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Untitled - Fondazione Giovanni Agnelli

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ca» (Görlitz e Immisch, vol. IV, 1983, p. 200) oppure come «in via di<br />

unificazione» (Hug, vol. IV, 1988, p. 226). Anche dal punto di vista semantico<br />

la segmentazione si manifesta chiaramente, poiché sempre<br />

quando si parla di Europa unita si intende l’Europa occidentale – cosi<br />

pressapoco in Geschichtsbuch (Hüttenberger e Mütter, vol. IV, 1988, p.<br />

209). Soltanto in Geschichte in vien Bänden e in Unsere Geschichte diventa<br />

sufficientemente chiaro che l’Europa non è soltanto l’Europa<br />

occidentale: l’est vi compare, non solo implicitamente, con i propri<br />

sforzi di integrazione come controparte dell’ovest (Zuber e Holzbauer,<br />

vol. IV, 1986, p. 212 e segg.; Hug, vol. IV, 1988, p. 232 e segg.). D’altro<br />

canto si tenta di dimostrare come i paesi dell’est non abbiano niente a<br />

che vedere storicamente con l’Europa, prendendo ad esempio il Comecon<br />

quale istituzionalizzazione dell’integrazione socialista (Zuber e<br />

Holzbauer, vol. IV, 1986, p. 214):<br />

Il Comecon non è un’unione «europea», che si riallaccia a una storia e a<br />

una tradizione culturale comuni. Fondamento ideologico è il comunismo, base<br />

politica la supremazia dell’Unione Sovietica. Diversamente dall’integrazione<br />

dell’Europa occidentale, non vi è alcun organo sovrastatale; il sistema di stati<br />

nazionali non deve essere coinvolto dall’interdipendenza economica... Il<br />

Comecon si considera non come un’unione regionale, bensì come parte di una<br />

comunità statale comunista in via di sviluppo a livello mondiale.<br />

Attraverso i manifesti pubblicitari – in particolare per la comunità<br />

europea – la segmentazione d’Europa si coglie in modo chiaro anche sul<br />

piano simbolico. Giacché essi sono introdotti in tutti i manuali scolastici<br />

(Zuber e Holzbauer, vol. IV, 1986, p. 202 e segg., dove compaiono<br />

dodici manifesti in una doppia pagina), viene da domandarsi quale sia la<br />

loro funzione didattica. In primo luogo, hanno fascino illustrativo per la<br />

loro raffigurazione, il più delle volte molto fantasiosa, e per le bandiere<br />

variopinte. Il loro messaggio esortativo, rivolto al futuro, pare essere<br />

assunto inflessibilmente quale postulato pedagogico; non ha luogo una<br />

riflessione su ciò a cui si riferisce la comunità o la comunanza.<br />

Per quanto venga descritto lo sviluppo esteuropeo, si tratta sempre<br />

di un processo d’integrazione indipendente da quello occidentale, dove<br />

quello dell’Europa orientale viene menzionato come ideologico, quello<br />

dell’Europa occidentale come l’«europeo» (tra virgolette) per<br />

definizione. Cosi non si presenta proprio l’opzione politica di un «casa<br />

europea»; alla data di pubblicazione dei manuali qui considerati di certo<br />

essa non era ancora stata nemmeno formulata. Tuttavia, alla definizione<br />

di un’Europa duplice è connesso un certo carattere definitivo.<br />

Allora non stupisce che i paesi neutrali siano vittime di questo dua-<br />

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