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RAPPORTO SULLO STATO DELL'AMBIENTE DEL ... - Regione Lazio

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Nel periodo tra il 22/03/04 e il 31/12/04 sono state effettuate circa 400 misurazioni in<br />

modalità attiva con Durridge RAD7, ad una profondità di 60 cm dal piano di campagna (in<br />

condivisione con la metodica adottata dall’APAT nelle indagini relative alla valutazione del<br />

PERS) tramite sonda del diametro di 8 mm.<br />

E’ stata accertata la presenza di elevate concentrazioni di gas Radon non solo in terreni di<br />

origine vulcanica, normalmente ritenuti i maggiori contenitori di isotopi delle famiglie<br />

dell’uranio e del torio, ma anche in formazioni sedimentarie carbonatiche marine,<br />

abitualmente al disotto di strati di terreno di copertura sia autoctona (fenomeni erosivi locali)<br />

che alloctona (terreni eluviali e colluviali). La ragione di questi valori elevati va ricollegata<br />

alla presenza di un sistema diffuso ed intenso di fessurazioni per fratturazione delle<br />

stratificazioni carbonatiche e di faglie profonde, le quali consentono la risalita verso la<br />

superficie del suolo dei fluidi gassosi di origine profonda. L’ampia variabilità dei valori di<br />

emissioni da Radon in terreni sedimentari coerenti va collegata alla più o meno ampia<br />

diffusione di queste fratture che fungono da percorsi preferenziali delle correnti gassose<br />

convettive.<br />

Relativamente ai terreni di origine vulcanica che, come accennato, vengono ritenuti i<br />

maggiori responsabili delle emissioni di Radon, la loro varia provenienza dai gruppi vulcanici<br />

laziali e limitrofi, la loro struttura e la loro composizione, nonché l’epoca di deposizione,<br />

diversifica la concentrazione di rilascio del gas che, quindi, si presenta estremamente<br />

variabile. La mappa riportata nella Figura seguente, comprendente, per sovrapposizione, la<br />

litologia ed i rilievi effettuati, consente di visualizzare la distribuzione delle indagini sul<br />

territorio da raffrontare con la litologia ivi presente. Detta distribuzione viene distinta in 3<br />

classi di attenzione sulla base dei parametri già adottati dallo SRPI (Swedish Radiation<br />

Protection Institute) in relazione alla concentrazione di Radon nell’aria del suolo.<br />

È stata adottata tale classificazione in quanto lo SRPI può vantare esperienza pluriennale con<br />

ben 350.000 rilevazioni per una popolazione di soli 8,4 milioni di abitanti (Moroni M., 2002).<br />

Area di sedime Concentrazione (Bq/m 3 ) Tipo di protezione<br />

Area ad alta concentrazione > 50.000 Protezione totale<br />

Area a normale concentrazione 10.000 – 49.999 Protezione di base<br />

Area a bassa concentrazione < 9.999 Nessuna protezione<br />

Tabella 13. Classi di attenzione sulla base dei parametri adottati dallo SRPI. Fonte: Moroni M. (2002).<br />

GEOSFERA<br />

261<br />

I risultati di questi primi monitoraggi forniscono un’indicazione di massima circa la<br />

distribuzione delle emissioni di Radon nel territorio del <strong>Lazio</strong>, poiché si tratta del primo<br />

screening del territorio regionale, nonché di singole misure e non di dati annuali, e che<br />

pertanto si dovrà attendere lo svolgimento dell’intera campagna di rilevazione. In tal senso, le<br />

3 classi di attenzione suindicate sono presenti in tutto il <strong>Lazio</strong> (Figura 5), ad eccezione della<br />

provincia di Rieti dove, comunque, sono assenti misure che rilevino aree ad alta<br />

concentrazione di Radon. Invece, numerose misure indicano aree ad alta concentrazione in<br />

particolare nei territori della provincia di Viterbo e della provincia di Roma (zona dei Castelli<br />

Romani).

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