. 31). Surrettiziamente, senza formulare un concetto di<br />

Europa o fare riferimento alla trattazione storica, Davies utilizza il<br />

modello a noi già noto, secondo il quale l’Europa all’epoca delle grandi<br />

potenze coloniali riscosse un consenso sociale che garanti stabilità, pace<br />

e progresso, e che fu vittima del nazionalismo dei piccoli stati, sia che<br />

fosse esterno all’Europa, nelle colonie, o interno ad essa, in Serbia o<br />

negli stati nazionali dell’Europa orientale.<br />

4.1. L’Europa in mutamento: dall’«impero» al presente<br />

La storia dell’Europa nel secolo XX comincia in sostanza soltanto<br />

con la ricerca di un assetto di pace sul continente dopo la prima guer-<br />

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